Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 26 maggio 2016

Fiaccolata per l'acqua e per la difesa dei diritti, un dovere civico partecipare.

Luciano Granieri


Aut Frosinone, parteciperà domani 27 maggio 2016 alla fiaccolata per l’acqua  e la difesa dei diritti, organizzata dal comitato per l’acqua pubblica di Frosinone.  La manifestazione dopo essere partita da Piazzale Gramsci alle ore 19,00,  si concluderà con la 1° edizione del faone delle bollette che avrà luogo in Piazzale Vittorio Veneto.

 Il blog Aut-Frosinone, voce web dell’Osservatorio Peppino Impastato, non può mancare. 

Fra i tanti record negativi della nostra Provincia, territorio fra i più inquinati d’Italia, con un  tasso di disoccupazione  fra i più alti del Paese, annovera anche  la sperimentazione della gestione privata del servizio idrico. Le ferite inferte alla popolazione  da questa esperienza sono ancora aperte e sanguinanti a partire dai 75 milioni di conguaglio che gravano sui cittadini per le bollette 2006-2011. Come è noto per tale salasso dobbiamo ringraziare la consulta dei sindaci guidata dal Presidente della Provincia,  che si è  ben guardati da determinare la tariffa contestata nel 2007, decidendo di non decidere.  

Una deliberazione,  per altro,  che se assunta avrebbe portato Acea al fallimento. Infatti la tariffa sarebbe stata calcolata secondo il metodo normalizzato in vigore fino al 2013. Una procedura per la quale il cattivo servizio del gestore, avrebbe comportato una decurtazione delle fatture a risarcimento dei danni subiti dagli utenti.    Dunque i sindaci ,  chissà forse ammansiti  dalla controparte privata , si sono fatti commissariare. E la differenza fra l’importo del piano tariffario deciso dal commissario e quello non deciso dai sindaci ha determinato il bel regalino dei 75milioni. 

Se però  si realizzeranno due sciagure approntate del Governo Renzi, Acea potrà tranquillamente disporre delle tasche dei cittadini senza dover rendere conto a chicchessia men che meno ai sindaci. Non dovrà nemmeno  darsi pena di ammansire qualche amministratore recalcitrante. La prima polpetta avvelenata risiede nel decreto Madia , alias Testo Unico dei servizi pubblici locali a rilevanza  economica generale, già approvato dal consiglio  di ministri e in attesa di esame nelle  commissioni parlamentari.   Nel decreto è prevista l’immissione sul mercato e la liberalizzazione di tutti i servizi pubblici locali di interesse economico generale, compresa l’acqua. Ne è interdetta la gestione pubblica, rafforzando il ruolo dei soggetti privati e il principio della concorrenza. 

Altro che tariffe calcolate  secondo il metodo normalizzato! A stabilire quando dovremo pagare per acqua, gas, energia elettrica, trasporto urbano saranno le regole del mercato. I sindaci pur indicati come organo di controllo, avranno semplice diritto di tribuna, non è necessario ammansire il rompiscatole di turno semplicemente perché le scatole non le potrà rompere più nessuno. Inoltre, e questo è il fatto più grave, nello stesso decreto ritorna , nella determinazione della tariffa,  l’adeguatezza della remunerazione del capitale investito. Cioè si reintroduce la norma,  scritta con le stesse identiche parole abrogata nel referendum del 2011 da 26milioni di cittadini. 

Pensate per sancire che sull’acqua non si possano realizzare profitti non è stata  sufficiente la deliberazione di quasi la metà della popolazione italiana , mentre , se passa la riforma costituzionale, combinata con l’Italicum,  basteranno poco meno di 12milioni di voti per permettere al capo di un  partito di disporre a piacimento  del Parlamento, del Governo, del Presidente della Repubblica, della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura. 


E qui veniamo alla seconda polpetta avvelenata, la DEFORMA della Costituzione Renzi-Boschi. Nel dispositivo pasticciato redatto dai sedicenti novelli padri della Patria  si riduce notevolmente l’autonomia degli enti locali. Viene  infatti   riservato al governo  il diritto di decidere comunque sull'effettuazione di grandi opere dichiarate di interesse nazionale, anche di fronte alla contrarietà delle popolazioni locali e dei Comuni. Cioè i cittadini dovranno sottostare al taglione delle multinazionali sia nell’usufruire di servizi indispensabili per la vita, come acqua ed energia, sia nel disporre del proprio territorio, il  quale potrà essere svenduto alla lobby di turno e alla criminalità organizzata, pronte a sfruttarlo con  l’edificazione di inceneritori, discariche, e altra nefandezze del genere nocive per la popolazione ma foriere di immani affari per le multinazionali stesse .

 Ciò che emerge con forza dai  colpi di mano del governo Renzi è l’assoluto disprezzo per i cittadini, per il loro diritto ad esercitare quella sovranità sancita dall’articolo 1 della Costituzione. Il popolo non voterà per il Senato.  Sceglierà il sindaco, ma questi non potrà nulla di fronte alle decisioni del governo, forse,   per questo motivo,   il Pd non si cura molto  delle elezioni amministrative. 

Riproporre nel decreto Madia, con le stesse identiche parole una norma, cancellata da 26 milioni di cittadini, significa avere un  disprezzo totale  per l’esercizio democratico. Per questo motivo la fiaccolata di domani va oltre la vicenda dell’acqua, diventa una vera e propria manifestazione contro l’autoritarismo e per evitare che ci vengano scippati quei diritti democratici sanciti in Costituzione. A tale scopo sarà presente anche un banchetto per la raccolta firme   per l’indizione dei  referendum istituzionali (Italicum, riforma Renzi-Boschi), dei referendum sociali (scuola, sblocca Italia) e per la presentazione di una petizione popolare affinchè venga ritirato il decreto Madia. Domani essere presenti alla fiaccolata è fondamentale, per evitare di essere depredati di quei pochi diritti che  ancora ci rimangono.

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