Ha vinto Zingaretti, evviva Zingaretti! Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del
Pd, avendo sbaragliato i concorrenti (Martina e Giachetti) ai gazebo. Un
milione e seicentomila , fra militanti e simpatizzanti , lo hanno incoronato segretario
.
Essendo di Potere al Popolo non voglio esprimermi sulla natura delle consultazioni.
Però qualche riflessione sul merito mi sento di proporla. Il concetto più battuto per definire ciò che sarebbe dovuto essere il
nuovo Pd è stato quello della discontinuità. Lo stesso Zingaretti più volte ha
dichiarato che il nuovo corso si sarebbe incardinato sulla discontinuità con le politiche fin qui
adottate dal Pd. Ebbene scusate tanto ma io questa discontinuità non la
vedo.
Come presidente della Regione
Lazio il fratello di Montalbano ha
perseguito la stessa strategia della Polverini sulla distruzione della sanità pubblica. Anzi ha
fatto di peggio. In nome della medicina di prossimità, ma realizzatasi, sono
stati chiusi ospedali e presidi sanitari, i pronto soccorso sono quotidianamente al collasso, e i tempi d’attesa per esami e visite specialistiche
sono biblici. Si dirà che la sanità della nostra Regione è commissariata per i
buffi provocati da Storace. Una situazione così grave tanto da dover appaltare a cooperative i servizi di Cup e Recup che pagano i propri
addetti con stipendi da fame, o chiudere i consultori pubblici, oppure svendere
il San Giacomo per 61 milioni di euro . Si da il caso però che per
sovvenzionare la sanità privata, religiosa
i soldi , e tanti, sono saltati fuori .
La continuità di Zingaretti è emersa anche nella messa a profitto di un bene
necessario alla vita come l’acqua. I decreti attuativi della legge regionale 5
sulla ripubblicizzazione della risorsa idrica sono stati approvati dopo anni di
proteste dei comitati, ma in un senso del tutto contrario allo spirito della
legge e a favore della multi utility Acea . In realtà un minimo di
discontinuità con la giunta Poverini è emersa sui rifiuti. L’ex sindacalista,
quando ha guidato la Regione, uno
straccio di piano sullo smaltimento
l’aveva redatto. Zingaretti, dopo continui solleciti dell’Unione Europea, è riuscito a partorirlo solo qualche mese fa,
lasciando la Regione, per una consiliatura piena, senza una visione strategica
sul trattamento dei rifiuti, favorendo
per anni una gestione basata su deroghe e urgenze il cui risultato è stato il
proliferare di discariche, inceneritori, legali ed abusivi.
Passando a livello
nazionale, non mi pare che il Pd di
Zingaretti prefiguri una discontinuità con quello del precedente segretario. Le politiche sul mercato del lavoro, tese a costruire
un’enorme platea di schiavi mal retribuiti e privi di ogni diritto, a quanto
pare, non saranno cambiate, così come rimarrà intatta la buona scuola, o scuola
per i ricchi. Sul piano dell’immigrazione un grande elettore di Zingaretti è
stato proprio Minniti, quello della prima criminalizzazione delle Ong, e dei lager in Libia. Anche per
Zingaretti una patrimoniale è vista come il fumo negli occhi, quando questa
sarebbe l’unico provvedimento decente per ridurre le diseguaglianze.
Sul piano
europeo il Pd zingarettiano continua ad
appoggiare, con convinzione la
politica di austerity scritta sotto dettatura dei potentati finanziari, con
l’apertura al movimento + Europa
della Bonino che vuole si cambiare i trattati, ma in senso più restrittivo,
abbassando il rapporti deficit/pil al 2%.
Per tornare sul nostro territorio, grande
elettore di Zingaretti è stato anche
quel Dario Franceschini che, da ministro della cultura del governo
Gentiloni, ha svenduto, affittandola a canone agevolato, la Certosa di Trisulti alla scuola
suprematista bianca che fa capo a Steve Bannon,
ex ideologo di Donald Trump. Di dubbi
sulla congruità dell’appalto ce ne sono molti. Li
dentro, a detta dei nuovi inquilini, si
formeranno i nuovi Salvini ed i nuovi Orban.
Potremmo continuare ancora a lungo
su queste tematiche ma alla fine
la realtà è una sola. Il Pd è, e rimane, un partito liberista, di fatto antipopolare.
E’ il partito della grande imprenditoria,
delle lobby finanziarie, delle privatizzazioni e messa a valore di beni e servizi pubblici.
Chi è il segretario non conta. Anzi
resta difficile capire come nella segreteria Zingaretti alcuni soggetti e movimenti, nati dalla
diaspora Dem innescata dalla spocchia di Renzi, possano cogliere
una discontinuità, che di fatto non
esiste, e dirsi pronti a rientrare in un ovile per nulla cambiato.
La realtà
è che qualsiasi formazione minimamente orientata verso la difesa dei diritti
sociali riconosciuti in Costituzione,
fautrice della preminenza degli
interessi popolari su quelli finanziari,
sostenitrice della lotta alle diseguaglianze, non può che essere acerrima
avversaria di un partito del genere. Potere al Popolo lo è. Per noi il Pd è
avversario come lo sono tutti i partiti espressione della dittatura liberista,
senza se e senza ma.
Zingaretti e la riforma costituzionale
Nessun commento:
Posta un commento