Suscita
commozione visitare a Roma, via Tasso, il Museo storico della Liberazione
perchè situato nei locali che durante l’occupazione tedesca ospitavano la
sede della polizia di sicurezza tedesca comandata da Kappler. Luogo triste con
celle anguste, finestre murate e spioncini alle porte, dove si veniva portati,
interrogati e torturati.
Al 3° piano, nella cella n° 3 mi sono imbattuto in una foto e
cenni biografici di Francesco Bruni, che riporto integralmente.
“ Nato a Ceccano il 31 ottobre 1925. Di professione
tecnico radioamatore. Dal 9 settembre si aggrega come gregario dell’UNPA,
Rastrellato fu inviato a Vicenza. Liberato dai partigiani di quella città
partecipò ad azioni di disturbo nella zona di Arzignano. Ritornò a Roma e
continuò la lotta clandestina fra Roma e Frosinone sostenuto dalla madre Regina.
Anche essa partigiana e comandante di squadra della 1° zona di Giustizia e
Libertà. In seguito a delazione le SS vennero informate che Francesco B aveva
partecipato a numerose azioni di sabotaggio contro autocarri tedeschi a via del
Tritone, via Nomentano, via Regina Elena, via Crispi. E’ proprio in questa
strada, il 25 gennaio, mentre usciva da un locale pubblico il giovane veniva
ferito gravemente da colpi di pistola sparategli a bruciapelo da un ufficiale
tedesco che lo aveva pedinato. Trasportato all’Ospedale S. Giacomo venne
isolato e piantonato dalle SS. Sottoposto a continui interrogatori e minaccie
non volle mai rivelare il nome dei suoi compagni di lotta. Non pote essere
trasferito per la gravità delle sue ferite. Il suo martirio termina l’8 maggio
1944 “.
Sempre nello stesso Museo a fianco di tale scritto, in una teca,
sono esposte la sciarpa e la camicia indossate al momento della cattura dove si
evidenziano chiaramente due fori procurati dalla pistola che lo ferì.
Dalla descrizione viene fuori una persona coraggiosa,
intrepida, un audace combattente. Non esistono, o almeno non sono riuscito a
trovare ulteriori notizie che possano tratteggiare meglio la figura di questo
diciottenne. Nei libri riguardanti la Resistenza a Roma non ho trovato riscontri
riconducibili a Francesco Bruni e nemmeno all’attività della madre Regina. Il
libro di Aldo Pavia “Resistenza a Roma” pur riportante la cronaca
giornaliera dei luoghi, delle azioni, dell’attività resistenziale e delle
persone coinvolte, non indica atti di sabotaggio contro autocarri tedeschi in
via del Tritone, via Nomentana, via Crispi da ottobre a gennaio, periodo in cui
Bruni avrebbe compiuto gli atti di sabotaggio sopra riportati.
Nella Cappella funeraria della famiglia Bruni, sita a Ceccano,
realizzata molti anni dopo la guerra sulla sua lapide si accenna a sofferenze
ma non a ipotizzabili torture subite, ne tantomeno alla partecipazione alla
Resistenza.
Anche nella lapide della madre Regina, manca ogni riferimento
alla Resistenza e il titolo di Cav. Uff, non è accompagnato da motivazioni.
Ceccano è un paese dove ininterrottamente dal 1969 si ricorda il
25 Aprile. In tutti questi anni pur avendo incontrato tanti partigiani il nome
di Francesco Bruni non è mai venuto fuori. Nessuno ha mai suggerito di
ricordarlo.
Accanto a questi aspetti voglio aggiungerne altri. Nel sito
italy.indimedya.org, ( 2005) nello spazio riservato ai caduti di Roma e
dintorni nei 9 mesi di occupazione tedesca ho trovato questa informazione su
Francesco Bruni:
“Il 25 gennaio 1944 alle ore 15, 30 circa esce dal dancing
Florida ed un tedesco gli spara un colpo a bruciapelo. Una donna di facili
costumi rivela al tedesco che il giovane ha partecipato ad azioni di sabotaggio
contro autocarri tedeschi in Via Nomentana, Via Regina Elena, Via del Tritone e
Via Francesco Crispi. Proprio su quella strada fu gravemente ferito,
trasportato all'Ospedale S. Spirito verrà piantonato e sottoposto ad estenuanti
interrogatori. Il suo lungo martirio cesserà l'8 maggio 1944”.
Ho trovato invece molto interessante e veritiera la
testimonianza di Loreto Terenzi, coetaneo, vicino di casa e amico del Bruni.
Abitavano a Ceccano,in via San Pietro. Il padre di Francesco, Giuseppe, faceva
il calzolaio ma con la moglie Regina (1901-1959) decisero di traferirsi a Roma.
Francesco rimase a Ceccano nella famiglia della nonna materna Elena
Giudici( 1875-1941). Interessanti notizie su questa donna ci vengono dal libro
“ Origini del movimento socialista in Ciociaria” di Antonio Esta e dal periodico
“ La Difesa del contadino” che collegano il suo nome alla costituzione della
Lega delle donne in Ceccano, il 5 maggio 1912, e nella memoria orale ricordata
come infaticabile animatrice delle manifestazioni che si tenevano a Ceccano
durante il biennio rosso. Secondo i ricordi di Terenzi, Francesco Bruni non
partecipava alle manifestazioni del sabato fascista e esprimeva simpatie verso
Stalin.
Durante l’autunno del 1943 Francesco Bruni viene a
Ceccano, e contatta Terenzi perché sapeva che aveva fatto parte di
una delle due formazioni partigiane che durante il mese di ottobre
avevano compiuto un’intensa serie di atti di sabotaggio nel territorio.
Le due bande, dopo un rastrellamento delle SS, a metà del mese di novembre, si
dileguarono lungo i Lepini e gli Ausoni. Secondo Loreto Terenzi, Bruni viene a
Ceccano per reperire armi e per questo gli cede, per mille lire, il suo fucile,
modello 91. Terminato l’incontro Bruni si dirige verso Patrica alla ricerca del
Generale Simone Simoni che prima di essere arrestato e ucciso alle Ardeatine,
proprio in questo comune aveva un punto di appoggio.
Notizie scarne, frammentarie, incomplete ma Bruni merita di
essere conosciuto meglioe più in profondità.
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