Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 8 dicembre 2017

Potere al Popolo assemblea per la costituzione di una lista popolare

Luciano Granieri



 Domenica prossima 10 dicembre a partire dalle ore 16,30 presso l’auditorium De Sica di Sora,  si terrà  l’assembla territoriale della costituenda lista popolare “Potere al Popolo”.

Anche il   blog Aut-Frosinone  sarà della partita .  Accettiamo  la sfida di costruire, anche attraverso la partecipazione alle prossime elezioni, un esercito di sognatori compatto e determinato che marci  verso una società più libera, giusta ed equa. 

L’appello lanciato dal centro sociale napoletano “Je So’ Pazzo, ex Opg", e denominato per l’appunto  “Potere al Popolo”, ha avuto  il merito di gettare sul tavolo della questione elettorale, fuori da ogni ipocrisia o tatticismo,  la forte e, ostinatamente  ignorata dalle oligarchie politico-finanziarie,  esigenza delle persone di voler incidere nella determinazione delle politiche che riguardano la propria vita. Non è una pretesa così campata in aria, perché sancita dall’art.49 della Costituzione. 

Questa esigenza è emersa in modo prepotente  durante la campagna referendaria che ha sonoramente bocciato la riforma costituzionale Renzi-Boschi.  Quella riforma  avrebbe  concentrato nelle mani dell' esecutivo - espressione di una legge elettorale finalizzata alla semplice  ratifica di scelte operate da  consorterie oligarchiche -  il potere di vita o di morte su ogni cittadino. Così come si sarebbe imposta una  brusca destrutturazione delle forme di partecipazione  quali  i referendum e le leggi d’iniziativa popolare.  

A questa ulteriore ed effettiva esclusione dalla sovranità popolare  le persone che in carne ed ossa provano a tirare avanti con un  lavoro precario e schiavizzato , a difendere il proprio reddito dagli assalti della speculazione finanziaria, hanno imposto  un fragoroso No. Anche perché la massa degli esclusi dalle prerogative sancite dall’art.49 cost., guarda caso,  non può accedere a cure sanitarie efficaci, non può ambire ad una scuola decente per i propri figli, in molti casi rischia di vedersi  cacciata dalla propria casa  perché la  lobby  fondiaria necessita di cemento con cui portare avanti i propri giochi speculativi. 

Dal momento che le donne,  gli uomini, italiani, stranieri, inclusi nella devastata cerchia degli esclusi, sono una grande maggioranza, sempre più in crescita, è giusto che a loro venga attribuito il potere di  decidere dei propri destini.  E’ sacrosanto opporsi al fatto che  un governo, manovalanza  dei potentati finanziari, insieme con   quattro notabili rinchiusi  nelle stanze di Bruxelles e Strasburgo,   continuino a determinare la povertà di molti e la ricchezza di pochi. 

Potere al popolo dunque. Ma attenzione, il popolo cui si deve attribuire la capacità di esercitare tale prerogativa, deve essere in grado di assolvere  al meglio questo compito. Per far ciò è necessario ricostruire una coscienza  che, una volta, si chiamava di classe. Il termine non è obsoleto, è tuttora estremamente attuale. Anzi il fatto che venga ogni volta derubricato a vecchio arnese dell’arrugginita cassetta degli attrezzi comunisti, significa che incute paura nella classe  che ha vinto imponendo le leggi  ultraliberiste. 

Per ricostruire questa coscienza non è fondamentale  diffondere  il verbo  di Marx, per quanto sarebbe utilissimo,basterebbe spiegare come il colpevole di uno stato d’indigenza  non sia  l’extracomunitario che viene a rubare il lavoro ai poveracci. Il  presunto carnefice   è  vittima come   noi,  entrambi siamo preda dello sfruttamento di un sistema predatorio che basa la sua forza anche alimentando guerre  fra poveri.  Basterebbe spiegare che la salute, il lavoro, la scuola, l’accesso ai beni indispensabili per la vita, sono diritti sacrosanti, non privilegi da  petire  o pagare alimentando sporchi profitti privati. 

Purtroppo dopo la devastazione culturale iniziata nell’era dello storytelling  reaganiano e tatcheriano, che ha imposto la  valorizzazione personale  fondata  sull’avere e non sull’essere, ha convinto i poveri a votare per i ricchi, è difficile ricostruire un tessuto culturale basato sulla solidarietà sociale.  Ma ciò è quanto   l’esercito dei sognatori deve  fare. Le prossime elezioni possono  costituire solo una tappa, un primo tassello utile a costruire un progetto molto più grande e ambizioso.   Ecco perché l’evento elettorale va gestito con attenzione affinchè non si trasformi da opportunità in  fallimento. Sarebbe un disastro tale da inibire la partenza dell’intero progetto. 

La vicenda dell’”Alleanza per la Democrazia e l’Eguaglianza” , i convocati del Brancaccio da Falcone e Montanari  per intenderci, deve costituire per noi un monito a non ripercorre certi errori. La collegialità invocata in quel progetto, poi naufragata sotto le mire spartitorie di formazioni strutturate, solo per la disponibilità dei finanziamenti provenienti dalla presenza in  parlamento,  ha riproposto tutti gli incubi vissuti nelle precedenti esperienze fallimentari  della  Sinistra Arcobaleno e di Rivoluzione Civile. 

La nostra fortuna è che fra coloro i quali hanno accettato la sfida ci sono partiti e gruppi che sono fuori dal Parlamento e dunque non hanno sostanze da mettere sul tavolo per rivendicare una presunta supremazia. Però, secondo me, un minimo rischio di colonizzazione c‘è . Sta a noi, quelli  che hanno accolto la sfida,  vigilare affinchè ciò non accada. Ricordo che il popola ha il potere quando può esprimersi liberamente e collettivamente  a cominciare dall’entità organizzativa con cui intende proporsi agli elettori. 

Si deve costruire un soggetto in cui ci sia reale parità, dove tutti siano disposti a recedere da  mire che   siano diverse da quelle della collegialità delle decisioni. E soprattutto ci deve essere la certezza  che a  nessuno, indipendentemente dal risultato elettorale,  venga la voglia di  abbandonare il progetto dopo le elezioni.  L’immagine di un movimento popolare strumentalizzato da soggetti il cui obbiettivo  reale  fosse quello di rientrare  in Parlamento, sarebbe deleteria  e devastante per l’esercito di  sognatori che effettivamente reclama l’ambizione di esercitare il potere.  

Sarebbe come risvegliarsi bruscamente dal sogno, ma a noi piace sognare non è vero?

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