Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 14 dicembre 2014

Cari compagni. Non ci siamo!

Luciano Granieri


Comunisti italiani e Rifondazione Comunista ci riprovano. La necessità di ricostituire un partito comunista unitario è diventata, secondo le segreterie dei due partiti,  impellente.  Dunque si è dato il via alla scomposizione delle singole  organizzazioni e la confluenza dentro     un soggetto politico unitario che abbia al centro gli strumenti ideologici comunisti. 

La declinazione nel nostro territorio di questo progetto ha visto un’ incontro,  tenutosi a Frosinone il 13 dicembre scorso, in cui esponenti locali e nazionali del PdCi e del Prc hanno illustrato ai convenuti l’appello alla costituzione del Partito Comunista d’Italia. In effetti il deserto di rappresentanza in cui vagano le classi subalterne offre uno spazio di agibilità politica enorme, ed è questo vuoto che il nuovo soggetto vorrebbe riempire con una proposta che sia fondata su solide basi comuniste. Fondamenta programmatiche  in cui l’anticapitalismo, l’antimperialismo, l’internazionalismo, siano le parole d’ordine dalle quali non si può  prescindere per progettare un modello di società realmente comunista.  

Detta così la cosa potrebbe essere interessante, ma le analisi di fattibilità di un progetto simile indicano un percorso estremamente lungo e difficile. Anche se lo spazio politico potenziale è enorme, occuparlo secondo una declinazione comunista della società è estremamente complesso. Un partito comunista dovrebbe ricostruirsi sui militanti, sugli attivisti che oggi sono completamente assenti. 

Prima del progetto politico è necessario mettere in atto un processo di ricostruzione dei rapporti sociali che un tempo costituivano la linfa vitale dei  movimenti comunisti. Non si può parlare di anticapitalismo ad un blocco sociale che ha smarrito i valori  di solidarietà, di condivisione, della propria condizione di classe, di consapevolezza di chi sia realmente il nemico da sconfiggere. 

Generazioni stordite e permeate   per  decenni dalle sirene della scuola di Chicago, dai cattivi maestri friedmaniani, si sono arrese al mercato come supremo regolatore della vita quotidiana. La consegna incondizionata dei partiti socialisti e riformisti all’ineluttabilità delle regole neoliberiste basate sulla competitività, in luogo della cooperazione, sull’individualismo in luogo della solidarietà, sull’autostima incardinata sull’avere e non sull’essere, hanno frantumato il terreno dove la pianta comunista avrebbe potuto ancorare  saldamente le sue radici.

 Dalla fine degli anni ’70, stagione alter-mondista a parte, anche i partiti comunisti,  soprattutto in Italia, hanno abdicato. Anziché rinsaldare e innovare  il rapporto con il blocco sociale di riferimento hanno preferito concentrarsi sul come diventare comitato elettorale. Da qui è iniziato un processo di de-ideologizzazione  necessario per diventare parte del gioco della spartizione delle poltrone, degli incarichi e soprattutto dei finanziamenti. Da qui si è iniziato, senza pudore, e spesso addolcendo o rinnegando certi principi fondanti,  a pianificare alleanze ideologicamente improponibili, ma utili per acquisire posizioni di privilegio. Da qui è iniziato il processo di omologazione alla bieca trattativa per il potere che poi, agli occhi della gente, ha assimilato i partiti comunisti alle altre congreghe elettorali che in termini di illegalità ben peggio hanno operato. 

Di tutto questo credevo si iniziasse a ragionare  nell’incontro di sabato scorso. Invece, a parte qualche accenno all’educazione dei giovani e all’organizzazione militante fatto da Laura Marzola del comitato provinciale del PdCI, si sono ascoltate le solite analisi sulla compatibilità di certe alleanze, pestifere, all’inizio del discorso, ma possibili alla fine del ragionamento, necesarie per acquisire visibilità. 

Ci siamo sentiti dire che ormai un’alleanza con il Pd non è praticabile. Ma che scoperta interessante!  Ancora siamo al punto di valutare se e quando allearsi con un partito ultraliberista?  Su  Sel, poi,  si è possibilisti. Come se il partito di Vendola non fosse nella  maggioranza di alcuni consigli locali   che, come nel caso del Lazio, sono  in prima linea nello smembramento dei servizi di pubblica utilità, per svenderli alle lobby private. 

La questione della sanità nella nostra Provincia è emblematica. Abbiamo assistito  alla   totale vendita, in saldo,  al privato dei  laboratori di analisi e delle strutture riabilitative , alla  reiterazione di accordi con istituti privati indagati e condannati per truffa verso la regione. Questo è l’anticapitalismo di Sel?  No compagni non ci siamo.  

Quale partito comunista si vuole costruire se non ci sono militanti, se non ci sono i giovani. L’altra sera, a parte gli esponenti di partito, la platea, pur numerosa, era formata da anziani, i più teneri d’età si attestavano sulla cinquantina. Queste sono le masse? Dov’erano le falci e martello nelle proteste contro lo smembramento della sanità pubblica provinciale? Quella piazza è stata lasciata a CasaPound e al M5S. Non ci sono falci e martello vicino alla tenda dei lavoratori della ex Multiservizi in lotta per riacquistare  il proprio posto di lavoro.  Sulle nefandezze di Acea si registrano flebili segnali, quando la lotta per la ripubblicizzazione dell’acqua dovrebbe vedere in prima fila un movimento anticapitalista!  

Li bisogna stare per riacquisire un minimo di credibilità, anche prendendosi degli insulti. Il popolo non è con noi, e dobbiamo riconquistarlo riacquistando coerenza e rigore ideologico, altro che progettare alleanze per ipotetiche campagne elettorali. In verità   non  ho assistito a tutto il convegno. Sono andato via un po’ nauseato dopo  certe stucchevoli elucubrazioni. Ho ascoltato gli interventi dei dirigenti di partito, Oreste Della Posta (PdCI) Giacomo Marchioni (P.R.C.), Laura Marzola (PdCI), Massimo Palombi (P.R.C.)  e il giovane (vivaddio) Davide Parente (FGCI) e mi è bastato. Ignoro  se i relatori successivi si siano misurati sulle  problematiche citate , ma un fatto e certo,   l’inizio di questa esperienza sa  tanto di minestra riscaldata.



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