Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 22 settembre 2015

La proprietà privata è un furto.

Luciano Granieri



L’articolo 42 della Costituzione la garantisce la  proprietà privata . Ma la legge  ne determina i modi di acquisto,  godimento e i limiti, allo scopo di assicurarne la funzione sociale e l’accessibilità alla comunità . In base al dettato costituzionale, la proprietà privata può, in base a quanto prevede  la  legge, e quindi nel caso in cui non ne sia assicurata la funzione sociale, essere espropriata, salvo indennizzo, per motivi di interesse generale. 

Nella nostra città fra i tanti pezzi di proprietà privata che tolgono spazio e respiro ai cittadini ne esiste uno a cui si potrebbe, anzi  dovrebbe,  applicare l’art.42 della Costituzione. Ci riferiamo al piazzale di Via Tiburtina in zona De Mattheis, situato di fronte all’ufficio postale. Si tratta di un’area rigorosamente transennata, con tanto di cartello “proprietà privata”, tenuta in  condizioni indecenti. L’asfalto del piazzale è scrostato, invaso da erbacce e sporcizie varie. Un monumento al degrado posto nel pieno centro della città bassa. 

Qualche anno fa il piazzale era adibito a fermata e stazionamento dei mezzi del Cotral che in quel tratto di strada transitano numerosi, soprattutto negli orari di punta. Non potendo oggi usufruire di quello spazio perché il proprietario non ha più  ritenuto consono adibire la sua proprietà   a quell’uso, i pullman sono costretti a fermarsi per la strada, congestionando il traffico, con conseguente aumento dell’inquinamento. 

Il risultato è che da un lato c’è un pezzo di città sfregiata da un piazzale  privato sporco e in degrado,  perché  evidentemente il proprietario non ritiene doveroso impegnare risorse economiche  per pulirlo e  renderlo decente, dall’altra gli autobus, non potendo usufruire di quel parcheggio, intasano la strada e, insieme alle altre autovetture coinvolte nell’ingorgo, avvelenano l’aria di anidride carbonica e PM10. Non ci si può dunque  meravigliare  se Frosinone è  ai primi posti fra le città più inquinate. 

Non sappiamo chi sia il proprietario di quello spazio, proprietà tanto strenuamente difesa, è certo però  che così come è messa, quell’area squalifica la decenza  urbanistica cittadina e non assolve alla funzione sociale  prevista  dall’art.42 della Costituzione,  in quanto non ospita più gli autobus. 

Le condizione per espropriare il piazzale e restituirlo alla sua   destinazione d’uso originaria ci sono tutte. Cosa aspetta il sindaco a far rispettare quella Costituzione su cui ha giurato? Ci sarebbe la questione dell’indennizzo da corrispondere al proprietario. Il caso non sussiste, perché i danni in termini di inquinamento e  di deterioramento del decoro urbano superano abbondantemente il valore dell’indennizzo. Ma un sindaco cosi intimamente legato ai poteri forti è in grado di imporre  l'interesse  dei cittadini e impegnarsi  affinchè essi possano tornare  in possesso di un’area di indubbia utilità per la collettività? La risposta mi pare scontata. 


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