Per lungo tempo Retuvasa ha sottoposto agli amministratori di Colleferro alcune domande sul servizio idrico gestito da G6ReteGas (ex Italcogim), senza mai ottenerne risposta e di cui ripetiamo in sintesi i punti essenziali.
1- Come si giustifica il rilevante aumento delle tariffe, senza autorizzazione alcuna da parte del Comune di Colleferro?
2- Quali investimenti sono stati effettivamente realizzati dal concessionario del servizio?
Nell’ultima seduta del consiglio comunale le risposte formalmente ci sono state, ma nel migliore dei casi non significano nulla, nel peggiore rafforzano i nostri dubbi e timori.
Doveroso ringraziare il consigliere Pierluigi Sanna, che ha condiviso e dato voce in consiglio comunale alle nostre richieste. Il quadro che si prospetta si può sintetizzare in pochi concetti.
Il servizio idrico è gestito da un privato che si limita a intascare i soldi per gli allacci e riscuotere bollette, non investe un euro in nuove infrastrutture e mostra di non preoccuparsi di mantenere quelle esistenti.
Il Comune, che nel lontano 1997 ha consegnato al privato il servizio idrico, non interviene in modo adeguato a difendere ed informare cittadini:
· quando le bollette aumentano senza motivo
· quando non vengono rispettate decisioni assunte dal sindaco in persona, come quella del risarcimento nei casi di disservizi prolungati
· Sono sempre e solo le finanze pubbliche a garantire gli investimenti infrastrutturali o i necessari interventi di manutenzione, ma di ciò i cittadini non sono informati.
Le risposte fornite invece di chiarire suscitano ulteriori interrogativi ( rimandando al sito www.retuvasa.org per l'analisi puntuale delle risposte fornite dal comune).
Ogni aumento applicato dal gestore è legittimo solo se deliberato dal Comune e nel caso preso in considerazione non c’è traccia di delibera alcuna.
Il gestore in una lettera agli utenti afferma di aver informato il comune e cita a giustificazione tre delibere del CIPE . Da una prima lettura si evince che avrebbe dovuto semplicemente togliere il minimo impegnato , senza aumentare di un centesimo le tariffe.
L’autorizzazione di eventuali aumenti è comunque subordinata al rispetto di un tetto e ad un complesso di condizioni riferite al rispetto dei vincoli contrattuali, agli investimenti effettuati e alla qualità del servizio: in merito osserviamo la totale mancanza di trasparenza ed aspettiamo un'adeguata documentazione dagli organi competenti.
Tra le risposte della giunta leggiamo: “I costi aggiuntivi saranno recuperati nelle bollettazioni successive”. Cosa significa questa affermazione? Che il gestore avrebbe impunemente aumentato le tariffe, senza dover pagare nessuna penale, come ci si aspetterebbe in caso di inadempienza contrattuale?
Ricordiamo che, oltre al mese di novembre 2009, il sindaco aveva garantito lo stesso esonero in tariffa anche del mese di ottobre 2010, per analoghi motivi. Sarà in grado di imporre al gestore il mantenimento delle promesse che fa ai cittadini?
In generale, analizzando le delibere comunali, risalta l’assenza del gestore negli interventi di manutenzione.
Con quali soldi è stata pagata la ditta che ha ispezionato, rinvenuto e riparato il danno al pozzo n. 7? La gestione privata era stata introdotta a Colleferro, con apposito contratto di convenzione, proprio perché, si diceva, il privato avrebbe apportato capitali e competenze. Ci sembra che né l’una né l’altra siano arrivate.
Il pozzo n. 9 e le infrastrutture idriche e fognarie messe in opera al IV Km sono state finanziate da fondi regionali (fiscalità generale, quindi) per un milione e cinquecentomila euro. La progettazione, la direzione lavori e la realizzazione di questa opera non vedono mai Italcogim tra le ditte in appalto.
Sappiamo dell’incarico al prof. Rolle per una revisione del sistema idrico: ci chiediamo come mai un gestore che ha in mano la rete da oltre 15 anni non sia in grado di stilare un progetto innovativo della stessa. Incapacità o inaffidabilità? Perché il comune si è rivolto a personale esterno?
Un’altra particolarità della gestione idrica a Colleferro è che non siamo alla presenza di un solo privato, gestore della fornitura di acqua, ma di ben due. L’acquedotto non è unico, ma diviso in due parti.
In merito al primo abbiamo a disposizione alcune delibere di spesa del Comune che permettono un minimo di monitoraggio da parte dei cittadini.
Per quanto riguarda il secondo, quello del vecchio acquedotto Snia, non se ne sa quasi nulla. E’ certo che la società creata appositamente per sfruttare i pozzi presenti all’interno del sito industriale, il Consorzio Servizi Acqua Potabile (CSAP) intasca le bollette, di cui non si conoscono le modalità di composizione e i parametri utilizzati a tale scopo.
Una domanda sorge spontanea. Se ci sono difficoltà nel controllo delle linee di alimentazione idriche sul territorio cittadino, chi controlla le forniture private e la manutenzione di CSAP, società partecipata da alcune aziende del Comprensorio industriale? Non per essere scettici, ma visto quanto avvenuto negli anni passati all’interno del sito industriale un minimo di preoccupazione ci sembra lecita anche se i controlli vengono effettuati periodicamente.
La situazione appena descritta riesce a spiegare ancor meglio il risultato straordinario del referendum del 12 e 13 giugno scorsi, in cui più del 70% degli aventi diritto al voto del nostro comune si sono espressi per la ripubblicizzazione di tutti i servizi pubblici
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Ora spetta alla nostra amministrazione il compito di rispettare la volontà popolare, con due semplici atti: l'inserimento nello statuto comunale del principio che l'acqua è un bene indisponibile al mercato e, successivamente, la costituzione di un'azienda speciale comunale, secondo principi di trasparenza, economicità ed efficienza, in grado di reinvestire gli utili per migliorare il servizio e non per gonfiare le tasche del privato, chiunque esso sia.
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