Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Comitato Provinciale di Frosinone
Caro Luciano,
mi permetto di darti del tu perché sei stato il mio primo segretario provinciale quando entrai in FGCI e per molto tempo, ogni tanto mi chiedevo cosa facessi nella vita dopo che l'Unità aveva fatto la fine indegna che le è toccata.
Sono Giovanni Morsillo, non puoi ricordarti ma abbiamo avuto molte occasioni di incontro da ragazzi (tu hai qualche anno di più, ma non tanti...), e attualmente sono presidente provinciale dell'ANPI di Frosinone, riconfermato mio malgrado nell'ultimo congresso del 20 marzo.
Come sai, noi li facciamo ancora i congressi, ma non per nostalgia o incapacità di cambiamento, è solo che pensiamo che la democrazia si sustanzi nella partecipazione, non nella sola delega, e quindi ci ostiniamo a praticarla. Per questo, teniamo insieme gente che la pensa diversamente, ma sui valori fondamentali trova una sintesi, si organizza ed esercita il diritto di cittadinanza.
Quando sei stato degnamente e giustamente messo a capo del Corrierone, ti confesso che ho provato una soddisfazione personale ed intima, una sorta di riscatto delle idee e delle persone perbene nel tempio della borghesia storica e militante mi pareva una cosa assai buona, e non ho cambiato opinione. Più volte ho tentato di scriverti un messaggio di auguri, ma poi mi sono sempre ritratto, per il mio inguaribile timore di essere frainteso, di essere scambiato per un banale leccapiatti che osanna i "vincitori", e ho lasciato perdere.
Ti scrivo oggi, sperando che tu legga con tutti gli impegni che avrai, perché la nota di Pigi Battista di un paio di giorni fa sull'ANPI e sui partigiani abusivi mi è parsa davvero triste.
Più un imbronciato capriccio che una riflessione, quel pezzo rappresenta una vera e propria scivolata del suo autore, che peraltro a me non è mai sembrato brillare come si dice nel resto del mondo. Certamente un mio limite, evidentemente, ma così è e così dico.
Nel merito, sarebbe opportuno che qualcuno consigliasse Battista almeno di leggiucchiare qualcosa per documentarsi un pochino prima di scrivere su un giornale così prestigioso delle complete invenzioni.
Mi riferisco al fatto che, secondo lui, noi dell'ANPI che non abbiamo fatto la Resistenza (io sono del '60) ci arrogheremmo il titolo di partigiani, il che se fosse vero sarebbe - e concordo - una vergognosa millanteria. Il punto è che l'accusa di cui ci onora Battista, è semplicemente falsa. Chi ha visto una tessera dell'ANPI, sa che essa, in applicazione dello Statuto, prevede le qualifiche di Partigiano, Patriota e Antifascista a seconda della biografia del sottoscrittore. Io, ad esempio, non avendo combattuto né avendo meriti particolari nella difesa della Patria, sono qualificato Antifascista. Né ho mai sentito alcuno, nell'ANPI, dichiararsi partigiano senza esserlo. Battista sa che il riconoscimento della qualifica di Partigiano deriva da un preciso atto del Ministero della Difesa, non dalle pulsioni individuali di chiunque.
Il guizzo di elegante riprovazione raggiunto nella chiusura dell'opera letteraria di Battista poi, quando chiede come ci permettiamo noi di arrogarci tale titolo, è il degno compimento della sua fatica.
Il mio potrà anche sembrare un attaccarsi ai cavilli, ad un articolo tutto sommato non proprio di primo rilievo, ma la questione è: se questo è il livello di precisione professionale in dettagli così marginali, quando questi opinion makers sfornano pensieri e ricette prêt-à-porter con l'obiettivo di orientare i lettori adoperano lo stesso livello di affidabilità?
Spero di non averti troppo importunato, ma non sopporto la superficialità, al di là delle posizioni che ciascuno legittimamente professa.
Quando eri mio segretario, gli extraparlamentari strillavano "la fantasia al potere"; quella no, ma l'improvvisazione mi sa che qualche posizione l'ha guadagnata.
Ti auguro, se me lo consenti fraternamente, un sempre proficuo lavoro a vantaggio della tua meritata carriera e della nostra libertà di essere informati.
Con grande stima
Giovanni Morsillo
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