Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 17 aprile 2017

Turchia: la lotta continua, il fascismo non passerà!

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia


Le controriforme costituzionali volute da Erdogan e dai partiti AKP e MHP, sono passate nel referendum del 16 aprile con la frode e sistematiche irregolarità, dato che milioni di schede elettorali erano prive di timbro ufficiale.
"La Turchia ha preso una decisione storica di cambiamento e trasformazione che tutti devono rispettare", ha detto Erdogan nel suo primo discorso dopo il grande broglio.
Si sbaglia di grosso. Se la borghesia imperialista ha fatto di tutto per aiutare Erdogan (ricordiamo l’appoggio di Trump e le intese con Putin, così come i finanziamenti dell’UE che ha elargito miliardi al despota in cambio del blocco dei migranti), il proletariato e i popoli oppressi, gli antifascisti, i sinceri democratici e progressisti non riconosceranno mai il risultato di una farsa referendaria svolta in pieno stato di emergenza, con i media popolari imbavagliati, che ratifica un regime autocratico per andare verso il fascismo di tipo islamista, ma daranno battaglia con tutti i mezzi a loro disposizione, fino alla caduta del “sultano” e dei suoi ladroni di democrazia.
La Turchia esce spaccata a metà dal referendum, con l’opposizione di classe e democratica che pure nella situazione di dura repressione avrebbe vinto, se non ci fossero stati i brogli di regime. La classe operaia, le donne, i giovani, a Istanbul, Ankara, Izmir, Adana, Diyarbakir, e nella altre grandi città, hanno votato in maggioranza contro la manovra di Erdogan, nonostante i ricatti.
Non c’è dubbio che le condizioni della lotta di classe s’inaspriranno in Turchia dopo questo contro-golpe reazionario (che ha seguito quello fallito dei gulenisti), le cui conseguenze saranno il rafforzamento del potere di Erdogan, che potrà rimanere presidente sino al 2029 e anche oltre. Vediamo cosa cambia con la truffa referendaria.
Anzitutto è stato prorogato lo stato di emergenza per altri tre mesi. D’ora in avanti il potere esecutivo, giudiziario e legislativo sarà totalmente concentrato nelle mani del capo dello Stato e sparirà la figura del premier. Il capo dello Stato avrà l'autorità per proporre leggi e rimettere al Parlamento disegni di legge, acquisirà la funzione di nomina e destituzione di vicepresidenti, ministri e funzionari governativi, avrà il potere di emanare decreti legislativi su materie di competenza del governo, comanderà l’esercito. In caso di stato di emergenza potrà proporre la sospensione o la limitazione di diritti civili e libertà basilari.
Come nella controriforma renziana – bocciata dal popolo italiano lo scorso 4 dicembre – verrà fortemente ridimensionato il ruolo di controllo che il Parlamento esercita su governo e presidente.
Erdogan inoltre sta inoltre preparando due nuovi plebisciti, il primo sulla permanenza di Ankara come Paese candidato alla UE, il secondo sulla reintroduzione della pena di morte.
Inevitabilmente la dittatura “di un solo uomo e un solo partito” rafforzerà la folle politica neo-ottomana di guerra intera ed esterna, che causa massacri e destabilizza la regione.
Il risultato del referendum in Turchia incoraggia le classi dominanti degli altri paesi, compresa la borghesia italiana, a proseguire nella distruzione dei diritti dei lavoratori e delle libertà democratiche.
E’ dovere del proletariato di tutti i paesi sviluppare la massima solidarietà con la classe operaia e i popoli di Turchia, con il partito fratello EMEP, e il blocco HDP duramente perseguitati.
I lavoratori non vogliono essere complici della reazione internazionale, dei fascisti, degli oscurantisti  e  dei massacratori dei popoli!
La battaglia per impedire il fascismo in Turchia non si fermerà. Questa battaglia passa anche dentro il nostro paese, nella lotta per il lavoro, il pane, la pace e la libertà, per costringere il governo a stracciare ogni accordo con Erdogan, per il ritiro delle truppe all’estero, nello sviluppo dell’opposizione di massa contro nuove avventure militari, esigendo la cacciata dal potere dei responsabili della politica di miseria, di reazione e di guerra.
E’ necessario dar vita a una politica di fronte unito antifascista e antimperialista a livello nazionale e internazionale, per creare una barriera insuperabile di fronte alla reazione, al fascismo e alla guerra che il capitale monopolistico finanziario aizza per garantire la sopravvivenza del suo infame sistema di sfruttamento dei lavoratori e soggiogamento dei popoli!

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