Nella provincia di Frosinone
operano ogni giorno decine di associazioni che si occupano della tutela della
salute e dei diritti di cittadini affetti da patologie psichiatriche.
In diversi comuni, come nel Capoluogo,
le associazioni hanno dato vita anche alle consulte comunali con lo scopo di
richiamare l’attenzione permanente degli amministratori locali su questi
problemi.
È arcinoto, inoltre, che nella
nostra provincia operano decine di associazioni che in questi anni hanno espresso
proposte e iniziative per impedire lo sfascio della sanità e per realizzare una
organizzazione moderna, efficiente e di qualità che potesse soddisfare il
bisogno di salute delle nostre popolazioni.
È veramente strano che tutto
questo patrimonio di esperienza e di proposta, condivisa e partecipata da
decine di migliaia di persone, evidenziata nel corso di tanti eventi, non sia
stata raccolta per l’elaborazione e l’organizzazione del programma che è alla
base dell’evento denominato “Stati generali della salute mentale e delle
patologie da dipendenza”.
Questo stimolante evento organizzato dalla ASL e dalla Regione
Lazio si terrà dal 14 al 22 dicembre 2015 nella sala teatro di via A. Fabi a Frosinone, presentato in pompa magna
con una brochure di 10- 12 pagine.
Nel programma, tra tanti nomi
eccellenti ritroviamo tante persone che non hanno mai alzato un dito per
impedire lo sfascio della sanità di questa provincia e per tutelare i pazienti
affetti da patologie mentali.
In una manifestazione di tale
portata non avrebbe certamente sfigurato il racconto delle
famiglie e degli stessi pazienti che avrebbero potuto evidenziare i loro
drammi, le difficoltà ed i sacrifici enormi che quotidianamente sopportano per le carenze
organizzative dei servizi a loro dedicati.
Ciò sarebbe, forse, stato inopportuno e sgradevole agli occhi
degli organizzatori e dei partecipanti?
In occasione di questi “Stati
generali” e negli interventi delle persone validissime che vengono presentate ci piacerebbe sentire
cosa è stato fatto fin ora dalla Regione, dalla Provincia dai Comuni, dalla Prefettura, dal Vescovo e da
quanti altri per il recupero di tanti ragazzi e di tante persone per il loro
reinserimento nella vita sociale e produttiva, per aprire a ciascuno, un futuro
di autonomia ed esercizio delle
responsabilità.
Ci pare dalle notizie raccolte
che solo una piccola parte degli operatori dei Centri di salute mentale sia
stata interessata nella fase di preparazione del programma e
nell’organizzazione dell’evento. Perché non tutti? così come ci risulta, e
vorremmo essere smentiti, che non sia stato informato e coinvolto il
coordinatore e responsabile regionale dei Centri diurni del Lazio.
Tra le tante parole che saranno
pronunciate dagl’illustri relatori, vorremmo capire, in modo facile e concreto,
come e quando si potrà finalmente aprire
un futuro che dia certezza, non solo di tutela dei diritti e di cura, ma anche
di recupero e di inserimento nella
società di questi pazienti?
Ci sono progetti della ASL e delle istituzioni che perseguono
questo obiettivo?
Se si vuole realmente tutelare la salute
mentale, bisogna chiudere o ampliare e valorizzare i centri diurni coinvolgendo
non solo le famiglie degli utenti ma anche operatori e formatori di cultura e
delle professioni? Tanta gente ha dichiarato e dichiara la propria
disponibilità senza compenso alcuno. E allora cosa si aspetta?
Non sarebbe il caso di fare un
protocollo d’intesa tra asl e Comuni per
garantire assistenza sanitaria e sociale con una formazione permanente?
Cosa intendono fare ed hanno
fatto i rappresentanti delle istituzioni invitati a questo evento per garantire
ai pazienti in età scolastica il sostegno ed il tutore nelle scuole e fuori di
esse?
Insomma non solo di parole
abbiamo bisogno ma di una svolta radicale:
servizi efficienti e di qualità diffusi sull’intero territorio; proposte
concrete per assicurare a tutti i pazienti un futuro sereno, e un ruolo attivo
nella società.
Nessun commento:
Posta un commento