Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 24 agosto 2010

Sconfiggere il berlusconismo con la costituzione

di Luciano Granieri







AUT aderisce all’appello di Raniero La Valle dei comitati Dossetti per la costituzione e chiede a tutti i suoi naviganti di “diffondere e inculcare tra i cittadini la conoscenza, la comprensione e l’amore dei grandi valori della Costituzione repubblicana, senza i quali nessuna democrazia può sussistere e fiorire”. Cogliamo però l’occasione per ricordare  che la situazione attuale si è determinata già da molto tempo. Perché la nascita di un partito azienda in cui Il Presidente fondatore decide, Lui e solo Lui  la linea politica come fosse un piano industriale, un partito fatto di dipendenti e non di militanti,  è ATTO  INCOSTITUZIONALE. Una tale formazione,     infatti lede i principi  partecipativi  sanciti dell’art. 49 della CARTA  il quale determina che: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” E’ del tutto evidente che l’organizzazione  del partito azienda è lontanissima dal praticare un metodo democratico che manca già nel suo interno  (niente congressi, se non in funzione della venerazione del capo, niente sezioni sul territorio, l’espulsione è l’unica modalità di gestire il dissenso che non è ammesso).  Il  vulnus decisivo a  questo articolo che ha aperto le porta al  PARTITO AZIENDA, è stato il referendum del 1993 sull’abrogazione del sistema elettorale proporzionale a favore del sistema maggioritario. Un referendum voluto dalle dirigenze dei partiti ormai diventati comitati elettorali , èlite rappresentative  di  potentati economici e finanziari    che con la scusa della governabilità, necessitavano di una legittimazione diversa da quella fornita dai militanti. Militanti il cui potere di “determinare con metodo democratico la politica nazionale” doveva essere fortemente ridimensionato se non limitato, per sottrarre al loro controllo e al loro giudizio la linea del partito. Il consenso per la vittoria del maggioritario nel referendum del 1993 fu  ottenuto millantando le dinamiche del  partito di massa come lungaggini foriere di corruzione, inculcando l’idea nella mente della gente, disgustata dai fatti di tangentopoli, che una forma decisionale diretta con un controllo popolare ridotto al minimo  avrebbe potuto favorire una condotta morale pulita. Un  sistema elettorale che premia oltre ogni misura chi ottiene un solo voto in più degli avversari e contiene dispositivi che escludono “dalla determinazione della politica nazionale”    una parte dei  cittadini  solo perché “associati in partiti” che non superano gli   sbarramenti definiti, lede il principio partecipativo dell’art.49 della costituzione. Volendo dunque trasporre questa nostra idea alla crisi politica attuale, è nostra convinzione che per estirpare “il bubbone maligno, che distrugge l’Italia, diffonde la corruzione, spazza  via il gioco democratico, fa vacillare le istituzioni, distrugge l’informazione, sottomette tutti i rapporti di classe al gioco dei potenti identificato in  Berlusconi, nel   governo in mano a Berlusconi, nel  berlusconismo” per dirla con Asor Rosa , è necessario rimuovere  il brodo di cultura nel quale questo è nato e proliferato  Per fare ciò è necessario restituire a tutti i cittadini il  diritto di “concorrere con metodo democratico a determinanre la politica nazionale” . Ciò sarà possibile solo tornando ad un sistema elettorale PROPORZIONALE SENZA SBARRAMENTI DI SORTA,  un sistema effettivamente rappresentativo di tutte le istanze e bisogni del popolo.  Tale sistema  esclude sul nascere ogni forma di populismo ed esaltazione dell’uomo solo al comando, ripristinando lo spirito partecipativo sancito dalla costituzione. Siamo coscienti che ciò significherebbe vanificare la sovranità popolare la quale  nel referendum del 1993 si è espressa a favore di un sistema maggioritario uninominale.  Giova peraltro ricordare che quella espressione popolare è già stata disattesa  dall’ultima legge elettorale che elimina la possibilità di eleggere direttamente i propri rappresentanti . Un altro  strappo alla sovranità popolare costituirebbe  un'ulteriore forzatura. Ma  considerato la mistificazione mediatica con cui si  ottenne il risultato  di quel 
referendum,  s'impone una  riflessione su quanto dannoso fu per la democrazia quell'esito . Invitiamo dunque tutti a prendere atto che in presenza di una sistema elettorale maggioritario espressione di un bipolarismo e bipartitismo che in Italia non si è mai realizzato, sarà praticamente impossibile liberarci di Berlusconi e del berlusconismo.

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