Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 22 luglio 2015

Battaglia per la difesa delle terme, lotta rivoluzionaria

Luciano Graneri


Corsi e ricorsi storici. La tirannia dei signori del cemento non è cosa di oggi a Frosinone. Mai dittatura fu più longeva e devastante per la crescita sociale, culturale ed economica della città. La spietata legge edificatoria, le ineluttabili ragioni della speculazione edilizia e finanziaria hanno divorato tutto, già da pochi anni dopo  la fine della seconda guerra mondiale, quando di Frosinone non era rimasto che qualche mozzicone di muro fumante. Da allora gli Unni muratori  si sono impossessati  della città. 

Attraverso amministratori compiacenti, sono riusciti a far occultare un piano regolatore poco gradito, e presentarne un altro a loro più favorevole,  per fare di Frosinone uno squallido dormitorio di 120mila abitanti. Un espansione abitativa rimasta sulla carta e nei piani degli Unni muratori, ma anche nella carne viva della città. I loro discendenti, hanno continuato a cementificare, asfaltare, senza pagare alla collettività la loro smisurata  occupazione attraverso gli oneri di urbanizzazione.

 Gli Unni hanno insistito nel  seppellire, occultare gettandole anche nel fiume, i pericolosi fantasmi del passato che continuavano ad emergere dalla nuda terra. Vestigia dei nostri antenati volsci (necropoli, villaggi)  e poi della cultura romana imperiale e repubblicana (anfiteatro, terme) si sono dissolte sotto colate di cemento. 

La storia, la cultura, la memoria, tutto cancellato dalle ragioni del profitto. Quando un popolo rimane senza storia e memoria, si trasforma in moltitudine informe senza indentità. Ecco dunque che la battaglia intrapresa  da cittadini e associazioni contro l’ennesimo ratto di identità ordito dagli Unni edificatori, supportati dall’amministrazione comunale, deve essere vinta.

 L’area di inestimabile valore archeologico che contiene una parte del sito delle terme romane, non deve soccombere al cemento. E’ una battaglia che esula la difesa del bene storico e culturale pubblico,  ma si tinge di colori rivoluzionari. Vincere questa lotta significa non solo salvaguardare un bene pubblico, ma sconfiggere la dittatura che da sempre tiranneggia Frosinone. Una dittatura che non è né degli Ottaviani, né dei Marini o dei Valle, è la tirannia degli Unni muratori che  sempre hanno imposto la loro legge  sulla città. Una tale  vittoria sarebbe  epocale, rivoluzionaria. Allora, per Frosinone, per la sua storia, andiamo a presidiare i nostri diritti partecipando al  consiglio comunale di domani 23 luglio alle 18,00 dove si cercherà di armare per l’ennesima volta l’esercito degli Unni. Cari cittadine e cittadini, lottiamo tutti insieme, viva la rivoluzione. 

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