Che il procedimento di accesso ai fondi di investimenti
europei SIE per il settennato 2014-2020, fosse profondamente cambiato ci è
stato chiaro sin da subito. Una qualità
diversa della partecipazione dei partner maggiormente inclusiva - tesa a coinvolgere anche
associazioni del volontariato, delle comunità locali - una valenza
mirata e controllata dei progetti, nei
quali fossero ben identificate le finalità e gli attori, sia nel campo
realizzativo che di controllo, erano
aspetti estremamente rilevanti nella definizione dell’accordo di partenariato.
Ma sin da subito, da quando cioè è stata
costituito il comitato L.I.P. (Legge di
iniziativa popolare) per la Valle del Sacco, che a pieno titolo ha chiesto, senza ottenerla, la partecipazione al tavolo di partenariato per l’ottenimento dei
fondi POR FESR (fondi europei di sviluppo regionale), abbiamo intuito che le nuove direttive, erano ignote
o ignorate dall’Amministrazione regionale e dagli altri partner ammessi al
tavolo.
Nel merito: nonostante ne avessero i requisiti sia il Comitato L.I.P. Valle del
Sacco, sia l’Osservatorio Peppino Impastato, in spregio del principio di inclusività, non sono stati ammessi. Inoltre partecipando al TAVOLO PROVINCIALE, organizzato dalla
Regione il 5 giugno scorso, un evento
del tutto inutile in quanto non possedeva alcuna validità in termini di partecipazione
all’ottenimento dei fondi, ci siamo resi conto che i piani presentati da altri
portatori di interesse erano lontani dai requisiti richiesti dal nuovo corso
europeo in termini di precise definizione degli obbiettivi, di pianificazione di un crono
programma e dei relativi processi di controllo. Visionando, poi, i nomi degli attori ammessi al tavolo
regionale molti dei quali, se non tutti, già partecipanti al fallimentare programma
relativo al settennato precedente, ci è venuto il fondato sospetto che neanche un progetto di quelli
proposti fosse consono alle nuove direttive.
Il progetto del comitato L.I.P. - basato
sulla presentazione di una legge di
iniziativa popolare per la
definizione di un sistema integrato per la Valle del Sacco concernente: un piano di
bonifica e di risanamento ambientale
della Valle, la realizzazione di un modello di sviluppo
orientato alla creazione di attività produttive dalle finalità ecosostenibili e
di progetti integrati di
riqualificazione (green work), il recupero delle attitudini
agroalimentari del territorio (green food), la promozione del turismo attraverso la
valorizzazione del panorama artistico, culturale (green touring) , la
formazione delle necessarie competenze per poter realizzare queste attività,
con la creazione di nuovi posti di lavoro - rientra pienamente nelle nuove linee dettate
dall’Unione.
Fino a ieri tutto quanto esposto era poco più che un sospetto . Dalla fine di maggio , ma la notizia è
apparsa solo ieri. Le nostre considerazioni sono state pienamente confermate da
una lettera dell’Unione europea inviata al Governo. Nella missiva si boccia e
respinge al mittente l’accordo di partenariato che l’Italia ha inviato il 22 aprile scorso. E’
evidente come il tavolo di partenariato provinciale del 5 giugno fosse del
tutto inutile considerato che giochi erano stati fatti dal 22 aprile.
Nelle
37 pagine e 249 contestazioni sono ribadite quelle mancanze, soprattutto in
relazione ai FESR, da noi puntualmente segnalate. In merito alla selezione dei partner l’Unione evidenzia come questi
siano stati scelti con troppa superficialità e senza esplicitare i criteri di
selezione. Nel documento si precisa che manca
un piano strategico chiaro, gestito da crono programmi specifici, esistono
gravi problemi di governance. E’ ancora
insufficiente l’identificazione degli interventi strutturali necessari ,
andrebbero evitati regimi di aiuto “generalisti” e generici, sostituiti con un sostegno mirato alle
imprese legato allo sviluppo tecnologico .
Il Fesr, (fondo europeo si sviluppo
regionale, quello che ci interessa maggiormente) sostiene eventi culturali e
turistici che sono considerati a basso
valore aggiunto e non interventi che
possano avere un impatto strutturale. Cioè meno sagre e più progetti integrati di riqualificazione e valorizzazione
del patrimonio culturale, e artistico. Di
seguito riportiamo quattro punti del documento che ci sembrano molto
significativi:
3 Per quanto
concerne gli interventi per lo sviluppo rurale, le analisi e le relative
strategie non possono limitarsi ad un semplice
differenziazione nord –sud. Inoltre per quanto riguarda la classificazione
proposta delle zone rurali “gli indicatori” e ulteriori elementi conoscitivi
relativi all’agricoltura e al settore alimentare impiegati nel processo di riqualificazione devono ancora essere identificati .
4 La Pubblica amministrazione deve produrre un’analisi sulle competenze e
capacità che saranno sempre più necessarie in futuro in relazione ad esempio
alla green economy o alle tecnologie di informazione e comunicazione (ITC)
5 La Pubblica
Amministrazione deve dimostrare che la
sua analisi generale del problema sia
coerente con l’insieme delle valutazioni relative alle singole strategie nazionali , come la strategia
nazionale per l’energia , il piano d’azione nazionale per le rinnovabili, il
piano regionale per l’energia (T04) il piano nazionale di adeguamento ai
cambiamenti climatici (T05) la strategia
nazionale per la biodiversità (T06) Il piano nazionale per la logistica
(T07). Per le infrastrutture in settori come trasporti, tecnologie per l’informazione e la comunicazione (ITC),
salute ed educazione. L’analisi deve includere una mappature dei bisogni a
lungo termine in ordine alla giustificazione degli eventuali interventi .
6 Le analisi della pubblica amministrazione deve conformare tutti i "T0" al potenziale del programma ETC ( di Cooperazione
territoriale europea) e alle connessioni
con le strategie macro-regionali a cui l’Italia partecipa. Attualmente
solo alcuni riferimenti isolati sono
inclusi sotto il T03 ( Competitività della Piccola e media
impresa sviluppo agricolo marittimo e della pesca) T05 (Promozione della
gestione dei rischi e dell’adattamento ai cambiamenti climatici) T08
(Promozione dell’occupazione sostenibile e di qualità e della mobilità dei
lavoratori).
E’ bene ricordare che
senza l’accettazione da parte dell’Unione Europea dell’accordo di partenariato i fondi
SIE non verranno erogati, si tratta di ben 41 miliardi, di cui 21
miliardi relativi ai fondi europei per lo sviluppo regionale. Al momento l’accordo
non è approvato. Dovrà essere ripresentato a settembre e con le prescrizioni
richieste, altrimenti getteremo al vento un’ingente quantità di denaro. Per
quanto concerna il comitato L.I.P. è
imminente la presentazione della legge d’iniziativa
popolare, che alla luce di quanto emerso ad oggi sembra l’unica proposta che recepisca le nuove linee
guida europee.
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