Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 13 gennaio 2020

Il linguaggio universale di armonie di liberazione: Bella Ciao come Equinox

Luciano Granieri





John Coltrane conosceva Bella Ciao?  La melodia  di resistenza,al di là delle teorie inerenti a canti popolari risalenti ai primi del ‘900,  pare  risalga ad un’incisione del 1919 del fisarmonicista tzigano Mishka  Ziganoff intitolata “Klezmer-Yiddish swing music”. La parola swing è sintomatica. Il testo della  versione attuale  non si sa a quando risalga precisamente.  Appare nel 1953 sulla rivista “La Lapa” a cura di Alberto Mario Cirese. Negli  anni ’50, sembra  cominciare  la diffusione del pezzo, cantato nei Festival della Gioventù Democratica  che si tenevano in varie città europee, dove veniva intonata dai delegati italiani e poi tradotta in varie lingue dai delegati stranieri. 

Nel  1963 compariva   la prima incisione ufficiale , e nel 1967 seguì  una notevole interpretazione  di Giorgio Gaber.  Da allora in poi le versioni di Bella Ciao si sono diffuse in tutte il mondo entrando nei repertori di artisti melodici, rock, folk e combat folk, nonché nei cori che accompagnavano,  e accompagnano, manifestazioni di protesta variamente diffuse per il  globo terracqueo.



Nel 1919 Coltrane non era nato.  Nel 1953 il musicista di  di Hamlet,  membro del  gruppo dell’altosassofonosta  Earl Bostic ,   già cercava di smontare strutture melodiche  consolidate in ballad famosissime tipo “Smoke Gets in Your Eyes”. Non   credo  avesse la minima conoscenza del canto simbolo della resistenza. 

Al 1960 risale la prima esibizione di Coltrane in Italia (a Milano)  e in Europa al seguito del quintetto di Miles Davis, con risultati disastrosi (la gente ancora non riusciva a capire la sua tecnica innovativa). Poi tornò nel 1962, sempre al “Lirico” di Milano  col suo collaudato quartetto (Jones, McCoy Tyner, Garrison) . Bella Ciao risuonava  nelle piazze  ma  ancora  non era uscita nella sua versione discografica.  Quindi penso  che Coltrane  non ne sapesse nulla. 

Perché chiederete voi tutto quest’interesse nel sapere se Coltrane conoscesse Bella Ciao? Un attimo di pazienza e ve lo spiego.  Nel 1960 Coltrane consolidava   la collaborazione  con il pianista McCoy Tyner, il batterista Elvin Jones e il contrabbassista Steve Davis, poi sostituito da Jimmy Garrison.  Tra il 21 ed il 26 settembre dello stesso anno i quattro entrano in studio per  registrare un  materiale sonoro talmente ampio da  riempire   tre album editi dall’Atlantic : “My Favorite Things” (il più famoso) pubblicato nel 1961, “Coltrane Plays The Blues” uscito nel 1962 e “Coltrane’s Sound”, del 1964. 

Proprio in Coltrane’s Sound si ascolta “Equinox”, un blues in chiave minore che, di fatto, preconizza  completamente la prospettiva musicale coltraniana, basata su dilatate griglie armoniche composte da pochissimi accordi sui  quali dispiegare una  potenza improvvisativa  imponente fatta di prorompenti cascate di note.  Equinox  è una sorta di sermone spirituale, indirizzato a mettere in risalto  la condizione di un popolo vessato.  Coltrane, a differenza dei freeman cui pure  ha aperto la strada, non fa leva  su un’invettiva politica e sociale basata sulla rabbia che si traduce sulla distruzione di tutte le strutture/convenzioni musicali, ma la inserisce in un vento sonoro più etereo, la cui apparente  indefnitezza richiama all’emersione  di una condizione umana e sociale anch’essa indefinita, precaria,  dunque succube del sopruso razzista e capitalista. 

Ma che c’entra Equinox con Bella Ciao?  C’entra perché sul giro armonico del brano coltraniano, la melodia di Bella Ciao ci  gira a meraviglia. Ce ne siamo accorti io e i miei amici jazzisti: Alberto Bonanni al sax tenore, Raimondo Pisano alla chitarra, Antonello Panacchia al basso elettrico ed il sottoscritto alla batteria. Durante una prova di Equiniox le note della melodia di Bella Ciao sono venute naturali, al di là della semplice citazione. Così abbiamo deciso di chiudere il pezzo non più riproponendo il tema coltraniano ma ripercorrendo le melodie del brano  simbolo della liberazione. 

Coltrane dunque conosceva Bella Ciao?  Probabilmente no, ma la potenza comunicativa universale dell’arte, della musica, dell’improvvisazione jazzistica fa si che da un’armonia Yiddish di un compositore tzigano, possa nascere la melodia del canto di liberazione più famoso del mondo e si generi  un proposito musicale di lotta per i diritti umani e  civile che costituirà la poetica di uno dei più grandi jazzisti e musicisti che il mondo abbia mai incontrato. 

Del resto  le lotte di liberazione comunicano  sempre con  un linguaggio universale.

Good Vibrations


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