Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 18 dicembre 2014

Cinque stelle … cadenti?

Valerio Torre

Dopo che questo articolo è stato scritto, e prima della sua pubblicazione, apprendiamo dell'uscita dal M5S del deputato Currò. Si tratta di una circostanza che si inscrive nel processo analizzato nel testo che segue.

Fra le tante cose che Paolo Becchi, professore di Filosofia del diritto all’Università di Genova e “non-ideologo” del “non-partito” di Grillo, ha sostenuto nel tempo per dare al M5S un’improbabile “base teorica”, una c’è parsa davvero azzeccata. Quando, dopo le peripezie seguite alle ultime regionali in Emilia e Calabria, Beppe Grillo ha confessato di essere “un po’ stanchino” (utilizzando così una battuta del famoso film Forrest Gump), il professore ha argomentato la propria forte critica al movimento e alla sua direzione parafrasandone una di Woody Allen: “Il Pd è morto, Forza Italia è morta e anche il M5S non si sente benino” [1].
E, infatti, tutto quanto sta in questi giorni accadendo nel (e intorno al) Movimento 5 Stelle ci parla della crisi in cui esso si dibatte, a dispetto del gran numero di eletti nelle diverse consultazioni elettorali cui ha partecipato in questi anni. Ce n’occuperemo nell’articolo che segue per fare il punto sulla situazione del movimento che fa capo al comico genovese Beppe Grillo.
 
Il M5S al momento della sua proiezione nazionale
In più occasioni, abbiamo avuto modo di approfondire l’analisi su questa forza politica che le elezioni politiche del 2013 hanno consacrato come la seconda lista più votata nazionalmente, dopo la coalizione guidata dal Pd, e la prima in diverse regioni (Marche, Liguria, Sicilia, Sardegna). E lo abbiamo fatto definendo il grillismo come il calmiere di un conflitto sociale privo di una direzione politica autenticamente rivoluzionaria e orfano persino di quella sinistra riformista che nel tempo ha tradito le aspirazioni delle masse sull’altare della compromissione con la grande borghesia e i suoi rappresentanti istituzionali [2].
Mentre, persino a sinistra, c’era chi ha corteggiato Grillo per salire sul suo carro nella fase ascendente del M5S [3], o chi lo ha fatto per ottenere pubblicità gratis utilizzando parassitariamente la notorietà del comico genovese [4]; mentre ancora oggi alcuni sindacati di base civettano con il movimento pentastellato [5], incuranti delle sue posizioni notoriamente antisindacali [6] e anti-immigrati, noi non abbiamo esitato a definirlo da subito una forza connotata da populismo reazionario, il cui blocco sociale di riferimento era composito e formato da “disoccupati, precari, esodati, piccolissima borghesia proletarizzata, famiglie strangolate dai mutui e pensionati che vivono ben oltre la soglia di povertà… settori di borghesia imprenditoriale, piccola e media, allettata dalla possibilità di eventuali sgravi fiscali”, che si sono trovati di fronte a “una proposta politica interclassista, ambigua e ammiccante persino verso settori dell’estrema destra, che costituisce una mistura di liberismo, feticismo tecnologico, odio verso la ‘casta’, meritocrazia, temi sociali (No-Tav, No-F35, acqua pubblica, ecc.), rifiuto delle politiche monetarie declinato in chiave nazionalista, proposta di scioglimento delle organizzazioni politiche e sindacali del movimento operaio”. [7]
Quel blocco così eterogeneo si è andato affinando e stratificando nel tempo esattamente sulla base delle previsioni che avanzavamo nel testo già citato [8].
 
Dall’ingresso in parlamento in poi
Sono stati, infatti, proprio “l’avventura parlamentare, il rapporto tra eletti e Grillo-Casaleggio, gli atteggiamenti nei confronti delle altre forze politiche” a determinare l’evoluzione del M5S verso quello che conosciamo oggi.
Le elezioni politiche del febbraio 2013 avevano assegnato al movimento pentastellato un risultato strabiliante se si pensa alla sua giovane vita: 162 fra deputati e senatori che, però, una volta insediatisi sui propri scranni parlamentari, hanno dovuto fare i conti con la linea politica decisa dai due padroni della “ditta”, cioè Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Le aspirazioni dei tanti elettori di sinistra - che, sentitisi traditi dai partiti riformisti (Rifondazione, Sel e socialdemocrazia varia), avevano affidato il loro consenso al M5S perché le realizzasse – sono state vanificate da un’azione parlamentare sterile nonostante i numeri [9] e dallo scontro fra gli eletti e il leader con la sua ristretta cerchia di collaboratori, motivato sostanzialmente dalla gestione verticistica del movimento.
Basti solo considerare, come esempio, l’abbandono del gruppo parlamentare dei deputati Labriola e Furnari, in polemica con le dichiarazioni di Grillo in merito alla vicenda Ilva [10] e le numerose espulsioni decretate attraverso votazioni via web, fino ad arrivare, da ultimo, alla cacciata dei deputati Artini e Pinna, per un totale – ad oggi – di 31 defezioni. A ben vedere, e al di là delle motivazioni ufficiali, tutti gli allontanamenti (volontari o sanzionati) sono stati il prodotto di un questionamento sulla leadership e di una linea politica che ha via via virato sempre più verso un populismo reazionario.
Dalle dichiarazioni sul tema dei migranti portatori di tubercolosi [11] o, peggio, di ebola [12], a quelle su una presunta “morale” della mafia d’un tempo rispetto a quella di ora, “corrotta” dalla finanza [13]; dalle dichiarazioni del deputato Di Battista in favore di una trattativa politica con i tagliagole reazionari dell’Isis [14], alla scelta di formare un gruppo comune, al parlamento europeo, con l’Ukip della Gran Bretagna, forza xenofoba, omofoba e misogina; per arrivare infine alla gogna mediatica per i giornalisti sgraditi, alla denuncia in Procura del “patto del Nazareno” [15], all’assoluzione di Mussolini per il delitto Matteotti [16] e, solo pochi giorni fa, alla decantazione della polizia (che solo qualche ora prima aveva pesantemente manganellato il corteo dello sciopero generale), che non rappresenterebbe un “nemico” essendo composta da “persone abbandonate dallo Stato” [17]: sono tutti tasselli – tanto per citare solo alcuni significativi episodi – di un progressivo slittamento verso posizioni sempre più apertamente reazionarie. Tanto che Francesco Storace, leader de La Destra, ha dichiarato: “Sull'immigrazione Grillo sta saccheggiando tutte le proposte de La Destra. Benvenuto” [18].
 
Le elezioni regionali, le ultime espulsioni e l’Open Day di Pizzarotti
È chiaro che una deriva così marcata abbia man mano determinato un disincanto, se non addirittura una disillusione, in settori di elettorato progressista che pure avevano individuato nel M5S la forza politica in grado di interpretare le loro aspirazioni a una società diversa; e che questo sentimento si sia poi tradotto nel graduale abbandono nelle urne.
Il risultato delle scorse elezioni regionali in Emilia e Calabria è, da questo punto di vista, inequivocabile. Dal boom delle politiche, passando per le europee dello scorso maggio, il M5S ha perso ben 400.000 voti in Emilia e quasi 200.000 in Calabria [19]. E proprio l’analisi di questo deludente risultato ha determinato le ultime espulsioni: è bastato che il deputato toscano Artini abbia messo in discussione la consolatoria osservazione di Beppe Grillo sull’esito elettorale (secondo cui l’astensionismo non aveva affatto colpito il movimento [20], che, anzi, aveva guadagnato voti rispetto alle regionali del 2010) per determinarne l’espulsione insieme all’altra deputata Pinna. L’intento era chiarissimo: evitare che il malcontento, che iniziava a serpeggiare anche fra alcuni “fedelissimi” del comico genovese, si propagasse a macchia d’olio assestando in questo modo un colpo alla leadership.
E così, Grillo ha attuato una strategia a tenaglia: da un lato, il taglio di un paio di teste (appunto, Artini e Pinna); e, dall’altro, un apparente “passo indietro” con la nomina di un “direttorio” di cinque fidati seguaci riservando a sé il ruolo di “garante” con la scusa di essere “un po’ stanchino”.
Questa “manovra” (anch’essa calata dall’alto e sanzionata a colpi di televoto) è peraltro riuscita nell’intento di depotenziare parzialmente la convention organizzata dal sindaco pentastellato di Parma, Pizzarotti, da sempre spina nel fianco della direzione di Grillo e Casaleggio, e visto da ampi settori del M5S come possibile punto di aggregazione alternativo. In ogni caso, però, l’assemblea di Parma (comunque riuscita da un punto di vista numerico: oltre 400 presenze) si è postulata come tassello per una “rifondazione grillina”: l’intento di Pizzarotti non era affatto quello di rompere col M5S e fondare un altro partito [21] – il che sarebbe stato oggettivamente un suicidio – bensì aggregare un polo interno al movimento per controbilanciare quella che è vista come una deriva [22].
 
L’affinamento del blocco sociale e i nuovi concorrenti del M5S
L’Open Day di Parma preannuncia, insomma, una lunga partita a scacchi fra Pizzarotti e Grillo-Casaleggio sugli equilibri interni al M5S [23]. Un match che si staglia sullo sfondo di una crisi non congiunturale, ma certamente rilevante, con la forza politica grillina che non ha più l’esclusiva dello stagno della cosiddetta “antipolitica”, dove è costretto a competere con altri due sedicenti “rottamatori”: Renzi [24] e Salvini [25], non a caso entrambi emergenti personaggi mediatici che hanno invertito la tendenza alla crisi dei rispettivi partiti e che, a modo loro, si candidano a interpretare le aspirazioni di un’indistinta “gente” contro la “casta”. E, non a caso, entrambi oggi obiettivi diretti degli strali di Grillo.
A differenza di altri, che già preannunciano l’implosione e il declino irreversibile del M5S [26], noi pensiamo che la vistosa sua perdita di consensi ne abbia sì determinato un pesante ridimensionamento rispetto a quando sembrava lanciato verso la conquista del potere [27] ma al contempo che si sia prodotto un certo consolidamento del blocco sociale che attualmente lo sostiene, oggi meno composito, “scremato” sia dal sostegno di settori della grande e media borghesia industriale [28] che da gran parte dell’elettorato di sinistra che non si è più sentito rappresentato dai tradizionali partiti riformisti e socialdemocratici; e quindi sicuramente più omogeneo da un punto di vista di classe. Ciò che ne fa una forza politica in cui perlopiù si riconoscono un rilevante settore di piccola borghesia impoverita, una fetta di piccola e media imprenditoria e un consistente ceto medio precario molto scolarizzato, ma che ancora oggi agita un programma ambiguo, fatto anche di rivendicazioni su temi sociali (reddito di cittadinanza, opposizione all’acquisto degli F-35, No Tav, No Muos, acqua pubblica), ideale, quindi, per un movimento interclassista che si configura come di destra e di sinistra allo stesso tempo: un movimento che è necessario combattere, e da un versante di classe, sia per la sua generale proposta filocapitalista e antioperaia, sia per quella opportunisticamente ammiccante verso le fasce sociali deboli.
       
Note[1] “Becchi e la crisi grillina”.  La fulminante battuta di Woody Allen era invece: “Dio è morto, Marx è morto e anch’io non mi sento tanto bene”.
[2] “Cosa è davvero la ‘rivoluzione’ a cinque stelle. Per un’analisi di classe del grillismo” (
 http://tinyurl.com/nc9oful ).
[3] Paolo Ferrero, segretario del Prc, intervistato da Repubblica Tv, dichiarava di essere pronto a collaborare con Grillo, non vedendo differenze di contenuto tra il proprio programma e quello del M5S. Grillo – dice Ferrero – è “attento ai problemi del popolo”, per cui l’accusa di populismo rivoltagli sarebbe infondata. Ascoltare per credere! (
http://tinyurl.com/qe7k5bj ).
[4] Il guru del Pcl, Marco Ferrando, ha provato a mettersi a favore di telecamera “sfidando” a un confronto pubblico Grillo, che l’ha però totalmente ignorato (
 http://tinyurl.com/oq4ev4v ).
[5] Basti pensare alla Cub, attraverso il cui sito nazionale (
 www.cub.it/index.php/network-d-informazione/il-blog-di-beppe-grillo.html ) è possibile essere rediretti al blog del M5S; o al “tavolo di confronto” avviato dalla stessa Cub con i grillini allo scopo di aprire una “possibile relazione” ( http://tinyurl.com/jwro7pw ). Oppure si pensi all’Usb impegnata in una vera e propria tresca con il M5S (è sufficiente digitare in un motore di ricerca le parole “Usb M5S” per avere il riscontro di decine e decine di iniziative congiunte fra le due organizzazioni. Una per tutte: http://tinyurl.com/otuukzf ).
[6] 
Http://tinyurl.com/onsxq7q . Invece di ingaggiare un’aperta battaglia politica contro queste deliranti posizioni, l’Usb (diretta, a insaputa della maggioranza dei suoi stessi attivisti, dalla microscopica organizzazione stalinista Rete dei comunisti) ha tentato di rabbonire Grillo accattivandosene le simpatie con questo vergognoso e capitolazionista comunicato stampa: http://tinyurl.com/n2gw6f8 .
[7] Dalla risoluzione del Consiglio nazionale del Pdac del 9-10/3/2013 (
 http://tinyurl.com/n4kzef8 ).
[8] V. nota 2.
[9] La promessa fatta in campagna elettorale (“Apriremo il parlamento come una scatola di tonno”:
http://tinyurl.com/pp5udbp ) è rimasta sulla carta.
[10] Mentre montava la protesta popolare, supportata da alcune avanguardie di lavoratori, contro l’inquinamento dell’acciaieria sul territorio della città di Taranto, Beppe Grillo rilasciava alcune dichiarazioni in chiave protezionistica dell’acciaio italiano contro la “invasione” di quello cinese, pronunciandosi quindi contro la chiusura dello stabilimento:
http://tinyurl.com/mltz47r .
[11] 
Http://tinyurl.com/qegyumt .
[12] 
Http://tinyurl.com/nnyhpwd .
[13] 
Http://tinyurl.com/nczpugu .
[14] 
Http://tinyurl.com/pfpq59t .
[15] Una denuncia talmente estemporanea per cui, sempre secondo il professor Becchi, “in Procura si rideva a crepapelle” (
 http://tinyurl.com/kgm9b6z ).
[16] 
Http://tinyurl.com/py8blv5 .
[17] Così si è espresso Casaleggio in un’iniziativa sui temi della sicurezza: 
http://tinyurl.com/p3jrcd3 .
[18] 
Http://tinyurl.com/qb8ocky .
[19] Un risultato in qualche modo “anticipato” dall’esito delle comunali di Reggio Calabria, tenutesi solo un mese prima, in cui il M5S aveva avuto il 2% dei voti: passando peraltro dal 28,5% delle politiche e dal 21,3% delle europee!
[20] E invece, per quanto riguarda l’Emilia Romagna, l’Istituto Cattaneo stima che una percentuale fra il 63% e il 74% di coloro che avevano votato per il M5S alle europee si è questa volta indirizzata verso l’astensione.
[21] 
Http://tinyurl.com/o29uouf .
[22] C’è da dire, però, che gli intervenuti hanno negato di voler costituire una corrente interna.
[23] L’assemblea ha avuto anche il merito, con l’uscita allo scoperto di un rilevante settore di dissidenti grillini, di arrestare per il momento la foga espulsiva da parte dei vertici: è salva per ora quella ventina di parlamentari la cui testa era già considerata “sotto la lama della ghigliottina” del comico genovese (
 http://tinyurl.com/ovol3m9 ). D’altro canto, lo stesso Grillo tende, in un gioco delle parti, a negare legittimità all’aggregazione di oppositori senza mostrare di voler usare il pugno di ferro, definendoli non una corrente, bensì “uno spiffero”.
[24] “Grazie a noi Grillo è tornato a fare il comico” (
 http://tinyurl.com/lhve9rf ).
[25] “Il referendum sull'euro di Grillo è una presa in giro” (
 http://tinyurl.com/ofgupuq ).
[26] Ad esempio, il quotidiano il manifesto: “M5S, il declino della non politica”, 28/11/2014.
[27] È interessante, al riguardo, lo studio condotto dall’Ipsos, i cui risultati sono stati pubblicati dal Corriere della Sera (
http://tinyurl.com/lj22dzr ).
[28] Il Corriere della Sera dava conto dell’aperto appoggio di importanti pezzi dell’imprenditoria e della finanza al M5S alle politiche del 2013 (
 http://tinyurl.com/k6xsrmv ).

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