Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 31 ottobre 2017

Treno pieno di signori

Luciano Granieri



E’ vita grama per i pendolari , ogni giorno  sono costretti a tribolare con i treni.  Fortunatamente la settimana scorsa ha avuto termine il tour elettorale di Matteo Renzi che con il suo convoglio (PD Direzione Italia) spesso ha intasato le linee di lavoratori e studenti in viaggio per raggiungere  il posto di lavoro o di studio. 

E’ una mania quella del treno.  Anche Salvini sta girando la Sicilia a mezzo strada ferrata  per fare campagna a favore del candidato alla presidenza della Regione Nello Musumeci. Lui però i pendolari non li perseguita ritardando il loro viaggio con un treno personale  come Renzi. No, lui i pendolari li sfinisce  viaggiando insieme a loro.

 Ma torniamo al segretario del Pd. Il suo pellegrinaggio ferroviario è stato organizzato, per ascoltare le esigenze delle persone presso le stazioni e le città . Queste erano le  intenzioni dichiarate. A giudicare dagli insulti e dagli improperi raccolti da Renzi durante il viaggio la conclusione più logica del percorso avrebbe dovuto portare alle dimissioni del segretario piddino. In realtà l’ex presidente del consiglio ha usato l’intercity come un bunker per indirizzare e un po’ di bombe a bersagli mirati. 

Non bombe  proletarie, il proletariato è stato distrutto ben prima. 

La prima granata è partita verso l’attuale premier Gentiloni con la mozione di sfiducia al governatore di Bankitalia  Visco, l’altra ha colpito il Parlamento  reso silente , da  otto fiducie,   fra Camera e Senato, innanzi alla necessità di approvare la legge elettorale. Ma soprattutto dalla cabina del manovratore si sono levate  le minacce e i propositi di vendetta  verso i parlamentari che non hanno riverito abbastanza il capo.

 Dall’agiato scompartimento della segreteria è partito il monito. Per governare è necessario superare il 40% dei consensi, quindi le prossime candidature saranno decise in base agli attributi vincenti mostrati dagli aspiranti candidati. Le primarie sono escluse. Il messaggio è chiaro: siccome il capo è un vincente, solo lui sarà in grado di selezionare una pattuglia di candidati vincenti. 

Sulle qualità di vincitore di Matteo Renzi, alla luce della sua storia politica ci sarebbe molto da dire. Dopo le elezioni europee, drogate dalla prebenda degli 80 euro, Il Pd guidato dal protervo rignanese ha preso schiaffi   da  tutte le parti. Enorme la debacle nelle varie tornate amministrative  dove, per tenere  Milano, ha dovuto candidare uno di destra. A Palermo per vincere  si è barricato  dietro le insegne Orlandiane rinunciando praticamente al simbolo. Epocale la batosta subita nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. 

Il partito ha continuato a perdere pezzi,  importanti, vedi il Presidente del Senato Grasso, e  militanti. Non è andata meglio per il governo guidato da Renzi, in cui le leggi licenziate sono state  sistematicamente falcidiate dalla Corte Costituzionale. Infine rimane l’ultimo dilemma.  Perché un vincente, impone a tutti i costi,  con grandi strappi istituzionali,  una legge elettorale  in base alla quale il suo partito è destinato all’ennesima Caporetto?  

Al nord i collegi uninominali saranno ad appannaggio quasi esclusivo dei fratelli serpenti Berlusconi-Salvini  pronti ad una reunion ad hoc. Conseguentemente,  visto che i candidati ai collegi uninominali sono in realtà dei mega capilista bloccati  che trascineranno anche i nominati dei collegi plurinominali, nella ex Padania,ed anche più sotto, per il Pd non ci sarà  speranza. Neanche al sud, probabilmente,  ci sarà trippa per gatti, con una destra che appare rafforzata, e il M5S quantomeno in tenuta.  Al centro, nelle scolorite regioni rosse, forse si potrà raccattare qualche briciola ma sarà  assolutamente insufficiente a recuperare il cappotto prossimo venturo imposto dai pentastellati e dalla razzista brigata Salvinian-Berlusconiana.  

La domanda nasce spontanea. Quale logica spinge uno che vuole vincere a crearsi le migliori condizioni per perdere?  Alcune ipotesi: Dopo le elezioni  visto che le coalizioni costruite su una base  di tipo  meramente   elettoralistico   saranno destinate a sciogliersi,  il Pd è sicuro di governare con l’avversario elettorale,  Forza Italia. Rimane il piccolo problema che, nel caso, a dare la carte sarà il partito vincente e questo, presumibilmente non sarà quello  di Renzi.  

Altro scenario: L’obbiettivo non  è vincere le elezioni, ma rimanere in Parlamento  facendo governare qualcun altro, con un appoggio esterno. Le finalità sarebbero duplici, da un lato ottenere posti chiave in strutture di secondo livello, dall’altro logorare con continue trattative parlamentari  il malcapitato gruppo a capo dell’esecutivo.

 Altra ipotesi , e questa ci pare la più consona al personaggio:  sfruttare  il potere di vita o di morte che la legge assegna ai capi partito  sugli  aspiranti candidati. Una occasione troppo ghiotta per farla pagare agli infedeli e consolidare le truppe cammellate.  Un’ opportunità che Renzi non potrebbe mai farsi sfuggire, anche  con il rischio di deviare   il Pd , su una linea morta, come direbbe il poeta. 

Mi rendo conto che ai poveracci come noi questo discorso interessa il giusto. Tali  tatticismi non aiutano ad arrivare alla fine del mese. Stiamo timidamente guardando alle manovre dei  cosiddetti "civici"  radunati attorno ad  Anna Falcone  e Tomaso Montanari. I quali,   per ora, si stanno annusando con le varie anime strutturate della sinistra, diciamo così, costituzionalista. Una buona dose di tatticismo, purtroppo,  è presente anche qui, senza contare che la nuova legge elettorale non  concederà  a questi volonterosi di andare oltre la testimonianza . 

Rimane l’alternativa di salire su quella locomotiva  che il macchinista anarchico  di gucciniana memoria ,per riparare a qualche torto, lanciò contro il treno pieno di signori. E’ una scelta coraggiosa, complicata da condividere, richiede tempi lunghi per la sua realizzazione, sicuramente non compatibili con l’imminente tornata elettorale.  

Ma solo se si riuscirà a costruire quel treno, pezzo per pezzo, e a convincere il maggior numero di passeggeri a salirci sopra si potrà costruire una prospettiva di cambiamento che consentirà ai “contadini curvi” di togliere il potere ai signori, quelli che stanno sull’altro treno in mezzo al velluto e agli ori.

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