Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 23 marzo 2014

Frosinone. L'acqua tornerà pubblica.

Luciano Granieri


La giornata mondiale dell’acqua non poteva essere onorata meglio.  Sabato scorso 22 marzo il coordinamento dell’acqua pubblica di Frosinone ha convocato stampa e cittadini per annunciare l’avvenuta approvazione, all’unanimità da parte della Regione Lazio, della legge relativa alla “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”.  Severo Lutrario, portavoce del coordinamento, insieme con Fulvio Pica e  Nadir Alkadibi del coordinamento di Torrice, che ha seguito da vicino le operazioni di voto alla Pisana,  hanno spiegato  l’eccezionale  importanza  che riveste l’approvazione di questa legge. Una procedura  straordinaria e unica per come si è determinata. 

La  legge sulla tutela, governo e gestione pubblica delle acque   è il primo provvedimento di iniziativa popolare proposto all’esame   del Consiglio regionale, grazie alla raccolta di 37.000 firme e la sottoscrizione di 40 Comuni,  che è stato effettivamente   discusso e posto a votazione da un’istituzione pubblica. Il diritto sancito della Costituzione sull’obbligatorietà  dell’ esame delle leggi di iniziativa popolare, non è stato mai riconosciuto ai cittadini a nessun livello, né locale e men che meno nazionale. Ciò che è avvenuto quindi presso la Regione Lazio è un evento fino ad oggi unico  anche se dovrebbe costituire la norma.  

Il secondo elemento di straordinaria rilevanza è che la legge approvata dalla Regione è una delle prime, se non la prima,  che ristabilisce e applica quanto  i cittadini hanno sancito in materia di gestione pubblica e partecipata del servizio idrico con il referendum  del 2011. Un risultato epocale anche  per i movimenti per l’acqua pubblica, per le associazioni e i cittadini del Lazio  che attraverso il referendum prima, e  l’approvazione della legge d’iniziativa popolare poi, hanno imposto alla politica spesso schiava delle lobby  multinazionali il rispetto di un principio inderogabile  quale quello dell’indisponibilità al lucro di  risorse naturali come l’acqua .   

La normativa approvata dalla Regione Lazio all’art.2 stabilisce che “L’acqua è un bene comune e un dritto umano universale. La disponibilità e l’accesso   individuale e collettivo all’acqua potabile, in attuazione dei principi costituzionali, sono garantiti in quanto diritti inalienabili ed inviolabili della persona”    Inoltre all’art. 4 si stabilisce che ”…..la gestione del servizio idrico integrato  deve essere svolta nel rispetto dei principi costituzionali, degli esiti referendari…….inoltre la  medesima gestione deve essere svolta senza finalità lucrative e ha come obbiettivo il pareggio di bilancio, persegue finalità di carattere sociale e ambientale ed è finanziata attraverso risorse regionali e meccanismi tariffari"  .  

Come si vede è  un’imposizione, nero su bianco, dei principi espressi del referendum.  Un ulteriore  elemento fondamentale introdotto è il finanziamento del servizio che è di origine tariffaria ma anche sovvenzionato dai fondi regionali, dunque pubblici .  Altro  aspetto importante inserito nella norma è il riassetto territoriale   con la definizione di degli Ambiti di Bacino Idrografico  (Abi), zone  entro cui verranno disciplinate  la cooperazione fra gli enti locali,   le modalità per l’organizzazione e la gestione del  servizio attraverso il governo delle varie fasi su cui  esso si struttura:  la captazione, l’adduzione e la distribuzione dell’acqua,  gli impianti di fognatura  e di depurazione il trattamento  delle acque reflue.  

In pratica negli Abi  sono direttamente i comuni responsabili del corretto funzionamento del  servizio.  A loro è demandato il controllo sulle eventuali perdite della rete idrica. Inoltre  qualsiasi proposta o decisione che un rappresentante del Comune porterà in sede di conferenza  dell’Abi dovrà essere il frutto della discussione e votazione  all’interno del consiglio comunale,il  quale dovrà deliberare anche con il  concorso della diretta partecipazione dei cittadini. 

Si determina quindi  un’ organizzazione totalmente diversa da quella adottata fino ad ora, basata sugli Ambiti territoriali ottimali (ATO). Un carrozzone  dove i sindaci coinvolti,   la cui funzione dovrebbe essere quella di vigilare nell’interesse dei cittadini  sul rispetto dei contratti da parte del gestore privato,  non hanno neanche contezza della conformazione degli impianti, degli investimenti realmente effettuati dalla controparte,  non possono o non vogliono tutelare gli interessi della comunità spesso operando nell’interesse di quello stesso gestore che dovrebbero controllare.  

Questi sindaci, partecipano alla conferenza senza aver ricevuto alcun mandato dai propri consigli comunali, possono allinearsi senza alcuna responsabilità verso la collettività  ai desiderata delle multinazionali di turno.  Lo spettacolo che ha offerto e tutt’ora offre, la maggioranza dei sindaci dell’Ato di Frosinone è ignobile.  Acea ha potuto fare e disfare a proprio piacimento, non investire i fondi promessi   , imporre aumenti tariffari  retroattivi  e  bollette fuori controllo,  minacciare gli utenti, senza che la conferenza di sindaci ponesse la minima obiezione.  

I sindaci non hanno neanche avuto la forza di invocare  la  rescissione del contratto per colpa nei confronti di Acea ,  una prerogativa che la mala gestione del gestore privato, ampiamente comprovata,  avrebbe  dovuto essere esercitata  con forza e decisione. Una serie di misfatti  si è  dispiegata indisturbata negli anni , culminata con la  determinazione    delle tariffe avvenuta il 5 marzo scorso. Una pianificazione tariffaria ottenuta    secondo una procedura illegale, basata non sul piano operativo, che qualora fosse esistito,  avrebbe svelato la più che insufficiente qualità del servizio e previsto  il pagamento di penali, ma prendendo a modello il piano tariffario del tutto aleatorio e superficiale  dell’”Autorità dell’Energia  Elettrica e Gas”  gravato da ulteriori aumenti. 

Il  tutto per assicurare   ad Acea una tariffa più che congrua  ai propri  profitti e assolutamente vessatoria per i cittadini. Con l’approvazione della nuova legge regionale tutto ciò non sarà più consentito.  Il controllo sul gestore  pubblico,  e non più privato,  avverrà da parte dei consigli comunali e dei cittadini. Sabato 22 marzo, giornata dell’acqua, i cittadini del Lazio hanno celebrato una vittoria epocale.  Il riconoscimento di un diritto fondamentale,  come l’accesso all’acqua,  strappato  con la mobilitazione caparbia e condivisa, alla speculazione del capitalismo finanziario supportato dalla politica dei comitati elettorali.  La via è tracciata non rimane che perseguirla con maggiore tenacia.


Di seguito i video della Conferenza.

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