Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 3 dicembre 2016

From How High the Moon to Ornithology

Luciano Granieri



Nella descrizione del Be Bop,  stile jazzistico nato  negli anni quaranta, si è unanimemente  identificata  la  destrutturazione delle  melodie quale caratteristica principale di  quella rivoluzione musicale  . Nel  contesto di una armonia definita, l’improvvisazione dei boppers, restituiva linee melodiche totalmente diverse  dal tema originale. Per capire la portata di quanto affermato sarebbe necessario ascoltare tali stravolgimenti su brani ben definiti. Si può provare a descrivere con parole suggestive    la  portata dell’innovazione , ma apprezzarla nell’ascolto di un pezzo è molto più efficace .  

A tal proposito, propongo  un esercizio di listening sul brano How High the Moon. Il pezzo,  era inserito nella rivista di Broadway “Two for the Show” . La musica fu  scritta da Morgan Lewis, le liriche dall’attrice Nancy Hamilton.  Ben presto il brano divenne uno standard delle più grandi orchestre di swing. Benny Goodman  lo inserì nel suo repertorio sin dal febbraio del 1940, l’orchestra del reazionario Stan Kenton ne propose una versione nel 1948. 

Fu però Ella Fitzgerald a rendere How High the Moon uno standard conosciuto in tutto il mondo, anzi la cantante di Newport ne fece un brano distintivo del suo stile. La prima registrazione di Ella si ebbe nel 1947 per la Decca. Qui l’esecuzione è ancora decisamente swing, ma l’improvvisazione scat della Fitzgerald, prelude al Bop che allora era in piena espansione. Anche Sarah Vaughan si cimenterà nello standard di Morgan Lewis, ma la sua interpretazione terrà  poco conto della melodia originale. Del resto “Sassy”, così era soprannominata la cantante di Newark, aveva militato nell’orchestra   di Billy  Eckstine,insieme a Dizzy Gillespie e qui aveva respirato l’aria nuova   del Be Bop,  lo stile che di li a poco avrebbe imperversato con Dizzy, Parker e Monk. 

Nel 1957 una registrazione della Vaughan al Mister Kelly’s di Chicago con Jimmy Jones al pianoforte, Richard Davis al contrabbasso e Roy Haynes alla batteria mostra come How High the Moon  possa diventare  un altro brano, rispetto a quello tradizionale proposto dalla Fitzgerald. Anche Sarah Vaughan si esibisce in una folgorante improvvisazione scat, ma molto più articolata e creativa rispetto a quella di Ella, ancora troppo  condizionata dalla linea melodica. 

Ma il “musicidio” vero di How High the Moon si era compiuto già nel 1946, un  anno  prima della  registrazione per la Decca della Fitzgerald. Charlie Parker, sugli accordi del brano scritto da Morgan Lewis   , fu capace di inventare arpeggi e progressioni melodiche totalmente avulse dal tema . Tale fu lo stravolgimento che il pezzo  divenne irriconoscibile, addirittura  Bird  ne cambiò il titolo. Non era più How High the Moon ma Ornithology.  

Straordinaria è la performance registrata dal vivo al Savoy di Harlem, nel 1947 dove, Charlie Parker al sax alto, un giovane ma già talentuoso Miles Davis alla tromba, Bud Powell al pianoforte, Tommy Porter al contrabbasso e Max Roach alla batteria, offrono una sfolgorante versione di Ornithology. 

Nel video che segue ho  messo insieme la versione di How High the Moon di Ella Fitzgerald, quella di Sarah Vaughan ed Ornithology do Parker . Sarà così più facile apprezzare l’entità di un processo musicale veramente rivoluzionario. 

A proposito non è vero che sia impossibile descrivere le dinamiche musicali del Bop con le parole.  Lo scrittore Jack Kerouac il, più noto e carismatico esponente della beat generation ci riuscì mirabilmente. Charlie Parker era l’idolo dei beatniks, era venerato da Kerouac, da Ginsberg, da Burroughs e da  tutti gli altri. Proprio Kerouac   in” Scrivere Bop” nel capitolo  “Fondamenti di prosa spontanea” paragonando  il suo modo di scrivere ad una improvvisazione  Be bop descrive mirabilmente il linguaggio dei boppers:” La penna scandisce suoni secchi e rapidi, alternandoli a periodi lunghi – che evocano  Proust – e un profluvio di variazioni incessanti fa si che si fatichi a ritrovare il tema centrale; le parole si trasferiscono dalla mente alla carta senza soluzione di continuità se non quella di vigorosi “trattini” – trascrizione dei rapidi respiri in un’improvvisazione bop- da preferire agli altri segni di punteggiatura”

Comunque basta chiacchiere, ascoltiamoci  come How High the Moon   sfocia in Ornithology.


Good vibrations.


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