Dunque...vediamo di capirci qualcosa nel casino che sta succedendo nei Palazzi del potere. Fuori le idee fra chi protesta sono molto chiare, è dentro che tutta l’incapacità, l’ignoranza e il disprezzo delle regole e il caos emergono con indiscutibile evidenza. Ieri: Riforma Gelmini in discussione al Senato. La solerte Rosy Mauro, leghista, badante di Bossi, incaricata di turno a presiedere la seduta di Palazzo Madama con un Rap. dal titolo “Approvato Vergogna” battezza come approvati per alzata di mano alcuni emendamenti dell’opposizione in modo del tutto inconsapevole, sul merito, sui gruppi che li hanno proposti, e sui numeri che ne determinano l’approvazione. Per questa pasdaran leghista l’importante è che la riforma vada al voto finale, quindi Se ne fregha su chi vota cosa l’importante è procedere a tappe forzate. Il problema è che lo sbaglio sulla conta delle mani alzate, risepdirebbe di fatto la legge alla Camera. Interviene così Il Presidente titolare Schifani che reindice le votazioni e quegli stessi provvedimenti prima approvati vengono respinti. Tutto ciò provoca la sollevazione dell’opposizione e mette in risalto la FIGURA DI CACCA della Rosy Mauro che dovrebbe avere il buon gusto di dimettersi , ma si sa questi gaglioffi sono senza vergogna. Oggi: Spento l’eco della debacle istituzionale andata in scena il giorno prima si ritorna a discutere. Gli articoli della riforma sono 29 al n.6, che concerne la qualifica dei ricercatori, si richiama una normativa del 2005 al quale si deve far riferimento per definire determinate prerogative, al n. 29 si decreta l’abrogazione di quella stessa legge del 2005 a cui in base all’art 6 ci si sarebbe dovuti uniformare. Per capirci. Nell’art. 6 si definisce la necessità di rispettare una norma che all’art.29 viene abrogata. Una contraddizione grossa come una casa, che neanche l’opposizione più molle può lasciar passare. Conseguenza logica vorrebbe che l’art. 29 venisse cancellato , ma in questo caso le forche caudine di un ulteriore passaggio alla Camera sarebbero inevitabili. Per cui si respingono gli emendamenti contro l’articolo 6, si respingono gli emendamenti contro l’articolo 29 che sono contro l’articolo 6. Il tutto verrà corretto a riforma approvata in sede di conversione del decreto mille proroghe in cui verrà cassato l’art.29. GENIALE !!!! Si inserisce in un decreto il correttivo di una legge che ANCORA DEVE ESSERE APPROVATA, siamo ALL ’ANALFABETISMO ISTITUZIONALE. Dopo un po’ ,tanto per stemperare il clima di tensione con gli studenti e a conferma che i protagonisti della riforma sono loro, si respinge un emendamento teso a correggere la norma per cui nel collegio di disciplina, organo emanazione del consiglio di amministrazione degli atenei, in caso di giudizio sull’operato di un docente, i rappresentanti degli studenti pur presenti nel collegio non possono esprimersi. Si da il caso che i rappresentanti degli studenti siano gli unici nominati a seguito di elezioni, gli altri componenti, docenti e dirigenti amministrativi sono nominati dai rettori. Cioè gli studenti pur eletti democraticamente non possono esprimersi nel merito, mentre i baroni designati dal Cda continuano a cantarsela e a suonarsela fra di loro. Alla faccia della legge contro i baronati. Per finire, cilgiegina sulla torta, si va ad emendare l’art. 12 IL LODO POLIDORI. Infatti in questa parte della riforma si aumentano dal 10 al 20 per cento i contributi alle università non statali parificate, vedi Bocconi o Università cattolica, vengono escluse da questi benefici le università telematiche, salvo alcune giudicate meritevoli dal ministro GUARDA CASO IL CEPU è fra queste E GUARDA CASO il fondatore dell’università propagandata da di Del Piero è quel Francesco Polidori cugino di Catia Polidori, la deputata Fli che va così a riscuotere il suo compenso per aver votato il 14 dicembre la fiducia al governo Berlusconi in pieno dissenso con il suo gruppo. Per finire una seduta di ordinaria follia il Presidente Schifani si inventa in contingentamento dei tempi di intervento sulle dichiarazioni di voto, la richiesta di firma, e il voto in dissenso, L’opposizione ha tempo solo un’ora e mezzo in totale come tempi d’intervento, esaurita la quale ogni senatore dovrà VOTARE, ZITTO E MOSCA, al massimo potrà recapitare per iscritto le proprie motivazioni alla presidenza del Senato. Il buon Schifani dice di rifarsi ad analoghe decisioni prese da suoi illustri predecessori Carlo Scognamiglio nel 1995 e Franco Marini nel 2007 i quali limitarono i tempi di intervento sulla discussione degli emendamenti per velocizzare le procedure di approvazione. Schifani dimentica di dire che quelle decisioni furono prese perché relative alla discussione di dispositivi che dovevano essere approvati entro termini non prorogabili, un decreto legge in scadenza, e la legge di bilancio. In queste caso non si capisce quale data di scadenza possa avere la riforma Gelmini, che ha a disposizione tutto il tempo possibile per essere licenziata, ma si vuole approvare subito per evirare alte complicazioni con gli studenti e per dimostrare nella prossima campagna elettorale che il governo del fare almeno una cosa l’ha fatta anche se disastrosa. Siamo dunque al fascismo vero e proprio. La giornata termina qui si riprenderà domani.
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