Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 14 novembre 2016

Trump e i vecchi arnesi.

Luciano Granieri



Si  sprecano le analisi, fra gli osservatori politici, sulle cause dell’ascesa  di Trump alla presidenza degli Sati Uniti d’America. Il populismo, il voto di pancia, la sordità delle èlite verso l’impoverimento della classe media bianca, queste sono alcune delle cause individuate per giustificare l’esito elettorale americano  del tutto inaspettato. 

Ma in realtà l’America e tutto l’occidente si portano dietro un pesante  fardello di vecchi ripugnanti arnesi. Il razzismo, l’intolleranza, sono orrori atavici . Il Klu Klux Klan, che oggi gioisce alla vittoria del miliardario newyorkese, esiste dal 1865. Nel 1932 imperversava nel Middlewest la Black Legion. Un organizzazione che vessava  sindacalisti e comunisti così come il KKK perseguitava i neri. Il predominio del Wasp (White Anglo Saxon Protestant) è stata una costante storica  nella società americana , anche durante la presidenza Obama.  

Personaggi intrisi di odio come il senatore Mc Carthy , presidente delle commissione per le attività anti-americane ,  che agli inizi degli anni ’50 perseguitava chiunque fosse "diverso" (nero, povero, comunista) oppure il  governatore dell’Arkansas  Orval Faubus, che  nel ’55 chiuse le scuole pubbliche del suo Stato ai neri, rifiutandosi di applicare le leggi per l’integrazione razziale,  hanno scritto pagine importanti quanto desolanti della  storia americana .  Per non parlare di movimenti come  la John Birch Society  un’organizzazione razzista, antisemita, omofoba, nata  nel  1958 in Indiana che  non esitava a perseguitare chiunque non corrispondesse all’archetipo Wasp. 

Con questi vecchi arnesi, i cui eredi  oggi inneggiano alla vittoria di  Trump, l’altra società americana, quella dei “non conformi”, ha dovuto sempre fare i conti.  Sono   carabattole  vecchie ma fondamentali,  perchè costituiscono le  basi di un’architrave chiamata imperialismo. Le fondamenta su cui poggia   non solo l’eletta società americana, ma tutto  l’occidente . 

Però  oggi parlare  di antimperialismo è fuori dal tempo. Si   citano    categorie ormai storicamente stantie.  Sono gli anticapitalisti e antimperialisti ad essere fuori dalla storia.  Reduci di un mondo ormai disperso nei meandri del passato.  E allora c’è poco da stupirsi dell’affermazione di Trump, del resto  anche con la vittoria della  Clinton non è che le cose sarebbero  molto cambiate.  Giustizia sociale, diritti umani e civili , non si esercitano in una società imperialista e liberista, dunque sono anch’esse categorie vecchie, antistoriche. Allora sarebbe  necessario per il futuro scrivere un’altra storia. Ne avremo le forze? 

Di seguito pubblico due frammenti tratti da  un recital di Stefano Benni, che attraverso il racconto della vita di Thelonius Monk   descrive come meglio non si potrebbe l’anima razzista dell’America Imperialista.  Accompagna Benni Umberto Petrin   al pianoforte.

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