Lavoro, niente altro che lavoro, questo chiedono le donne e
gli uomini che per anni hanno assicurato alla cittadinanza di Frosinone la cura
delle strade, dei giardini, hanno accompagnato i bambini a scuola, curato i disabili e accudito le
tombe del cimitero. La sordità politica di un sindaco dalla smisurata e
spietata egolatria, ha posto queste
donne e questi uomini fuori dal cerchio inclusivo della giustizia sociale. Per le
donne e gli uomini della Multiservizi, ormai in presidio permanente sotto un
tenda precaria come una volta era precaria la loro occupazione , non è più tempo di discettare di
revisori contabili, di Corte dei Conti,
di costituzione di società in-house. E’ scaduto il tempo anche per le passerelle
politiche. Per loro è giunto ormai solo
il tempo di riavere un lavoro. E l’unico modo è quello di ottenere quel dannato
incontro con il sindaco Ottaviani per
indurlo a presentare in Regione uno straccio di piano industriale utile a
riaccendere la speranza. Lavoro chiedono
queste donne, questi uomini, gente che, nonostante tutto, è orgogliosa di quanto ha dato alla città,
molte volte anche senza ricevere il
giusto compenso. Lavoro chiede Marisa, che quando da disoccupata fu assunta come lavoratrice
socialmente utile, si sentì orgogliosamente in dovere, verso la comunità, di accettare quell’incarico così miseramente remunerato. Lavoro chiede tutta la nostra terra. Un
territorio costantemente sopra la media
in tutte le graduatorie di degrado, classifica nella quale anche il tasso di disoccupazione non fa
eccezione : 14% rispetto alla quota nazionale che si attesta al 12,8%. Un territorio in cui il lavoro, destinato a
generare valore di scambio, è praticamente scomparso e, come in tutta
Italia e in tutta Europa, il capitalismo
finanziario pone le sue mire sui lavori “concreti” quelli cioè che non creano valore
di scambio, ma valore d’uso, ossia producono attenzione e cura per il prossimo
e per l’ambiente in cui si vive e si cresce. Era l’attività in cui erano
impegnati quelle donne e quegli uomini che da oggi hanno deciso di vivere ad
oltranza sotto una tenda di fronte al
Comune, e che in nome delle nuove regole
del mercato, si sono visti sottrarre il
lavoro, ceduto al privato di turno, così
come capitalismo comanda. E’ ora che
tutta la cittadinanza si svegli, si spogli dei pregiudizi che spesso hanno
marchiato i lavoratori della Multiservizi e capisca che
quella lotta per il lavoro è la lotta di tutto un territorio. E’ la lotta della
propria città che non vuole soccombere al costante impoverimento che la disoccupazione,
ormai cronica, sta procurando in ampie
fasce di popolazione. La loro lotta è la nostra lotta.
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