Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 15 ottobre 2016

Consiglio Popolare dell'acqua

Severo Lutrario



Si scrive acqua si legge democrazia!


Gridavamo questo dopo la vittoria referendaria del 2011. 
Oggi, in Italia si affronta un'altra battaglia referendaria, non voluta dal basso ma imposta dal Governo per avallare le sue politiche liberiste e liberticide. 
Ma questa sfida non può essere solo difensiva e proprio per il suo carattere, ci impone di partire da quella vittoria, per la conquista di quei diritti troppo spesso citati ma non concretizzati. 

Il diritto all'acqua, ad esempio, che una petizione firmata da 230.000 persone chiede di inserire in Costituzione. 

Un diritto violato dalle leggi di mercato che, nonostante i referendum 2011, i governi continuano ad imporre ad acqua e servizi pubblici locali. 
Un processo non solo legislativo, che vede nei decreti Madia il coronamento della privatizzazione dei servizi pubblici, ma anche aziendale e commerciale, che vede le aziende muoversi nell'attuale quadro normativo per stravolgere la volontà popolare. Una strategia che in particolare ACEAsta perseguendo con l'obiettivo di rafforzare la propria influenza su tutte le sue partecipate, soprattutto nel centro Italia. 
Una delle protagoniste del grande risiko dell'acqua è proprio ACEA, nata come azienda del comune di Roma durante la giunta Nathan proprio per garantire i servizi essenziali in una città in espansione e che oggi, ormai privatizzata e quotata in borsa, è responsabile di migliaia di distacchi idrici e di veri processi di " colonizzazione" nel Lazio, Campania, Toscana, Umbria, in altre parti d'Italia e all'estero, anche attraverso partnership “criminali” come quella con la società israeliana Mekorot. 


C’è un'altra strada, ostinata e contraria che in tante e tanti possiamo tracciare, una strada che passa per la legge 5 della Regione Lazio, voluta da comitati e comuni proprio per rispettare i referendum 2011 e che la Giunta Zingaretti finge di aver dimenticato. 

Una strada che passa per la ripresa di parola e di decisione di cittadini e utenti dei servizi pubblici, superando la retorica del "degrado" e mettendo in moto energie e competenze preziose. 

Una strada che passa riconsegnando ai territori e a coloro che lo abitano il diritto a decidere della loro vita e dei servizi, che della vita determinano la qualità, a cominciare dall’acqua che della vita è madre. 

Una strada che passa per gli spazi liberati nelle nostre città, spesso veri presidi di democrazia reale e oggi sotto attacco da quella stessa legalità che permette ad ACEA di fare profitto, vessando i cittadini sino a staccare l'acqua, e a Caltagirone e Suez di giocare in borsa con un bene comune. 

Una strada che passa per la messa in discussione del debito illegittimo e del patto di stabilità imposto ai comuni, a partire da quello gigantesco di Roma, in mano a poche banche con interessi da usura. 


Una strada che passa per la ripresa di potere decisionale delle comunità locali, umiliate dal Governo attraverso la "riforma" Madia e le proposte di modifica degli artt. 57 e 117 della Costituzione, che svuotano di competenze sindaci e consigli comunali, privando i cittadini di ogni controllo democratico sul governo dei territori. 

Una strada che passa per la valorizzazione delle competenze dei lavoratori, fuori dalle tecniche di fidelizzazione dei dipendenti e da logiche di esternalizzazione e precarizzazione di un'azienda che nasce per fornire servizi essenziali e nella quale interessi dei lavoratori e degli utenti devono andare di pari passo. 

Una strada che passa per una necessaria scelta di campo della Giunta Raggi: con Suez e Caltagirone o con i cittadini e con la prima stella, quella dell'acqua pubblica. 

Ma che cosa vuol dire ripubblicizzare un servizio? Non e' solo una formula matematica o un investimento finanziario. E' un'idea differente di gestire le relazioni all'interno della società e valorizzare la ricchezza collettiva. E' un'ipotesi di un nuovo modello per vivere le città e garantire nuovi diritti. 
E uno dei pilastri di questo processo è la partecipazione diretta. La possibilità di conoscere, intervenire e decidere. 

Questo e' un invito a realtà sociali, lavoratori, cittadini e amministratori di Roma, del Lazio e di tutti i territori ed Enti Locali coinvolti. 

Per questo vogliamo lanciare il primo consiglio popolare dell'acqua, il 27 ottobre a Roma, sotto la sede ACEA di Piazzale Ostiense, in cui illustrare la piattaforma per ACEA: una proposta concreta per ripubblicizzare e invertire la rotta. 

Per costruire insieme l'iniziativa un primo appuntamento aperto a tutte le realtà interessate sarà il 19 ottobre, alle 18.30 presso Communia (Via dello Scalo di S.Lorenzo).

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