In Italia la crisi economica non si arresta. E’ di nuovo “recessione”. La sua particolarità sta nel fatto che è cominciata non dopo un periodo di ripresa, ma dopo una lunga stagnazione. La situazione peggiorerà perché i padroni non fanno investimenti, gli 80 euro hanno un effetto minimo sui consumi e l’export diminuirà, visto che anche i paesi capitalisti “emergenti” rallentano e non possono fungere da assorbitori di merci e ammortizzatori della crisi come prima. Le precedenti ondate recessive che hanno colpito l'Italia tra il 2008 e il 2013 hanno causato la perdita di circa 9 punti di PIL e di un quarto del prodotto industriale, reso drammatico il problema della disoccupazione (specie quella giovanile) e della povertà. Con la nuova recessione le conseguenze saranno ancora più gravi. Dopo sette anni di crisi la borghesia non ha più grandi margini di manovra. Questo significa che inasprirà la sua offensiva e con ciò la lotta di classe. Recessione fa rima con aggressione per il capitale monopolistico finanziario e i suoi governi, come quello neoliberista di Renzi. Il “rottamatore” ha esaurito la luna di miele e deve dimostrare ai poteri forti che lo hanno messo a Palazzo Chigi che è capace di affrontare la situazione con una maggiore aggressività antioperaia e antipopolare. Deve perciò andare avanti concretamente e a ritmi più rapidi nel suo programma di controriforme costituzionali e politiche, di austerità e privatizzazioni, di flessibilità e precarietà, di maggiore presenza militare all’estero e altri tagli alla spesa sociale. Draghi chiama e Renzi risponde: “faremo di più e meglio”. Il capitale finanziario e il suo governo vanno all’attacco, mentre collaborazionisti e opportunisti si dibattono nell’equivoco e nell’impotenza. Dobbiamo prepararci allo scontro sin da ora compattando le nostre forze, compiendo uno sforzo per liberarsi da posizioni erronee ed arretrate. L’unità e la lotta rivoluzionaria delle forze classiste è la condizione per la ripresa proletaria. Costruiamo dal basso il Fronte unico proletario ed i suoi organismi di lotta (Comitati operai di agitazione, di sciopero, etc.) per difendere in modo intransigente gli interessi operai e aprire la strada a una vera alternativa. Realizziamo un ampio Fronte popolare, con alla sua testa la classe operaia, che unisca le realtà che resistono all’offensiva del grande capitale e conducono la lotta di classe nei posti di lavoro e sul territorio. Che la ripresa degli scioperi e delle lotte nelle fabbriche e nelle piazze faccia saltare i piani reazionari del grande capitale e del suo governo Renzi.
Solo un Governo degli operai e degli altri lavoratori sfruttati, che sorga dalla lotta stessa delle masse, potrà soddisfare le loro rivendicazioni politiche ed economiche, ponendo fine allo sfruttamento e ai privilegi borghesi. Lavorare e lottare per questa prospettiva rivoluzionaria significa rompere nettamente e definitivamente con l’opportunismo in tutte le sue forme, realizzare l’unità dei sinceri comunisti e degli elementi migliori del proletariato sui principi del marxismo-leninismo per costruire un solo, combattivo Partito comunista!
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