Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 3 ottobre 2015

Massacro negli Stati Uniti: perché i politici hanno il sangue sulle mani

Henry A. Giroux

 Dieci persone sono state uccise e sette ferite di recente in una sparatoria di massa in un college americano, l’Umpqua Community College di Roseburg, in Oregon. Queste sparatorie sono più che un’altra tragica espressione di violenza incontrollata, negli Stati Uniti, sono un sintomo di una società inghiottita dalla paura, dal militarismo, dalla morale della sopravvivenza soltanto di coloro che sono più adeguati e da un crescente disprezzo della vita umana. Purtroppo questa sparatoria non è un incidente isolato. Oltre 270 sparatorie di massa sono avvenute negli Stati Uniti soltanto quest’anno, dimostrando ancora una volta  che  non ci si sta occupando delle condizioni economiche, politiche e sociali che stanno alla base di tale violenza.
La repressione di stato, lo sfrenato interesse personale, una vacua morale consumistica, e valori militari, sono diventati i principi che organizzano la società americana, producendo un’indifferenza verso il bene comune, la pietà, l’interesse per gli altri, e l’uguaglianza. Dato che le persone crollano nei valori  individualizzati di una banale cultura consumistica e nell’attrazione delle ossessioni private, la società americana flirta con forme di irrazionalità che sono al centro di ogni aggressione quotidiana e del  declino  della vita pubblica. La società americana viene spinta da valori smodati di mercato in cui le azioni finanziarie sono separate dai costi sociali, indebolendo ulteriormente qualsiasi senso di responsabilità sociale.
Inoltre, un inefficiente e gigantesco complesso di sorveglianza militare-industriale alimentata dalla guerra al terrore insieme all’infinito consumo dell’America di violenza  come divertimento e la celebrazione di una cultura pervasiva delle armi normalizza la violenza di ogni giorno dichiarata contro i giovani di colore, gli immigrati, i bambini, alimentata nella scuola e fino alla probabilità della prigione, e contro altri considerate disponibili. I politici americani ora tentano di governare gli effetti della violenza sistematica mentre  ignorano le cause che ne stanno alla base. In queste circostanze, una società satura di violenza guadagna acquista fiducia quando i suoi capi politici hanno rinunciato all’idea del bene comune, della giustizia sociale e dell’uguaglianza e tutti queste sembrano essere diventate reliquie della storia negli Stati Uniti.
Di fronte alle sparatorie di massa, la macchina dell’amnesia partirebbe in quarta,       sostenendo che le armi non sono un problema e che le cause di tale violenza possono essere in gran parte attribuite ai malati di mente. In realtà,  come hanno osservato due ricercatori della Vanderbilt University, il Dr. Jonathan Metzl e Kenneth T. MacLeish, in uno studio pubblicato sull’ American Journal of Public Health [Rivista Americana di salute pubblica]:  “Meno del 6% delle 120.000 uccisioni compiute con delle armi, negli Stati Uniti, tra il 2001 e il 2010 sono state perpetrate da persone cui era stata diagnosticata una malattia mentale.”
Forse non è un’esagerazione sostenere  che il governo americano ha sangue sulle sue mani a causa del rifiuto del Congresso di controllare una lobby delle armi  che produce un militarismo crescente che sanziona una faccenda sentimentale se  con le istituzioni commerciali scatenate, con gli interessi finanziari e le culture della violenza prodotte in massa. La sparatoria nel college dell’Oregon è la quarantunesima sparatoria avvenuta in una scuola quest’anno, mentre ci sono stati 142 incidenti violenti sulle proprietà scolastiche fin dal 2012. Tuttavia la violenza continua incontrollata,    legittimata dagli atti di codardia dei politici che si rifiutano di attuare la legislazione per frenare la proliferazione delle armi e di appoggiare una legislazione così elementare come i controlli sul passato delle persone che l’88% degli Americani appoggia.
Gli Americani sono ossessionati dalla violenza. Non solo possiedono quasi 300 milioni di armi da fuoco, hanno anche una relazione sentimentale con armi potenti come le pistole semi-automatiche 9MM Glock e i fucili d’assalto AR 15. La rabbia collettiva, la frustrazione, la paura e il risentimento caratterizzano sempre  di più una società in cui le persone sono senza lavoro, i giovani non possono immaginarsi un futuro decente, i comportamenti quotidiano vengono criminalizzati, la disuguaglianza di ricchezza e di reddito sta aumentando rapidamente, e la polizia viene vista come un esercito di occupazione. Questa non è soltanto una ricetta per la violenza casuale e per le sparatorie contro molte persone; fa sì che questi atti appaiano come di routine e ordinari.
Il presidente Obama ha ragione ad affermare che la violenza che vediamo negli Stati Uniti è “una scelta politica che facciamo e che permette che questo avvenga.” Mentre
prende di mira la lobby delle armi, specialmente la National Rifle Association*, quello che Obama manca di trattare è che l’estrema violenza è sistematica nella società americana ed è diventata il fondamento della politica e deve essere capita all’interno di un più ampio contesto storico, economico, culturale e politico. Per essere precisi, la politica è diventata un’estensione della violenza spinta da una cultura di paura, crudeltà e odio legittimata dai politici comprati e venduti  dalla lobby delle armi e da altri interessi militaristici collegati. Inoltre la violenza è ora trattata come uno sport, un’industria che produce piacere, una fonte di importanti profitti per le industrie della difesa, e un’influenza corrosiva sulla democrazia americana. In quanto tale è espressione di una più profonda corruzione etica e politica nella società americana.
Mentre gli Stati Uniti passano da uno stato di benessere a uno stato di belligeranza, la violenza dello stato diventa una norma. La bussola morale dell’America e i suoi più alti ideali democratici, hanno cominciato ad appassirsi, e le istituzioni che una volta erano designate ad aiutare le persone, ora servono in gran parte a sopprimerle. Sono importanti le leggi sulle armi, è importante la responsabilità sociale, è importante un governo reattivo. Allo stesso tempo i membri delle lobby delle armi non dovrebbero essere importanti, il denaro che controlla la politica non dovrebbe essere importante, la folle proliferazione di violenza folle nella cultura popolare non dovrebbe essere importante, e neanche la militarizzazione continua della società americana dovrebbe essere importante.
La violenza con le armi in America è legata inevitabilmente alla violenza economica e alla violenza riprodotta dai politici che preferirebbero appoggiare il complesso militare-industriale delle armi che occuparsi delle necessità più elementari e dei problemi sociali che devono affrontare  gli Americani. Quando la violenza diventa un principio per organizzare la società, il tessuto di una democrazia inizia a disfarsi,  facendo capire  che l’America è in guerra con se stessa. Quando i politici si rifiutano a causa del loro piccolo io  e per interessi finanziari di affrontare le condizioni che creano tale violenza, hanno le mani insanguinate.
Henry A. Giroux attualmente ha la cattedra alla McMaster University per Scholarship in the Public Interest presso il Dipartimento di studi inglesi e culturali. E’ anche professore alla Ryerson University. I suoi libri più recentisono: America’s Education Deficit and the War on Youth (Monthly Review Press, 2013) [Il defiti di educazione dell’America a la guerra ai giovani], e Neoliberalism’s War on Higher Education (Haymarket Press, 2014) [La guerra del neoliberalismo contro l’istruzione superiore].Il suo sito web èwww.henryagiroux.com.

Nessun commento:

Posta un commento