Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 4 settembre 2010

Contro l'islamofobia ora e sempre

di  Sydney Levy 




Dear Luciano,
Within the next ten days, Jewish people will welcome a New Year, even as the holy Muslim month of Ramadan draws to a close. These are times of special significance for us, and yet these joyous occasions are marred by what is happening in the world around us.
The so-called peace talks are beginning today under the shadow of ongoing violence in Israel and Palestine. In the United States, we are approaching the anniversary of 9/11, and the rising tide of manufactured bigotry against Muslims is reaching a new high.
As the peace talks begin, we condemn the murder of the four Israeli settlers last Tuesday in the occupied West Bank. Violence against civilians, any civilians, is never the answer.
We also note that while the U.S. government condemned Tuesday's brutal attack, it never condemned even the assault on Gaza almost two years ago, when over 1400 people, mostly civilian, including over 400 children, were killed.  This disproportionate response is an indicator of the apparent inability of the U.S. to be an "honest broker" in these talks. (You can find two sobering analyses of the upcoming talks in these two pieces: Hoping Against Hope and Top Ten Reasons for Skepticism.)
As difficult as the situation is in Palestine and Israel, we cannot ignore what is happening in the United States. As Jews, we feel an obligation and a responsibility to speak up for the rights of all of our citizens and residents -- rights that we should enjoy regardless of religion or ethnicity. We are gravely concerned by the new wave of anti-Muslim and anti-Arab prejudice -- including violence and threats of public burnings of the Qur'an -- that the planned building of an Islamic Cultural Center near Ground Zero in Lower Manhattan has brought to light.
We are particularly disappointed by the role being played by some leading Jewish-American institutions, founded to promote human rights and democracy, that are standing now on the side of bias and prejudice. When the Anti-Defamation League, the Simon Wiesenthal Center, and the American Jewish Committee oppose the unconditional rights of Muslim-Americans to build their mosque, they oppose the religious freedoms of all Americans and the Jewish values we all share.
Sadly, the decision of organizations like these not to vigorously fight for the rights of Muslim Americans appears to be rooted in their impression that bias and prejudice against Muslims is advantageous to Israel. On the one hand, we hear false and misleading claims of anti-Semitism to silence critics, on the other, are the appeals to Islamophobia and anti-Arab racism to foster alienation from the Palestinians and their struggle for human rights and dignity. This is not good for Americans, not good for Israelis, and not good for Palestinians.


Just as the hurtful and dangerous rhetoric is increasing in New York, so it is increasing in Israel. Just last week, Rabbi Ovadia Yosef, a former Chief Rabbi of Israel and spiritual head of the Shas Party, a member of the governing coalition, repeated his 2001 admonition for the annihilation of Arabs, adding, "It is forbidden to be merciful to them."
Turning back to the U.S., as we are honoring our holidays, American Muslim leaders have expressed fear that when Muslims gather to celebrate the end of Ramadan, their gatherings might be wrongly interpretedas a celebration of the 9/11 attacks. We remember darker times when we Jews celebrated Passover in fear because of the heightened potential for blood libel accusations and pogroms.  We remember when our sacred books were burned in public square. We wish our Muslim brothers and sisters a joyous and safe holiday.
We are now in the time of Teshuvah (repentance). We call on all Jewish leaders and on all our Jewish brothers and sisters to pause and reflect. As we start a new year, we ask all of you to join us in reaffirming a shared commitment to confronting Islamaphobia and anti-Arab racism with the same determination we have when facing anti-Semitism.
Shannah Tovah and Ramadan Kareem,






Sydney Levy


Jewish Voice for Peace



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Entro i prossimi 10 giorni il popolo ebraico darà il benvenuto al nuovo anno anche se il mese sacro islamico del Ramadan sta per concludersi . Questo periodo è carico di significati per noi ma  ancora queste gioiose occasioni sono turbate da ciò che sta avvenendo nel mondo intorno a noi.
I cosi detti colloqui di pace stanno iniziando oggi sotto l’ombra della violenza in corso in Israele e in Palestina. Negli Stati Uniti  ci  stiamo avvicinando  all’anniversario dell’ 11 settembre e la crescente ondata di intolleranza contro i mussulmani sta raggiungendo  livelli così alti, come  mai accaduto prima. Non appena i  colloqui di pace hanno avuto inizio , abbiamo dovuto condannare l’assassinio di quattro coloni israeliani  avvenuto martedì scorso nel territorio occupato della West Bank. La violenza verso i civili, qualsiasi tipo di civili, non è mai la risposta.
Abbiamo altresì notato che mentre il governo degli  Stati Uniti ha condannato il brutale agguato di martedì scorso non ha mai condannato anche l’assalto su Gaza di circa due anni fa, quando oltre 1400 persone, per lo più civili, compreso quattrocento bambini, furono uccisi. Questo sproporzionato atteggiamento è un indicatore dell’apparente incapacità degli Stati Uniti di essere un onesto mediatore in questi colloqui (E’ possibili trovare due analisi che inducono diversi riflessioni sui colloqui nei pezzi che seguono Hoping Against Hope e Top Ten Reasons for Skepticism.)  . Così come è difficile la situazione in Palestina e in Israele,  non possiamo ignorare cosa sta avvenendo negli Stati Uniti, come ebrei sentiamo il dovere e la responsabilità di sollevarci per la difesa dei diritti di nostri concittadini e residenti, diritti di cui dovremmo godere a prescindere dalla professione religiosa o dall’etnia. Siamo seriamente preoccupati per la  nuova ondata di pregiudizi contro i mussulmani e contro gli arabi, compreso la violenza e la minaccia di roghi pubblici alimentati da copie del corano, che la decisione  di  costruire  un Centro Culturale Islamico a Ground Zero nella parta bassa di Manhattan, sta portando alla luce. Siamo particolarmente delusi dal ruolo svolto da alcune istituzioni guida Ebree-Americane  che fondate per promuovere i diritti umani e la democrazia, oggi stanno decisamente dalla parte della parzialità e del pregiudizio. Quando la “Lega anti diffamazione”, il “Centro Simon Wiesenthal” e il “Comitato ebraico americano” si oppongono al diritto inalienabile dei mussulmani americani di costruire la loro moschea, si oppongono alla libertà religiosa di tutti gli americani e ai valori dell’ebraismo che tutti condividiamo. E’ triste che organizzazioni come queste, più che battersi vigorosamente per i diritti dei musulmani americani, sembrano essere convinti della loro idea che la parzialità e il pregiudizio contro i mussulmani siano vantaggiosi per Israele. Da un lato abbiamo sentito affermazioni false e fuorvianti di antisemitismo volte a tacitare le critiche , dall’altro ci sono gli appelli all’islamofobia e al razzismo anti-arabo atti a promuovere l’alienazione dei Palestinesi e della   loro lotta per i diritti umani e la dignità . Così come l’offensiva e pericolosa propaganda   sta aumentando a New York, altrettanto sta aumentando in Israele. Solo la settimana scorsa il Rabbino Ovada Youssef ex Rabbino Capo di Israele e capo spirituale del partito Shas, membro della coalizione di governo ha riproposto la sua ammonizione già espressa nel 2001 per l’annientamento degli arabi aggiungendo che “E’ vietato avere pietà di loro”. Tornando agli Stati Uniti, mentre  noi stiamo onorando le nostre feste, i leader mussulmani hanno espresso il timore che quando i mussulmani si riuniscono per celebrare la fine del Ramadan i loro raduni potrebbero essere erroneamente interpretati come celebrazioni dell’ 11 settembre. Ricordiamo tempi più oscuri in cui noi ebrei celebravamo la pasqua ebraica nel timore delle accresciute  possibilità  di subire accuse di diffamazione, violenze  sanguinarie  e pogrom. Ricordiamo quando i nostri libri sacri furono bruciati nella pubbliche piazze . Noi vorremmo per i nostri fratelli  e sorelle mussulmani delle feste gioiose e sicure. Siamo ora in periodo di Teshuvah (pentimento) . Sollecitiamo   i leader ebrei e   tutti i loro fratelli e  sorelle ebree  a fermarsi e riflettere. Così come noi iniziamo un nuovo anno  chiediamo a tutti voi di unirvi a noi per riaffermare l’impego comune nell’affrontare l’islamofobia e il razzismo anti-arabo con la stessa determinazione con cui contrastiamo l’antisemitsmo. 




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