Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 22 agosto 2017

"Peace Piece" per un'evasione musicale

Jerry Jazz Musician
traduzione di Luciano Granieri

Bill Evans


Per minimizzare l’evidenza , il nostro mondo dal 20 gennaio scorso è destinato a non essere più lo stesso. La scienza è diventata una fiction, le istituzioni democratiche sono minacciate, le relazioni globali, che devono essere coltivate per generazioni, sono svalutate ed incomprese, e il nostro mondo è in completo tumulto. Piaccia  Hillary  o no è difficile contestare   quella che è stata    la sua  valutazione più onesta di Donald Trump in campagna elettorale, quando  disse “Un uomo che puoi provocare con un tweet non è un uomo a cui si possano affidare  con fiducia le nostre armi nucleari”.

Dunque  ecco dove oggi ci troviamo, sull’orlo di una catastrofica guerra grazie al narcisismo del nostro infantile  presidente, delle sue menzogne senza fine, della sua dipendenza da Twitter. Dove è richiesta una pacata riflessione e una certa diplomazia si risponde con   una retorica rovente ed impulsiva. I membri dello staff della comunicazione presidenziale   mandano  continuamente   messaggi di  sfida, tanto da suscitare una prevedibile reazione da parte di un  qualche  strano avversario che può rivelarsi  imprevedibile e quindi pericoloso, una persona ancora più sconnessa di Mr. Trump.

Come sfuggire alla follia?  Con un giro su un campo da golf? Forse.  Con   un salto al cinema, una corroborante passeggiata nel parco, portando a spasso il tuo Labrador, tenendo un bambino in braccio, spegnendo tutti i notiziari per meditare?

Stamattina ho trovato una fuga salvifica nella musica di Bill Evans, in particolare nel suo scintillante piano solo “Peace Piece”. Questa brillante e meditativa registrazione del 1958 – un evidente evasione dalla pazzia dovuta alla caratteristica  esecuzione in piano solo- scaturisce dall’introduzione del brano di Leonard Bernstein “Some Other Time” il quale,  mentre Evans  lo stava   suonando, disse: “Ha iniziato a metterci molto del suo feeling, della sua identità in un modo che non avrei mai pensato, bene, terrò in gran conto la sua esecuzione.

Secondo il biografo di Evans Keith Shadwick l’improvvisazione di “Peace Piece” “ha richiamato  l’approfondita conoscenza di Evans della musica di compositori come  Satie, Ravel, ed - in parte – Scriabin”. Il brano fu anche di ispirazione a Miles Davis che lo volle utilizzare nella sessione di registrazione di Kind of Blue.

Quindi…. Per godere di almeno sette minuti di pura e semplice bellezza, per godere di un isola di quiete cliccate qui sotto.


“Pace”

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