Nell'ambito del convegno "Basta Amianto" tenutasi a Ferentino il 20 ottobre scorso, ha portato la sua testimonianza Giovanni Carino un ex lavoratore della Cemamit di Ferentino. La fabbrica, che per decenni ha prodotto lastre di ETERNIT ad alto contenuto di amianto, ha iniziato la sua attività nel 1965 ed è stata chiusa nel 1984. Ma il suo ecomostro fantasma ha continuato, e continua, a avvelenare la Valle del Sacco. La procedura per la sua bonifica è iniziata nel 2017. Il sig. Giovanni Carino attualmente è affetto da asbestosi. Per completezza d'informazione al convegno hanno preso parte anche: Annalisa Corrado (Comitato scientifico di Possibile e promotrice della campagna "basta amianto") Francesco Raffa (Responsabile provinciale Legambiente) Marco Maddalena (Coordinatore Regionale Sinistra Italiana) Marianna Sturba (Responsabile Regionale Ambiente Sinistra Italiana) Fabio Magliocchetti (Ferentino Città Aperta). Ha moderato gli interventi Umberto Zimarri (Possibile Salvador Alliende).
Luciano Granieri.
Giovanni Carino |
Sono Giovanni Carino invalido del lavoro per ASBESTOSI, malattia contratta nello stabilimento CEMAMIT, vi porto la mia testimonianza come ex lavoratore del settore cemento amianto. In modo sintetico vorrei dire due parole sull’amianto.
Cos’è l’amianto?
L’amianto è un materiale fibroso potente e malefico che con le sue microfibre, (che
sono 1300 volte più piccole di un capello) riesce a sfondare le barriere
naturali che abbiamo nel naso, scivola nell’esofago e si apre la strada verso i
polmoni che si ammalano di asbestosi.
La Cemamit, stabilimento di Ferentino, inizia la sua
attività nel 1965 per la produzione di lastre per coperture di tetti “le famose
ETERNIT”.
I turni di lavoro
erano continui 24 ore su 24 e su producevano mediamente 10mila metri
quadri di lastre al giorno, per un consumo giornaliero di amianto friabile di
130ql.
Ha terminato la produzione nel 1984 e per quasi vent’anni,
non ha mai fornito idonee informazioni ed applicato misure di SICUREZZA, per
tutelare la salute dei lavoratori, pur essendo note sul piano scientifico,
quanto meno a partire dagli anni ’60 la PERICOLOSITA’ e le conseguenze
cancerogene dell’amianto.
Senza dilungarmi ulteriormente sulla storia della Cemamit,
colgo l’occasione per fornire i dati, aggiornati ad oggi , sulla strage
silenziosa che non si ferma mai.
La Cemamit all’inizio dell’attività aveva 120
dipendenti. Sono deceduti per patologie
asbesto correlate 82 operai, tra i quali 9 casi di mesotelioma.
Queste morti, purtroppo, sono frutto di una leggerezza di
valutazione del problema, per cui per opportunismo economico non si è investito sulle misure di
protezione.
Va denunciato che in quel periodo vi era il totale
disinteresse verso i dispositivi di protezione individuale (mascherine, tute e guanti) e ambientali (impianti di
depolverizzazione con filtri idonei)
così pure verso le tematiche
della SICUREZZA in generale.
Oggi anche la popolazione è a rischio per la presenza d’amianto nell’ambiente.
Nel mese di marzo di quest’anno, presso l’auletta dei gruppi
parlamentari della Camera dei Deputati sono state dedicate due giornate per la
lotta all’amianto. Sono stati effettuati 35 interventi per analizzare, gli
effetti legislativi, istituzionali,
medici e sociali di un problema che a 24
anni di distanza della legge che stabiliva la messa al bando del materiale killer “L’AMIANTO” è ancora lontano
dall’essere sconfitto.
Le ultime stime parlano di 5000 morti l’anno per patologie
di asbesto correlate e di circa 35 milioni di
tonnellate di materiale contenente amianto sparse che , a tutt’oggi,
continuano ad inquinare il territorio
nazionale e di 2400 edifici scolastici non del tutto bonificati.
Sarà questo il tema della seconda conferenza internazionale
per la lotta all’amianto. I punti
fondamentali sono tre:
1)
Prevenzione ordinaria attraverso la bonifica
2)
Ricerca scientifica e diagnosi precoci per
permettere ai sanitari di intervenire all’inizio dell’insorgenza della
patologia
3)
Prevenzione terziaria, o meglio indagini
epidemiologiche estese non solo al mesotelioma.
E’
importante continuare la lotta sul problema amianto in tutti i suoi aspetti,
per evitare che questa “peste moderna industriale continui a
seminare morte.
Vincere
la battaglia contro l’amianto vuol dire costruire un mondo nuovo, attento all’uomo,
alla vita, alla sua dignità
Un mio video girato nel 2010 dove sono documentate alcune fabbriche dismesse nella Valle del Sacco.
La prima è proprio la Cemamit
Nessun commento:
Posta un commento