Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 23 settembre 2019

Anche il Parlamento europeo, come Salvini, condanna il derby fra fascisti e comunisti

Luciano Granieri





Dunque anche per il Parlamento europeo comunismo e nazifascismo pari sono. E’ stato deciso con l’approvazione di una mozione che condanna, tanto l’uso   dei simboli del comunismo - chiedendo la rimozioni di monumenti che in molti Paesi  europei celebrano la liberazione avvenuta per opera dell’Armata Rossa –quanto  quelli   del nazifascismo . 

Che noia!  Meno male che Strasburgo di fatto non conta nulla, si diverte a baloccarsi con  questi distinguo storico-culturali che gli danno la sensazione di decidere qualcosa e di non essere completamente inutile, mentre come è noto a decidere è il Consiglio che ha ben altro di cui occuparsi . 
Niente di nuovo dunque, se non l’escamotage di una condanna di facciata a  razzismo  e nazifascismo utile per giustificare  il vero   colpo  mortale da sferrare  contro un’idea di società  fondata sulla giustizia sociale proposta proprio dai principi della 1° Internazionale comunista.  Quella ispirata dalla Comune di Parigi in cui si orientava la classe operaia: “alla liberazione della razza umana (TUTTA nda) dalla schiavitù conseguente  allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo,  alla depredazione economica, fisica e morale”(Marx Manifesto Comunista  1847)

Una prospettiva ben diversa  da ciò che ha animato il fascismo cosi come scritto nel Punto 7 del manifesto della razza II comma  del 1938: “La concezione del razzismo in Italia  (….) vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l'Italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità”.



In effetti  che per gli Europei  esistano grandi e piccole razze, così come scritto nel documento fascista, è un fatto. Non sarebbe altrimenti possibile che esseri umani,  ricadenti nella categoria delle razze extra europee, vengano lasciate soffrire, e più spesso morire, in mare per non essere accolti dai membri delle grandi razze continentali i quali, ogni volta,  pongono dei distinguo su quante e quali persone possano violare  i sacri confini contaminando  quello “stile di vita europeo”  propugnato dalla  Van Der Layen.  

Ma,  soprattutto, quanto è odiosa  per il perfetto Cittadino  Europeo  la  parte dell’enunciato comunista  che  esorta alla  lotta contro la “DEPREDAZIONE ECONOMICA”. Quel furto ai danni dei lavoratori, perpetrato  del capitale finanziario    che i trattati della UE  mettono alla base delle dinamiche ordoliberiste vere  e proprie linee guida dell’Unione. 

E’ vero che l’idea comunista - oggi forse utopistica - partita dalla Comune di Parigi, evolutasi nella prima Internazionale, è stata sconfitta in primo luogo dal capitalismo di stato staliniano e dalla follia totalitaria stalinista, ma stiamo parlando della degenerazione strumentale di una visione per cui la proprietà collettiva dei mezzi di produzione  è diventava proprietà  unica del despota. 

Quindi  il Parlamento Europeo prima di invitare : “tutti gli Stati membri dell’UE a formulare una valutazione chiara e fondata su principi riguardo ai crimini e agli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista” (testuale) dovrebbe adoperarsi esso stesso a formulare una “Valutazione Chiara”.  Perché "comunismo" è diverso da "stalinismo", mentre nazifascismo e razzismo sono sempre la stessa immondizia. 

A dire il vero  in diversi punti del testo votato dal Parlamento europeo  la definizione “regime fascista” è   associata “ regime  stalinista” ma il collegamento  sembra messo lì quasi per caso. Andrebbe spiegato ai sedicenti paladini della libertà del parlamento di Strasburgo che,  mentre la croce uncinata, il fascio littorio, evocano solo immagini di violenza e prevaricazione, la falce e martello è il vessillo che sventolava sulla Comune di Parigi è il simbolo   dell’unità fra i contadini e gli operai, cioè dell’unione delle forze  di tutti i  lavoratori per lottare contro” la schiavitù conseguente allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, e contro la depredazione economica” . Donne e uomini,  in nome di   quel simbolo, hanno  combattuto con coraggio per  liberarci  dal nazifascismo, hanno scritto la Costituzione italiana, hanno contribuito ad un avanzamento sociale senza precedenti. 

Certo dietro la falce e martello è  anche esplosa  virulenta la dittatura stalinista con i gulag, la persecuzione e l’eliminazione degli avversari politici, a cominciare dai comunisti  Lenin e Trotsky. Ma ciò, per quanto crudele e terribile, non può criminalizzare il simbolo dell’unità dei lavoratori. Ragionando  per assurdo  anche  nel segno  della croce cristiana si sono perpetrate le peggiori nefandezze: l’inquisizione, le  guerre sante, massacri sanguinosi, tutto in nome di Cristo . Quindi bandiamo i crocifissi dagli Stati dell’Unione?  

Insomma ci troviamo di fronte all’ennesimo becero tentativo di usare un grossolano revisionismo storico per giustificare un’operazione politica che è tutta rivolta all’oggi.  Orientata, da un lato a sradicare definitivamente dall’impalcatura liberista, su cui si basa la UE, una prospettiva anticapitalista, e dall’altro a  concedere un effimero contentino alle forze sovraniste, che vuoi o non vuoi, qualche voto lo hanno preso. 

Per quanto riguarda coloro che hanno votato la mozione non mi scandalizzerei più di tanto nel leggere i nomi dei parlamentari del Pd  vicino a quelli della Lega, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia. E’ da decenni che in nome di un riformismo costruito al solo scopo di favorire i grandi capitali, e anestetizzare i conflitti sociali,  quelli che sarebbero dovuti  venire da lontano hanno rinunciato ad andare lontano. E’ da quando l’ex comunista Luciano Violante nel suo discorso d’insediamento come Presidente della Camera nel primo governo Prodi, equiparò le scelte dei giovani repubblichini di Salò  ai ragazzi partigiani, invocando comprensione per entrambi. Guai ai vinti? No guai ai vincitori.

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