C’era una volta……”Un Re” diranno i miei piccoli lettori. No c’era una volta
un gatto e una volpe. Il gatto era abile
a diventare amico di tutti, girava per i sobborghi, conquistava la fiducia
degli abitanti promettendo loro di difenderli della ingiustizie e di aiutarli a
risolvere i problemi. La volpe era una spietata affarista, si industriava ad
offrire, a caro prezzo, gli uffici, suoi e
dei corvi neri che gli andavano appresso,
nel costruire casolari, nel portare all’interno delle abitazioni l’acqua, o a
rifornire di legna da ardere le famiglie del paese. Il gatto e la volpe, pur non dandolo a vedere,
si conoscevano bene e sempre l’uno si avvaleva dell’aiuto dell’altro per
portare a termine loschi affari ai danni del povero cittadino sprovveduto.
Nella casetta di Pinocchio, un burattino senza fili, l’acqua non c’era. Spesso
lui e il falegname che l’aveva costruito , mastro Geppetto, erano costretti a
raggiungere la fontana fuori dal paese riempire pesanti secchi e conche per
rifornirsi del prezioso liquido. Un giorno
di gelo e neve, Pinocchio infreddolito tornava a casa trascinando i
contenitori pieni d’acqua, quando ad un certo punto, scivolò maldestramente.
Cadde pesantemente a terra l’acqua si rovesciò sul selciato ghiacciandosi in un
battibaleno. Pinocchio stanco, indolenzito per la caduta e con la prospettiva di tornare a prendere
dell’altra acqua, cominciò a piangere e lamentarsi. La volpe passava di li,
vide il burattino disperato e gli chiese la ragione del suo pianto. Pinocchio
spiegò che ogni giorno doveva andare alla fontana a prendere l’acqua, che non cela
faceva da solo visto che mastro Geppetto, ormai vecchio, non poteva più
aiutarlo. Gli occhi della volpe si illuminarono di una luce sinistra. Animò
Pinocchio e gli disse: “Mio caro amico, non piangere più ho pronta la soluzione
ai tuoi problemi. Conosci il laghetto dei miracoli? Orbene grazie al mio genio traccerò
un bel canale che condurrà l’acqua dal laghetto fino ad un pozzo che
scaveremo davanti a casa tua. Da qui – proseguì il manigoldo- con una canna di bambù vuota
porteremo l’acqua ad una vasca. Stai allegro!
Con solo 400 zecchini per fare il fosso e due zecchini al mese per avere
l’acqua ogni volta che vuoi, ti risparmierai
fatica e pensieri”. Pinocchio rimase entusiasta della proposta,
ringraziò la volpe e disse che avrebbe proposto l’idea a mastro Geppetto. I due
si salutarono e si dettero appuntamento per il giorno dopo per decidere cosa fare in base anche a quanto
avrebbe deciso Geppetto. Il burattino tornò alla fontana, il solo pensiero di
non dover percorrere quel pesante tragitto gli rese i secchi dell’acqua molto
leggeri. Una volta tornato a casa, spiegò al padre falegname quanto gli aveva
proposto la volpe. Geppetto non era convinto: “Il laghetto dei miracoli –disse –
non è altro che una pozza di acqua sporca e poi il terreno da li fino a casa
nostra è sabbioso, c’è il rischio che l’acqua indirizzata nel canale venga
assorbita dalla terra” Pinocchio rimase deluso dalla reazione del padre.
Geppetto lesse la delusione negli occhi del burattino , non resse alla pena e
così propose: “Chiediamo un parere al nostro amico gatto. Lui aiuta tutti,
conosce tutti, saprà consigliarci per il meglio”.
I preziosi consigli del gatto.
In tutta fretta si infilarono il pastrano e in quattro salti furono davanti
la sontuosa casa del gatto. Il gatto li ricevette in un grande salone, dove
stava consumando un luculliano pasto a base di pernici, lepre in salmì, alicette
e sogliole fritte. “Amici miei carissimi –disse il gatto- l’offerta della volpe
è favolosa, perché mai rifiutare?” Geppetto ripropose i suoi dubbi sul laghetto
dei miracoli e sulle sue acque limacciose, ma il gatto rispose ingozzandosi di alicette
fritte: “Mio vecchio amico, quel
laghetto si chiama dei “miracoli” proprio perché la sua melma può
trasformarsi in acqua pura e cristallina, basta sapere la formula magica e
credetemi la volpe è maestra di formule
magiche” Geppetto non era ancora convinto. Allora il gatto, spolpando l’osso di una lepre lo rassicurò:” Caro
Geppetto, mio amatissimo Pinocchio non
preoccupatevi, domani all’appuntamento con la volpe verrò anche io, giudicherò
bene la proposta. Vi saprò consigliare e vigilerò affinchè quello che la
volpe vi prometterà sarà mantenuto, in
cambio dovrete dire in giro quanto io sia magnanimo e attento ai bisogni dei
cittadini”. I due rinfrancati dalle parole del gatto se ne andarono contenti.
Il giorno dopo si ritrovarono: Pinocchio, Geppetto, gatto e volpe nel luogo
deciso il giorno prima. La volpe, vedendo i due in compagnia del gatto, finse
meraviglia e disse:”Oh caro Pinocchio,
potevi dirlo prima che avevi un amico così importante come il gatto! In virtù
della sua amicizia, abbasserò il prezzo
dello scavo del canale a 400 zecchini e la spesa per ogni mese a 2 zecchini.”
Pinocchio ebbe un dubbio e disse “Ma volpe anche ieri mi avevi detto che
servivano 400 zecchini per il canale e 2 zecchini ogni 30 giorni, non mi stai
favorendo per l’amicizia del gatto”. “ Eh mio caro Pinocchio –sospirò la volpe-
da ieri ad oggi il laghetto si è ghiacciato e la terra da scavare si è indurita,
per cui il prezzo è cresciuto 500 per il canale e 3 zecchini al mese. Ma visto che vicino a te hai quel
gran signore di gatto manterrò il prezzo di ieri” Geppetto ancora si mostrava
incerto, allora il gatto intervenne: “Mio caro vecchio diffidente amico, non ti preoccupare! D’ora in poi perorerò i la vostra causa con la
volpe. Se accetterete, personalmente controllerò
lo stato dei lavori e ogni due mesi mi incontrerò con la volpe per verificare che tutto funzioni per il meglio”.
Geppetto si convinse perché, ahilui , si fidava del gatto. La volpe tirò fuori dalla
tasca del panciotto di velluto una
pergamena la fece firmare a Geppetto dicendo:”Non diffidare, prima di firmarla
falla leggere al gatto”. “Il gatto fece finta di leggere e poi esclamò
entusiasta. “Bene è tutto come concordato, mio caro Geppetto, firma ed avrai
per sempre acqua pura e cristallina nel tuo lavabo”. La volpe aggiunse:”Solo perché
siete voi non chiedo neanche un anticipo, mi pagherete i 400 zecchini solo a
lavoro finito e dopo che il gatto avrà verificato che tutto sia a posto”. Non
appena Geppetto e Pinocchio ebbero
voltato l’angolo, il gatto e la volpe si abbracciarono gai e abbozzarono
qualche passetto di danza “Evviva ancora due polli da spennare vivi”
esultarono. “Mi raccomando volpe –disse il gatto – ricordati di mantenere la
promessa. Devi aiutare il mio nipotino Felix.
Fallo entrare in società con te. Lo sai, lui ha uno
spiccato senso degli affari”. “Non preoccuparti amico mio felino, tu continua a
confondere quella vecchia ciabatta di falegname e il suo legnoso, ignorante
figlio che al resto penso io” rispose la volpe. Il mattino seguente Geppetto e
Pinocchio furono svegliati bruscamente da un bussare energico alla porta. Il
vecchio si alzò assonnato, andò ad aprire e si trovò di fronte un corvaccio
nero dal piumaggio lucido, il quale minaccioso intimò: “Mi manda la volpe. Lei
deve versare 200 zecchini come anticipo sui lavori di scavo al laghetto dei miracoli”.
“Ma come- balbettò Geppetto - si era detto che il compenso sarebbe stato
consegnato a lavoro fatto”. “ Evidentemente avete capito male. Niente soldi,
niente lavoro”. Geppetto a malincuore consegnò il denaro e iniziò ad occuparsi di
un mobile che doveva riparare. La richiesta di soldi proseguì per giorni e mesi
senza che nulla venisse fatto per portare
l’acqua a casa di Pinocchio. Geppetto dopo aver sborsato 700 zecchini senza
aver visto una goccia d’acqua andò a protestare dal gatto. Il gatto intento a
ingurgitare una buona quantità di pesci di lago disse: “Ma che mi dici mio buon
Geppetto!!! Questa è un’ingiustizia, andrò io stesso a parlare con la volpe.
Vedrai avrai giustizia”.
Finalmente arriva l’acqua
In effetti il giorno dopo si presentarono due corvi con un badile.
Scavarono un pozzo, sfondarono una finestra e consegnarono a
Pinocchio una canna di bambù dicendo”Quando arriverà l’acqua nel pozzo
immergetevi un’estremità della canna e l’altra fatela passare dal vetro
rotto della finestra fino al catino. Ecco sono 200 zecchini ed in più dovete
darmi altri 6 zecchini per i primi due mesi di acqua”. Pinocchio trasformò
il
suo entusiasmo in disappunto: “Ma come –gridò-
ci si era accordati per 2 zecchini ogni trenta giorni da pagare alla
fine del mese ed ora voi mi ne chiedete 3 e volete due mesate in antcipo?”. “Senti
stupido pezzo di legno parlante – rispose il corvo- o mi dai i soldi o niente
acqua”. Ancora una volta i due sventurati cedettero e pagarono. Da quel giorno
iniziò un calvario. L’acqua arrivava un giorno si e due no. Chiamare quel getto
maleodorante e limaccioso “acqua” era un insulto al dio Nettuno. Le visite dei Corvi per chiedere la rata si
facevano sempre più frequenti ed ogni volta la tariffa aumentava. Si era
arrivati a 5 zecchini per mese. Geppetto dovette lavorare il doppio per
riuscire a trovare i soldi. Un bel giorno Pinocchio e Geppetto decisero di recarsi al laghetto dei
miracolo e lo trovarono ridotto ad una pozza di fango. Il canaletto che doveva
portare l’acqua al pozzo era intasato e popolato da rospi e ratti. Due corvi li
sorpresero vicino alla pozza e li cacciarono in malo modo. Il giorno successivo
Pinocchio e Geppetto tornarono dal gatto gonfi di rabbia anche perché si era fatto
vivo il grillo parlante . Il saccente insetto aveva detto che per
legge al trasporto dell’acqua doveva
pensarci il gatto con l’aiuto degli
abitanti, e che si sarebbero dovute pagare le sole spese per il controllo del
canale. Nessuno, men che meno la volpe, avrebbe dovuto trarre guadagno da quel
servizio. Geppetto e Pinocchio entrarono
inviperiti nel salone del gatto, il quale sorpreso quasi si strozzava con una
lisca dello storione che stava
voracemente divorando. Geppetto vincendo
la sua timidezza ormai ridotta a stizzoso risentimento gridò: “Senti brutto
ceffo, invece di stare qui a rimpinzarti di cibo perché non vai a vedere cosa
sta combinando quella farabutta di volpe con la mia acqua?”. Il gatto pacioso
rispose:” Calmati amico mio. Ah la volpe – sopirò il grasso felino- da quanto
tempo non la vedo!”. “Come non la vedi? -Urlò Pinocchio- disgraziato! Avevi promesso
che saresti andato da lei ogni 60 giorni per vedere se tutto era a posto per verificare che il prezzo fosse
commisurato al lavoro che sta facendo….”.”Senti mio caro amico fatto di
quercia- sbottò il gatto- lasciami finire di mangiare questo cappone e poi
vediamo quello che si può fare….ma ora andate via che ho occuparmi di altri
affari”. Pinocchio e Geppetto
protestarono ancora, ma il fare minaccioso di due grossi cani lupi che nel
frattempo si erano avvicinati li costrinse ad abbandonare la sala.
O i soldi o lo sfratto.
Tornando a casa i due si ripromisero
di andare loro dalla volpe il giorno seguente. Ma il furbo animale li anticipò.
Infatti quella stessa sera li aspettava davanti al loro uscio. “Alla buon’ora - li apostrofò- avete visto il gatto”?
Chiese. I due sorpresi risposero che stavano tornando proprio dalla casa del
felino. “Ah che fortuna, almeno voi il gatto lo avete incontrato. Sapete sono
mesi che devo discutere con lui il prezzo che voi mi dovete pagare per l’acqua che ogni giorno, grazie a me
arriva nella vostra casa” disse la volpe. “Quale prezzo, quale acqua,
delinquente tu ci mandi solo fango e neanche tutti i giorni…..”gridò Geppetto. “Non
gridare – intimò decisa la volpe- altrimenti chiamo i gendarmi. Se il gatto
fosse venuto a colloquio con me in questi mesi avrebbe saputo e vi avrebbe
riferito che il prezzo mensile è aumentato a 20 zecchini per mese.
Probabilmente avrebbe trattato per vostro conto una quota migliore, ma il
tapino non si è visto. Dunque vi intimo di darmi la differenza fra i 5 zecchini
che fino ad oggi avete pagato e i 20 zecchini che è il prezzo da me stimato
come giusto”. La volpe aggrottò la
fronte come se stesse facendo complicati calcoli e aggiunse:”Dunque 15 zecchini
di differenza per 12 mesi fanno 180 zecchini, più altri 130 di interesse, più
1200 per i lavori di ammodernamento del canale e della pulizia del lago dei
miracoli, più altri 1.500 di spese varie……insomma datemi 5.000 zecchini e
stiamo pari”. Geppetto e Pinocchio quasi svenivano. Basito Geppetto riuscì a
balbettare con un filo di voce:”Ma volpe io non ce li ho 5.000 zecchini”. “E va
bene giusto perché siete amici del gatto – acconsentì la volpe – ripasserò domani
con i gendarmi. Se avrete trovato i soldi bene, altrimenti sarò costretto a
prendermi la vostra catapecchia”. Così dicendo la volpe girò i tacchi e lasciò basiti
Pinocchio e Geppetto. Il burattino
iniziò a piagnucolare “ Oh me tapino, è tutta colpa mia se domani ci
ritroveremo in mezzo alla strada”. Geppetto cercava di consolarlo: “Non
piangere, non ti preoccupare figlio mio, ce la faremo anche stavolta. Siamo sopravvissuti
per mesi dentro la pancia di una balena, vuoi che non ce la caviamo anche
adesso?” Mentre così rimuginavano, comparve la fata turchina sfolgorante nel
suo abiti bianco con i capelli di un’azzurro più intenso di quello del mare. Si
avvicinò ai tristi figuri e così iniziò
a parlare: “ Figli miei poveri e ingenui, non abbiate timore. Di quei soldi voi
non dovete tirare fuori neanche mezzo zecchino. Rivolgetevi al vecchio gorilla
giudice dagli occhiali d’oro. Deciderà lui se la volpe ha torto. Se la volpe ha
ragione invece e quei 5.000 zecchini gli
spettano , la colpa è del gatto che aveva preso l’impegno di tutelarvi. DUNQUE….DENUNCERETE
IL GATTO ALLA CORTE DEI CONTI PER DANNO ERARIALE e sarà lui a pagare quei soldi”.
Geppetto e Pinocchio ringraziarono la
fata. Si rivolsero al vecchio gorilla giudice il quale riparò all’ingiustizia.
Non sappiamo se la volpe ha dovuto rinunciare alla richiesta o se è stato il
gatto a pagare condannato dalla corte dei conti. Una cosa è certa, Pinocchio e
Geppetto, grazie alla fata, non hanno sborsato neanche uno zecchino dei 5000
richiesti e anzi sono stati rimborsati dei soldi spesi in più. Oggi vivono
felici e contenti nella loro casa dotata di acqua corrente, fresca e pulita.
Morale della favola.
Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia. La
morale di questa storia è abbastanza chiara per coloro che come noi in questi giorni hanno dovuto subire
strani fatti attorno alla gestione dell’acqua. E da questa morale traiamone i
giusti insegnamenti. Capisci a me.
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