A volte dei corsi d’acqua
che passano dentro le città si ritagliano un loro spazio al riparo dai liquami
e dalla sporcizia che li vessa ogni
giorno. E’ il caso del fiume Cosa a Frosinone. Un corso d’acqua che dai Monti Ernici, passando da Alatri, attraversa il Capoluogo , si carica d’inquinanti
urbani, industriali e si tuffa nelle acque già
mefitiche del Sacco.
Esiste un luogo
dove sembra che il Cosa si apparti, per rifuggire dalle velenose aggressioni, per respirare per godere di quel poco che gli
rimane di acqua pulita. E’ la Cascata dello Schioppo un posto situato quasi al
centro della città vicino a Piazzale De Matthaeis dove l’acqua, sfruttando la conformazione del
terreno , forma una cascata quando ci sono situazioni di piena o, in caso di
portata idrica limitata, produce suggestive cascatelle. Un
posto in cui ci si rinfranca godendo di
una piccola oasi in mezzo al caos e al traffico.
Per arrivare alla cascata bisognava farsi largo fra una fitta vegetazione
di piante infestanti, e guadare piccoli rivoli di liquami sorgenti da
tombini fatiscenti. Quel luogo dove i
sessantenni di oggi ricordano di essere andati a giocare e a divertirsi da bambini, era caduto nell’oblio. Fino a
quando associazioni civiche ed
ambientaliste hanno deciso che la tana
dove il fiume provava a respirare doveva tornare al suo antico splendore.
Attraverso un grande impegno il popolo dei volontari ha ripulito la via d’accesso dagli arbusti, ha
reso in qualche modo la Cascata dello schioppo accessibile all’intera
popolazione frusinate. Il Comune ha
ringraziato ma si è guardato bene dal prendersi l’impegno, anche minimo, di
tutelare e salvaguardare il posto.
La
Cascata dello Schioppo negli ultimi anni è stato il luogo simbolo di ogni lotta
all’inquinamento che sta soffocando Frosinone. Spesso le associazioni
ambientalista coinvolgono i cittadini conducendoli li dove il Cosa salta, per
discutere su quali azioni intraprendere per fare in modo che Frosinone perda il
primato di città fra le più inquinate d’Italia.
Alcune decisioni di buon senso, li
concordate, sono state riportate ad un sorda e distratta amministrazione comunale.
L’ultima di questa passeggiate è stata
organizzata il 14 luglio scorso. A seguito dell’incendio della Mecoris , stabilimento
per lo smaltimento rifiuti speciali situato vicino alla città a poche centinaia di
metri dall’ospedale, Frosinone e zone limitrofe
sono state invase da fumi nocivi, esalazioni malsane. Per confrontarsi su come
l’amministrazione comunale e le altre istituzioni locali avrebbero dovuto
fronteggiare l’accaduto i cittadini sono stati invitati ad una pedalata che, dall’ex stadio Matusa arrivava proprio
sulle rive dello Schioppo.
Nel corso dell’evento, oltre che dell’emergenza
Mecoris, si è discusso dell’opportunità di
istituire l’isola pedonale in Via Aldo Moro. Siamo arrivati allo Schioppo dove la cascata
era divisa in piccoli ruscelli visto la limitata portata del fiume a causa della
carenza di pioggia. Lo scenario era magnifico come al solito anche se l’acqua,
un po’ stagnante, non era così limpida.
Tutto bene dunque? Neanche per idea. Il
sentiero che conduce alla cascata era inumidito
da una perdita d’acqua che usciva da un
tombino. Non solo, sulla via del ritorno una vera e propria
discarica dava l’arrivederci al viandante ristorato dalla visione della
cascata. Facevano bella mostra di se, oltre che rifiuti sparsi in terra, due
carcasse di automobili e svariati elettrodomestici. Una visione spoetizzante e
disarmante che non può non indurre ad alcune riflessioni.
Il fatto che associazioni
e cittadini propongano soluzioni per combattere l’inquinamento è meritorio e
necessario, ma non sufficiente. Alla fase propositiva va accompagnata la pressione
e la denuncia verso le istituzioni
locali affinchè si assumano la responsabilità di eventuali politiche ambientali inefficaci ed
inutili. E’ necessario che le associazioni
provvedano al controllo affinchè le azioni
concordate trovino puntuale ed
efficiente applicazione.
E qui il discorsi si trasferisce piè pari da una fase
di volontariato, pur efficace, ad una
vera e propria azione politica. In realtà sembra che un passo in questo senso,
dopo il devastante incendio della Mecoris, si sia compiuto, ma c’è bisogno di maggiore
coraggio nella rivendicazione di politiche orientate alla salvaguardia
ambientale.
Questo coraggio, unito ad
una campagna culturale di sensibilizzazione verso la cura dei beni collettivi -
tesa ad indurre i cittadini a non sfregiare
ed inquinare in modo incontrollato aree
pubbliche - sono fondamentali, altrimenti, per ogni metro di sentiero dello
Schioppo bonificato dalle erbacce, sorgerà una discarica abusiva con carcasse di
macchine ed elettrodomestici.
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