Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 8 novembre 2015

Abbozzo provvisorio di "quasiultimora". Il resto, i resti (cattivi pensier..ini, Digressioni...) da domani... OGGI A BOLOGNA

Oreste Scalzone

'Stavolta
'Stavolta certo non si tratta di ''antifascismo postumo'', celebrativo – quello che abbiamo criticato negli anni '70 (naturalmente, non tirandoci mai indietro – anzi, al contrario ! – rispetto all'essere ''in prima fila'' contro il presentarsi di fascismo concreto, possibilmente, per i nostri gusti, quando neofascisti post-fascismo come regime si presentavano come mazzieri, teppa servo/padronale, ''briseurs de grêve'', sbirraglia che attaccava picchetti, facoltà o case occupate, e così via).
'Stavolta, non è l'antifascismo addomesticato, interclassista, acritico nei confronti dellle forme presenti, in corso, di dispotismo, utilitarismo ''spremi e getta'', libidine di comando, violenza legale : quello, per render l'idea con un'immagine al volo, dei palchi del 25 Aprile, o dell'anniversario di piazzale Loreto, con gli esponenti dell' « arco costituzionale », del «Comitato di difesa dell'ordine repubblicano », dell'orgia di tricolori e dei toni da regime, che avevano ispirato a Dario Fo il lungo titolo di una pièce « Tutti uniti, tutt'insieme ! ...Ma scusa, quello non è il padrone ? ». 
'Stavolta non si tratta neanche di quella versione magari anche generosa, ma fantasmatica e auto-incantatoria, che era la variante dell' «antifascismo militante » caro al grosso della sinistra extraparlamentare. Antifascismo postumo, a base ideologica e identitaria, che risultava assi ostico a noi di Potere Operaio e ad altre componenti legate alla critica radicale, al comunismo come movimento, a svariate correnti internazionaliste, autonome, libertarie, consiliariste, anarchiche, che contestavano la sostanziale subalternità di fatto a culture e politiche che avevano come sottofondo e presupposto un'impostazione ''frontista'' e ''nazional-popolare'' (e spesso e volentieri, ''carrista''. / Non c'è il tempo per una digressione, anzi un concatenamento di digressioni... Per dirla al volo, quella di chi aveva il cuore schierato non già con gli operai di Berlino '53 che erano insorti contro il socialismo capitalistico di Stato, ma bensì con quel segretario dell'Unione degli scrittori della DDR – organizzazione-satellite della Sed, il partito unico al potere-di-governamentalità, con evidenti 'passerelle' con la Stasi e tutto quello che rappresentava – che aveva scritto « La classe operaia di Berlino ha tradito la fiducia che il Partito aveva riposto in essa : ora dovrà lavorare duro per riguadagnarsela »... Frase che aveva ispirato il prudente ma acutissimo Bertolt Brecht la battuta « Il popolo non è d'accordo ? Bisogna nominare [o « eleggere » » – cito a memoria e non ricordo esattamente] un nuovo popolo.
''Carristi'' (nel lèssico francese, ''campisti'', intesi come schierati col sistema di Stati e regimi del ''campo socialista''), erano quelli schierati con ''la gloriosa Armata Rossa'' che a Budapest '56 aveva finito per schiacciare gli insorti, con l' ''avanguardia di massa'' degli operai di Cszepel, e per impiccare ''comunisti'' concorrenti come Imre Nagy, o comunisti come Pail Maleter eroe della Resistenza antinazista. Esempî di questo, prima e dopo – da Kronstdt ad altri numerosi ''comunisticidî'', alla ''controinsurrezione'' contro il movimento di sovversione sociale con epicentro in Catalogna negli anni 1936 e seguenti, alla vera e propria 'guerra poliziesca' contro anarchici della CNT e Poum, Partito operaio unificato marxista, di cui memoria in « Omaggio alla Catalogna » di Orwell e « Tierra y Libertad », film trattone da Ken Loach... Comunque : il discorso, e anche le connesse 'roventi polemiche', e anche i passionali ''addoloramenti'' di cui sincaramente mi dispiace, potrebbe occupare uno sterminato ipertesto. Chi vuole, può anche – ovviamente prendendo le cose con le molle – cercare nella rete....).
'Stavolta, oggi a Bologna, non è la versione anche generosa, e vissutasi come sovversiva, rivoluzionaria, delle successive generazioni di « antifascismo militante » che magari avevano il pregio di non essere legalitarie, ''cittadiniste'', demokrato-interclassiste, compromissorie, & tutto quanto della serie : ma che però finivano per restare, per deficit di critica radicale, a cominciare dalla critica dell'ideologia e dei « Valori », omologiche e subalterne rispetto ai fondamenti della sistemica di rapporti sociali, ed anche di tutta una ''antropologia'' […].
Un po' un ''antifascismo cantato'', da epopea e romanza popolare (tanto caro a tanta sofisticata intellighentzsjia, artisti, « intellettuali organici », insomma, « Scrittori e Popolo »...) : compresi brividi e pelle d'oca per canzoni come « Stalingrado » !

Niente di tutto questo, oggi. Anzi : la « Bologna rossa » dei Dozza e degli Zangheri (che nel '77 era con i blindati e duettava col Ministro di polizia, all'epoca Cossiga, anfitrione il Senatore Pecchioli), oggi è silenziosa se non compiacente.
In piazza ci sono quelli che in qualche modo sono eredi di noi « untorelli » del '77 – quelli che, creativi o ''tozzi'', avevano cacciato Luciano Lama dall'Università di Roma.
A volte la mia critica dell'Antifascismo istituito ha creato malintesi, e anche turbamenti. 
Certo, era rivolta contro la subalternità, la disponibilità ''obiettiva'' ad esser recuperati, la critica dell'ideologia del Lavoro e pratiche conseguenti, nonché dello statalismo e dell'ideologia del Progresso, nonché di identitarismi e ''patriottismi'' di vario genere, e conio.
Ma allora, il movimento aveva il sopravvento, era (come diceva Terracini) ''sulla cresta dell'onda'', e che onda !
Ora, i neo-neo-nazifascistoidi hanno preso molto « passovantaggio ». In combinazioni varie e diverse, con ultraliberalismo e con populismi d'ogni tipo [cfr. La prossima Digressione ], costituiscono un'insidia terribile, concreta.
|...] Vorrei essere oggi a Bologna. Poiché non amo gli « armiamoci e partite ! », facili a sconfessioni postume, non aggiungo altro. Salvo che, rispetto anche alla più ''stralunata'' delle forme di sabotaggio e disordinamento nella città super-blindata, mi sentirei, e se del caso mi sentirò, assolutamente solidale, e corresponsabile 'in solido'. Secundum il loro inquisitoriale « Affectio societatis scelerum ».
Non rileggo, non correggo, eventualmente stanotte o domani, Salud ! , Oreste



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