Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 30 giugno 2020

Vogliamo rigenerare Frosinone.

Luciano Granieri




Delle salsicce sfrigolano in  una  griglia messa  su  di un banco che offre formaggio verdure, pane, vino, il tutto sormontato da un gazebo. Più in là, un  palco minimale con le tavole coperte da tappeti colorati con motivi etnici. Sopra una batteria, un sax, una chitarra, un basso e diversi amplificatori inermi, ma pronti a sparare ritmi, e riff da combatt-jazz .  Davanti agli strumenti ,da un microfono,  qualcuno parla di  politica rivolto  ad un gruppo di astanti, non numerosi, ma   coinvolti e attenti. Dietro il palco un’attrice,  un attore e un ragazzo  indossano i loro costumi in preparazione dell’esibizione che metteranno  in scena subito dopo l’assemblea.  

E’ uno scenario da festival dell’Unità. Ve li ricordate? Quelli organizzati  da un'entità ormai dissolta quale era il Pci . A dire il vero non solo il Pci si è dissolto ma tutti i partiti. Ve li ricordate i partiti? Quelle organizzazioni che i cittadini possono  liberamente costituire per partecipare alla vita politica del Paese, così dice la Costituzione. 

Quello scenario si è riprodotto venerdì scorso 26 giugno a Frosinone in Piazza Garibaldi. Lo scopo  era informare la cittadinanza di come la città sia avviata verso  un fallimento  a servizi zero,  a causa di politiche predatorie,  europee e nazionali   nei confronti dei comuni,  e comunali nei confronti dei cittadini. 

Dentro un quadro di desolante desertificazione   sociale e culturale,  già esistente,  che il Covid ha semplicemente aggravato,  l’osservazione sorpresa  dell’attore in procinto di esibirsi, sullo straordinario connubio fra arte ( poetica, teatrale e musicale) riflessione politica e, aggiungo io, manifestazione enogastronomica locale , che in quel contesto stava emergendo - e che da tempo immemore la città di Frosinone non aveva più vissuto - era la certificazione netta che qualcosa  di bello e affascinante stava, e sta rinascendo nella nostra arida città. 

E’ stata una manifestazione rivoluzionaria per i tempi in cui siamo precipitati.  Ci  si è parlati in faccia, in un contesto dove si comunica quasi esclusivamente in streaming, o dove al massimo qualcuno blatera e gli altri ascoltano invisibili, impalpabili.   Ci si è recitato in faccia anche attraverso un provocatorio tubo che distanziava gli attori dalle orecchie del pubblico.  Ci si è suonato in faccia anziché dai balconi o dall’ennesimo streaming.  

Mentre a Frosinone alta stava andando in scena una piccola ribellione a tutto l’armamentario pre e post Covid -  fatto di propaganda sottovuoto,  connessioni virtuali,  divisioni fra tifoserie elettorali cammellate -  a Frosinone bassa si perpetrava il preconfezionato rito calcistico a stadio vuoto ordinato dai profitti  delle multinazionali televisive e da ciò che gli gira intorno. Una tristezza infinita senza tifosi ma con la polizia a far guardia ai cameramen.  Polizia che per la prima volta non ha ritenuto pericoloso  il  nostro particolare festival dell’Unità…. d’intenti.  

E’ vero i partiti non ci sono più, dissolti dalle ragioni della  rappresentazione mediatica che mortifica la  rappresentanza,   si è persa l’abitudine alla condivisione e alla socializzazione, smantellata da un individualismo funzionale al “divide et impera”. Ma a  Piazza Garibaldi venerdì scorso è stato piantato il seme di una pianta, oggi rara, ma una volta ben presente nell’organizzazione sociale del Paese, un po’ come il grano Senatore Cappelli.  

Noi vogliamo ripartire da li: dalla condanna di un’economia che strozza il popolo, dalla stigmatizzazione di  un sindaco che accresce in modo intollerante le conseguenze di questa economia,  privando i cittadini  dei  servizi essenziali. Vogliamo ripartire dagli attori che ti recitano le  poesie di Lorenzo Stecchetti e Alda Merini  nelle orecchie e mettono alla berlina i vizi dei potenti,  ma non solo. Vogliamo ripartire da un ragazzo giocoliere che rotea le sue clave al ritmo di una batteria.   Volgiamo ripartire dal jazz, dal blues, da….”Black Lives Matter”. 

E  scoprire che, mentre stai suonando “Estate” ,alzando gli occhi al cielo,  guardando la luna vicino al campanile in uno sfondo blu notte intenso,  Frosinone può essere bellissima.




2 commenti:

  1. Bellissimo pezzo, Luciano! Anche poetico... e a volte la poesia diventa realtà!

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  2. Bellissimo pezzo, Luciano! Anche poetico... e a volte la poesia diventa realtà!

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