Dal 1 gennaio 2012 in tutti gli stabilimenti Fiat sono stati disdetti tutti i contratti nazionali vigenti ed è stato introdotto il nuovo contratto specifico che ha sostituito il vecchio CCNL metalmeccanici ritenuto, dal piano Marchionne, “obsoleto”perché appartenente a più di 40 anni fa.
Ed ecco che a diventare obsoleto in un solo colpo è stato il diritto ad eleggere le proprie rappresentanze sindacali, la lunghezza della pausa nella giornata lavorativa, la scelta sul fare o meno gli straordinari e sul quando farli, l’utilizzo dell’indennità di malattia e dei congedi di maternità\paternità.
Tutte cose per cui si è lottato negli ultimi 40 anni, tutti principi “irresponsabili” !
Come se non bastasse oltre a dover subire condizioni contrattuali decisamente peggiori gli operai sono costretti a sorbirsi all'interno degli stabilimenti Fiat la propaganda di Marchionne.
Infatti da qualche mese viene proiettato sugli schermi della diffusione interna della “Nuova Fabbrica Italia” un filmato molto istruttivo che ha lo scopo di illustrare i “benefici” del nuovo contratto.
In questo spot ogni sconfitta dei lavoratori è raccontata – con un’operazione propagandistica nemmeno troppo abile – come una impareggiabile vittoria. Che bisogno c’è – sembrano dire i due manichini ingaggiati a spiegarci i vantaggi di cui è ricca la nuova era Marchionne – di rappresentanze sindacali, lotte operaie e carte dei diritti quando il padrone, da buon padre amorevole, pensa al nostro benessere e salvaguarda la nostra tranquillità?
Oltre al danno la beffa: dopo il ricatto del referendum, i licenziamenti, la cancellazione dei più elementari diritti, Marchionne tenta di far accettare lo stato attuale di cose con l'indottrinamento aziendale. Accettare passivamente il proprio sfruttamento non basta più, bisogna disimparare il lessico della lotta, dimenticare il proprio interesse, far tacere la propria coscienza, accettare un’adesione intima e indissolubile col proprio sfruttatore:
“E' venuto il momento di fare l’ultimo passo. Tu devi amare il grande fratello, non basta obbedirlo: devi amarlo” (1984, G. Orwell)
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