Tevere da bere: una risposta pericolosa alla crisi idrica.
Davvero Acea, Comune e Regione sono tutti d’accordo?
In una città come Roma, alimentata principalmente da acqua di
sorgente che viene dispersa per circa il 40%, una gestione della risorsa idrica
e delle bollette dei cittadini vedrebbe al primo posto la lotta allo spreco
idrico e la ristrutturazione delle reti, a tutela anche delle fonti e dei corpi
idrici sempre più "stressati".
Invece i soldi dei cittadini sono stati spesi per costruire il
potabilizzatore del Tevere, costato 7,5 milioni di euro secondo l'A.D. di Acea,
12 secondo altre fonti. Una nuova "fonte" che Acea ha già iscritto
nel bilancio idrico per l’estate 2019, quindi potenzialmente in funzione da un
momento all’altro. Emergenziale, proprio come il lago di Bracciano, che però
l’azienda, nel tempo, ha utilizzato in maniera “strutturale” fino allo stop
imposto alla captazione per la compromissione dell’ecosistema a seguito della
crisi idrica del 2017.
Ancora una volta invece di ridurre le perdite sulla rete idrica
si realizza un’opera “torbida” come l’acqua del Tevere, con l’avallo di diversi
enti e amministrazioni.
Un'opera delicata e strategica, che è stata approvata e realizzata con una
procedura lampo: approvato in via preliminare a dicembre 2017 è stato
inaugurato, da pochi intimi, 12 mesi dopo.
Potrebbe essere solo efficienza, se non vi fossero una serie di aspetti poco
chiari: dalle modifiche "in extremis" di leggi regionali che ne
avrebbero vietato l'entrata in funzione, a dubbi di natura tecnica
sull'efficacia delle tecnologie scelte.
Come cittadini poniamo alcune domande agli enti preposti, in primis alla
Sindaca di Roma Virginia Raggi, al Presidente della Regione Nicola Zingaretti
e, naturalmente, al gestore Acea.
Siete proprio tutti d'accordo e così sicuri che questa sia la
scelta giusta per la tutela dei cittadini e della risorsa idrica? Chiediamo di
rispondere ciascuno per il ruolo che gli compete.
1. Il progetto presentato alle amministrazioni pubbliche
competenti era di fatto irrealizzabile, poiché quando sono stati richiesti i
pareri la normativa regionale vietava l’uso potabile di fiumi che ricevessero
scarichi industriali sul loro corso.
Come possono considerarsi legittimi quei pareri e il voto dei sindaci coinvolti
nella conferenza dell’ATO 2 di dicembre 2017 del quale non appare la conta nel
verbale?
2. Non appare curioso che la normativa regionale sia stata
modificata solo a seguito della realizzazione dell’opera, permettendone così la
possibile entrata in funzione?
3. Siete sicuri che la caratterizzazione dell’acqua del Tevere
sia stata effettuata in ottemperanza a tutte le norme previste dalla legge? I
tempi e le modalità della caratterizzazione lasciano diversi dubbi.
4. La tecnologia utilizzata nell’impianto di potabilizzazione,
basata su filtri a carboni attivi, non è specifica per sostanze come metalli
pesanti, idrocarburi e microplastiche, che diversi studi scientifici dimostrano
essere presenti nel Tevere. Siete sicuri che questo non rappresenti un rischio
per la salute?
5. Siete, dunque, sicuri che non si darà da bere ai romani un
fiume di veleni? Con quale frequenza verranno effettuati e resi pubblici i
monitoraggi?
6. A fronte di una dispersione delle reti di circa il 40%, ossia
9.000 l/s, la soluzione per mettere in sicurezza l’approvvigionamento idrico di
Roma è la costruzione di un’opera che al massimo immetterà in rete 500 l/s,
ossia un 1/18 dell’acqua che si perde. Siete sicuri che sia una scelta
razionale e compatibile con la sfida del risparmio idrico che le grandi città
sono chiamate a compiere?
7. A fronte di perdite così ingenti è stato approvato il
raddoppio dell’acquedotto del Peschiera, lasciando intravedere la prospettiva
dell’aumento dei prelievi da quelle sorgenti, mettendo ancora più a rischio un
acquifero di rilevanza nazionale, una riserva strategica e un ecosistema unico.
Siete sicuri che continuare a sfruttare al massimo le fonti, invece di ridurre
gli sprechi, sia un buon modo per investire i soldi dei cittadini e garantire
il futuro della risorsa idrica?
8. L’A.D. di Acea, in Assemblea dei Soci, si è rifiutato di
comunicare un obiettivo percentuale di riduzione delle perdite. Esiste un
obiettivo di questo tipo? Perché gli enti preposti non lo impongono al gestore
Acea 2 S.p.A.? Siete sicuri che una reale ristrutturazione della rete idrica
non sia l’unica strada sensata per far fronte alle future “crisi idriche”?
Noi siamo sicuri che, se non verranno modificate le politiche e
la strategia aziendale sulla gestione dell’acqua guardando alla sua tutela e
preservazione per le generazioni future, sarà la storia a condannarvi come
responsabili di un disastro annunciato.
Riteniamo necessario che il potabilizzatore non entri in funzione per uso
potabile, ma al limite per usi non potabili, come l’impianto preesistente che
dagli anni ’90 prelevava acqua dal fiume e ne ricavava acqua per annaffiare
parchi e ville di Roma e del Vaticano.
Infine, vi segnaliamo che, nell’ambito della campagna che abbiamo messo in
campo, intendiamo presentare un esposto tramite cui chiedere a diversi enti di
chiarire i dubbi di natura procedurale e ambientale legati a questa opera.
Roma, 01/08/2019.
Coordinamento Romano Acqua
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