Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 13 dicembre 2017

Riforma degli Ambiti Territoriali nel Lazio: Refrigeri finge di cambiare tutto... per non cambiare niente!

Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio


Erano tre anni che aspettavamo di vedere una proposta della Regione Lazio per la definizione degli Ambiti di Bacino Idrografico (ABI), entro i quali promuovere un rinnovato modello pubblico di gestione del servizio idrico integrato.
Sono, infatti, scaduti da tre anni i termini per l’attuazione della Legge regionale n. 5 del 2014 intitolata “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”, legge di iniziativa popolare presentata da numerosi enti locali e comitati di cittadini e votata all’unanimità in Consiglio Regionale nel lontano marzo del 2014.
In questo arco di tempo non siamo stati a guardare, abbiamo sollecitato e stimolato ripetutamente la Giunta Zingaretti e l’Assessore Refrigeri, a cui è delegato il governo dell’acqua nel Lazio. 
Dopo un anno dall’approvazione della L.R. n. 5/2014, preoccupati per il ritardo già accumulato, ci siamo sostituiti nuovamente all’amministrazione e abbiamo elaborato una proposta di legge attuativa regionale che includeva la delimitazione dei nuovi Ambiti, in sostituzione degli attuali e inefficaci Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), e la definizione della Convenzione di cooperazione tipo, attraverso la quale organizzare il nuovo servizio idrico integrato.
Tale proposta è stata raccolta e sottoscritta da diversi Consiglieri regionali di maggioranza e opposizione e presentata ufficialmente al Consiglio (P.d.L. n. 238/2015). Da allora non è stata mai discussa e nemmeno calendarizzata perché doveva essere prima osservata dalla Commissione Ambiente che, fuorviata dai messaggi che arrivavano dalla Giunta, è rimasta in attesa di una contro-proposta della Giunta stessa da confrontare e discutere contemporaneamente. Ciò non è mai avvenuto.
Iniziative pubbliche, incontri con l’Assessore, presidi in Regione, proteste, mobilitazioni, comunicati stampa e tanto altro non hanno avuto grandi risultati finora e temevamo quindi di non vedere ormai più il completamento del quadro normativo prima delle imminenti prossime elezioni regionali.
Ci abbiamo riprovato comunque nel corso dell’ultimo Consiglio Regionale di novembre dove, di fronte all’ennesimo tentativo di sviare e perdere altro tempo, abbiamo minacciato di rioccupare la sede consiliare. Ci ha convinto a soprassedere l’invito di Refrigeri ad un nuovo incontro tenutosi qualche giorno dopo, il 1° dicembre.
In questo appuntamento la Giunta Zingaretti ha “scoperto” finalmente le carte, mostrando una proposta di 6 ambiti, 5 dei quali molto simili agli attuali ATO, mentre il 6°, a cavallo tra le provincie di Roma e Frosinone, collega artatamente i Simbruini ai Colli Albani.
Bene, ci siamo detti subito, almeno abbiamo sventato il tanto temuto ATO unico che in altre regioni d’Italia ha spianato la strada alle multinazionali che dall’acqua traggono immensi profitti in cambio di servizi di qualità inadeguata e con costi sproporzionati per i cittadini, esautorati da ogni potere di controllo, così come gli enti locali.
Guardando bene la proposta ci siamo resi conto però della evidente inosservanza dei principi stabiliti dalla Lr n. 5/2014 per la definizione dei nuovi ambiti. Manca infatti quel collegamento forte con i bacini idrografici, unico modo per garantire una reale tutela e gestione sostenibile della risorsa idrica che nell’estate passata abbiamo ancor più compreso quanto sia preziosa.
La proposta che ci è stata illustrata addirittura taglia i bacini idrografici, in particolare l’Aniene, con il tranello dell’ATO 6, e il Sacco. Per entrambi, i comitati locali si sono spesi fortemente in questi anni per arrivare ad un’autonomia rispetto agli attuali ATO, con un dispendio di energie che questa proposta vanifica in pieno.
La nostra Proposta di legge (Pdl n. 238/2015), che delineava 19 ambiti, non è stata minimamente presa in considerazione, né dal punto di vista della pluralità degli ambiti né della loro geometria. Ci aspettavamo un numero di ambiti inferiore, ma quanto meno risultante da un accorpamento ragionato dei nostri 19 ambiti. Nulla da fare, hanno probabilmente prevalso gli interessi sullo sfruttamento dell’acqua piuttosto che quelli della democrazia, della partecipazione e della sostenibilità.
Sarà forse per questo che la proposta di Refrigeri e della Giunta Zingaretti continua a chiamare i nuovi ambiti con la sigla ATO invece che ABI, rimettendo in extremis ai Sindaci la possibilità di cambiarla ben sapendo che non sarà possibile convocare 378 consigli comunali entro dicembre?
A che gioco sta giocando la giunta Zingaretti?
Ormai la legislatura Zingaretti volge al termine e sul fronte ambientale, in generale, e dell’acqua, in particolare, non si sono fatti quei passi in avanti che si promettevano in campagna elettorale e nei primi mesi di governo. Anche il nuovo Piano di Tutela delle Acque della regione, adottato un anno fa, non riesce a vedere la sua approvazione definitiva e nemmeno momenti di confronto pubblico.
Eppure, la sua concreta attuazione comporterebbe la possibilità di eliminare le tante forme di inquinamento ancor oggi presenti e di sanare le insostenibili modalità di sfruttamento e utilizzo dell’acqua, in gran parte derivata senza concessione come nel caso del Peschiera-Le Capore, che non tengono conto delle quantità di risorsa a disposizione e dei bilanci idrici. Obiettivi che passano per forza anche per la gestione dei servizi idrici, ma che evidentemente hanno dei costi che i gestori dei servizi non vogliono sostenere, per non vedere ridotto il loro tornaconto.
La Giunta Zingaretti vuol far finta di cambiare qualcosa, non cambiando proprio nulla in realtà, anzi peggiorando una crisi idrica che non può certo essere definita una “calamità naturale”, ma solo l’effetto di una incapacità gestionale dettata da inadempienze amministrative, forse volute per favorire ben altri interessi.

I cittadini del Lazio sapranno attribuire stavolta le vere responsabilità.

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