Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 20 novembre 2013

Grecia Una sola via d'uscita dalla crisi

di Matteo Bavassano
Sono ormai tre anni che in Grecia siamo di fronte ad una situazione rivoluzionaria, si susseguono scioperi generali e manifestazioni, mobilitazioni di massa. Ma appunto per la lunga durata dei sommovimenti sociali, la situazione sembra stazionaria, non c'è al momento un'escalation positiva dell'organizzazione delle masse e nemmeno una radicalizzazione delle rivendicazioni tale da spingere queste stesse masse su di un terreno di lotta rivoluzionaria contro lo Stato e per la presa del potere, unica soluzione realistica alla crisi. Questa situazione di stallo rischia di prestare il fianco alla reazione borghese. Più che ad una diretta minaccia fascista, che pure esiste perché l'organizzazione di Alba dorata non è assolutamente da sottovalutare, ci sembra che il pericolo più immediato per le masse e le loro mobilitazioni sia dato dai partiti borghesi tradizionali che sono ora al governo della Grecia e che sembrerebbero intenzionati ad alimentare il clima di tensione nel Paese tramite le loro truppe fasciste per poi reprimere questi e la sinistra rivoluzionaria, ma non solo quella, per riuscire a normalizzare il Paese distruggendo il movimento di massa e terminando così i piani di spogliazione della Grecia voluti del grande capitale europeo e dai grandi capitalisti greci.
   
Attacchi fascisti e risposte “antifasciste”
Da mesi ormai le squadracce di Alba dorata sono passate dalle parole ai fatti, perseguitando in particolare gli stranieri, con vere e proprie retate nei quartieri multietnici e delle cacce all'immigrato, nonché aggressioni a militanti antifascisti e di sinistra, ma l'episodio simbolo, che ha scatenato una forte reazione delle masse, è stata l'uccisione del rapper di sinistra Pavlos Fyssas il 18 settembre: le manifestazioni antifasciste si sono legate allo sciopero generale del 23 settembre. In seguito alle proteste di massa lo Stato greco ha dovuto arrestare alcuni dei leader di Alba dorata, che però continua nelle sue attività grazie alla connivenza ormai ampiamente dimostrata con le forze dell'ordine ed ampie frange degli apparati statali.
Qualche giorno fa due militanti di Alba dorata sono stati uccisi in un agguato che è stato poi rivendicato dalle “Squadre rivoluzionarie popolari combattenti”, che sarebbero nate dalla fusione di alcuni gruppi terroristi già presenti ed attivi in Grecia. Ma è questo ciò di cui ha bisogno il proletariato greco? Possono questi gruppi rappresentare anche solo un rimedio all'avanzata della reazione? In realtà l'azione di questi gruppi terroristi è largamente dannosa per il movimento di massa: attualmente, il governo di Samaras sta cercando di far passare una legge contro gli "opposti estremisti" che reprimerebbe sì Alba dorata, ma al fine di distruggere le organizzazioni di sinistra e strangolare il movimento delle masse. In questo quadro ogni azione di terrorismo individuale serve solamente ad esasperare la situazione e a dare un'arma in più al governo: la difesa dai fascisti deve essere organizzata dalle masse, in quanto necessità insopprimibile della lotta contro il governo, l'austerità e il capitalismo, non da piccoli gruppi velleitari che fanno il gioco dei padroni, quando non sono direttamente infiltrati da provocatori dei servizi.
La soluzione all'impasse attuale è l'organizzazione del movimento delle masse 
Siamo ad una svolta critica: le mobilitazioni in Grecia stanno sì continuando, come dimostra l'ultima  manifestazione di 20.000 persone del 17 novembre per ricordare gli studenti repressi dalla dittatura dei colonnelli, ma dai sondaggi Alba dorata è in crescita. Se il movimento di massa non si organizza, non si dà una struttura democratica di lotta, se non sorge un partito veramente rivoluzionario, le mobilitazioni rischiano di andare scemando e di non reggere l'urto dei fascisti o della repressione statale sotto forma di “normalizzazione democratico-borghese”. È ormai chiaro a tutti coloro che vogliono vedere che Syriza non è in grado di dare una prospettiva reale alle masse, tanto più che sta ulteriormente rivelando il carattere moderato, riformista e quindi impotente del suo programma. La soluzione però non è certo quella terrorista, come già detto, ma la creazione di un forte partito rivoluzionario che possa promuovere la nascita e l'organizzazione di organismi delle masse in lotta. La nascita di un tale partito può maturare solo da settori del movimento sindacale e di masse critici verso la politica sempre più marcatamente socialdemocratica di Syriza, ed anzi per questo compito il disvelamento della vera natura dei dirigenti di questo partito potrebbe liberare uno spazio politico per guadagnare settori d'avanguardia al programma rivoluzionario.

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