Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 21 luglio 2019

Visita alle Cascate dello Schioppo con sorpresa finale

Luciano Granieri




A volte dei  corsi d’acqua che passano dentro le città si ritagliano un loro spazio al riparo dai liquami e dalla sporcizia  che li vessa ogni giorno. E’ il caso del fiume Cosa a Frosinone. Un corso d’acqua  che dai Monti Ernici, passando da Alatri,  attraversa il Capoluogo , si carica d’inquinanti  urbani,  industriali e si tuffa nelle acque già mefitiche del  Sacco. 

Esiste un luogo dove sembra che il Cosa si apparti, per rifuggire dalle velenose  aggressioni,  per respirare per godere di quel poco che gli rimane di acqua pulita. E’ la Cascata dello Schioppo un posto situato quasi al centro della città vicino a Piazzale De Matthaeis  dove l’acqua, sfruttando la conformazione del terreno , forma una cascata quando ci sono situazioni di piena o, in caso di portata  idrica limitata, produce  suggestive cascatelle.   Un posto in cui ci si rinfranca  godendo di una piccola oasi in mezzo al caos e al traffico.  

Per arrivare alla cascata  bisognava farsi largo fra una fitta  vegetazione  di piante infestanti, e guadare piccoli rivoli di liquami sorgenti da tombini fatiscenti. Quel  luogo dove i sessantenni di oggi ricordano di essere andati a giocare e  a divertirsi  da bambini, era caduto nell’oblio. Fino a quando associazioni civiche  ed ambientaliste  hanno deciso che la tana dove il fiume provava a respirare doveva tornare al suo  antico splendore.  

Attraverso un grande impegno  il popolo dei volontari  ha ripulito la via d’accesso dagli arbusti, ha reso in qualche modo la Cascata dello schioppo accessibile all’intera popolazione frusinate.  Il Comune ha ringraziato ma si è guardato bene dal prendersi l’impegno, anche minimo, di tutelare e salvaguardare il posto.  

La Cascata dello Schioppo negli ultimi anni è stato il luogo simbolo di ogni lotta all’inquinamento che sta soffocando Frosinone. Spesso le associazioni ambientalista coinvolgono i cittadini conducendoli li dove il Cosa salta, per discutere su quali azioni intraprendere per fare in modo che Frosinone perda il primato di città fra le più inquinate d’Italia.  Alcune decisioni  di buon senso, li concordate,    sono state  riportate ad un sorda e distratta amministrazione comunale.  

L’ultima di questa passeggiate è stata organizzata il 14 luglio scorso. A seguito dell’incendio della Mecoris ,   stabilimento per lo smaltimento rifiuti speciali  situato vicino alla città a poche centinaia di metri dall’ospedale,  Frosinone e zone limitrofe sono state invase da fumi nocivi, esalazioni malsane. Per confrontarsi su come l’amministrazione comunale e le altre istituzioni locali avrebbero dovuto fronteggiare l’accaduto i cittadini sono stati invitati ad una pedalata  che, dall’ex stadio Matusa arrivava proprio sulle rive dello Schioppo. 

Nel corso dell’evento, oltre che dell’emergenza Mecoris, si è discusso dell’opportunità di  istituire l’isola pedonale in Via Aldo Moro.  Siamo arrivati allo Schioppo dove la cascata era divisa in piccoli ruscelli visto la limitata portata del fiume a causa della carenza di pioggia. Lo scenario era magnifico come al solito anche se l’acqua, un po’ stagnante, non era così limpida. 

Tutto bene dunque? Neanche per idea. Il sentiero che conduce alla cascata  era inumidito  da una perdita d’acqua che usciva da un tombino.  Non solo,  sulla via del ritorno una vera e propria discarica dava l’arrivederci al viandante ristorato dalla visione della cascata. Facevano bella mostra di se, oltre che rifiuti sparsi in terra, due carcasse di automobili e svariati elettrodomestici. Una visione spoetizzante e disarmante che non può non indurre ad alcune riflessioni. 

Il fatto che associazioni e cittadini propongano soluzioni per combattere l’inquinamento è meritorio e necessario, ma non sufficiente. Alla  fase propositiva va accompagnata la pressione e la denuncia  verso le istituzioni locali affinchè si assumano la responsabilità di eventuali  politiche ambientali inefficaci ed inutili.  E’ necessario che le associazioni provvedano al controllo affinchè  le azioni concordate  trovino puntuale ed efficiente applicazione.

 E qui il discorsi si trasferisce piè pari da una fase di volontariato, pur efficace,  ad una vera e propria azione politica. In realtà sembra che un passo in questo senso, dopo il devastante incendio della Mecoris,  si sia compiuto, ma c’è bisogno di maggiore coraggio nella rivendicazione di politiche orientate alla salvaguardia ambientale.  

Questo coraggio, unito ad una campagna culturale di sensibilizzazione verso la cura dei beni collettivi - tesa   ad indurre i  cittadini  a non  sfregiare ed  inquinare in modo incontrollato aree pubbliche - sono fondamentali, altrimenti, per ogni metro di sentiero dello Schioppo bonificato dalle erbacce, sorgerà una discarica abusiva con carcasse di macchine ed elettrodomestici.


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