Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 30 maggio 2018

Lo scontro inter-borghese: che se ne vadano tutti!

dichiarazione dell’Esecutivo del Pdac



La scorsa domenica, con una mossa molto discussa, il presidente della repubblica Mattarella ha revocato l’incarico a Conte, presidente del Consiglio indicato da M5s e Lega, dopo uno scontro sul nome proposto per guidare il ministero dell’economia, quello di Paolo Savona, non gradito al Quirinale. Così Mattarella ha assegnato un nuovo incarico a Carlo Cottarelli, già commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica con il governo Letta, che porterà il Paese alle elezioni, non si sa ancora con quali tempistiche, dato che difficilmente potrà trovare una maggioranza in parlamento.

Non ci appassiona il dibattito, anche a sinistra (basta vedere le dichiarazioni del segretario del Prc Maurizio Acerbo), se la decisione di Mattarella sia o meno incostituzionale, o se ci siano gli estremi per una messa in stato di accusa del presidente, anche se questo configurerebbe certamente un approfondimento della crisi istituzionale: il problema infatti non è se la Costituzione sia stata violata o meno, ma è la Costituzione stessa, che è una costituzione borghese che deve servire gli interessi della borghesia. 

È ormai chiaro che in momenti di forte divisione della borghesia, le istituzioni dello Stato borghese difendono gli interessi della grande borghesia finanziaria, e questa è l’essenza di ciò che ha fatto Mattarella. Il dibattito se sia costituzionale o meno ci pare utile solamente alla contrapposta propaganda dei partiti borghesi che stanno ricominciando la campagna elettorale. Noi, come comunisti, abbiamo il dovere di ricordare ai lavoratori e a tutti gli oppressi ciò che già diceva Lenin quasi cento anni fa: cioè che nella «democrazia» borghese le elezioni sono niente e la Borsa è tutto. Se qualcuno avesse dei dubbi, lo stesso Mattarella lo ha detto chiaramente.

Opposizione di classe ad ogni governo borghese

Ribadiamo la nostra opposizione ad ogni governo borghese, a quello Cottarelli così come a quello Conte. Quando sarà il momento continueremo a lottare e a manifestare contro il governo Cottarelli, che si prefigura come un esecutivo in continuità assoluta con quelli degli ultimi anni, da Monti in poi, cioè fedele esecutore delle proposte economiche caldeggiate dall’Unione europea e dalla grande borghesia italiana, quella maggiormente legata al settore finanziario. 

Se questo è chiaro a tutti, anche ai lavoratori, il possibile esecutivo Lega-M5s ha invece generato aspettative tra la classe operaia e tra quei ceti sociali che hanno più pagato il peso della crisi e delle misure di austerità dei vari governi. È quindi bene ribadire alcune cose su questo governo e sul perché riteniamo che i lavoratori non debbano partecipare alle manifestazioni e alle iniziative convocate a sua difesa.

Lungi dall’essere un governo «del cambiamento», l’esecutivo M5s-Lega si sarebbe caratterizzato per l’unione della repressione leghista contro gli immigrati, con Salvini ministro dell’Interno (non a caso formazioni di estrema destra hanno espresso la loro simpatia per questo governo), con la funzione di freno delle lotte sociali che il Movimento 5 stelle ha svolto in questi anni, avendo quindi tutta la possibilità (almeno nelle intenzioni dei suoi creatori) di applicare una serie di misure economiche certo differenti da quelle che applicherebbe Cottarelli, ma non certo favorevoli ai lavoratori. 

Chiarissimo in questo senso è il curriculum di Paolo Savona, che nella propaganda Lega-M5s sembra oggi poter rappresentare una politica economica diversa, di cui citiamo solo due referenze molto significative: Savona è stato direttore di Confindustria dal ’76 al ’80 e ministro dell’industria durante il governo Ciampi. E la classe lavoratrice dovrebbe mobilitarsi per difendere un esecutivo con Salvini ministro dell’interno e un confindustriale come ministro dell’economia? 

Vi è purtroppo anche chi sostiene questo, principalmente piccoli gruppetti stalinisti, anche interni a Rifondazione, che sostengono che bisogna schierarsi con il settore borghese che in questo scontro sarebbe progressivo, cioè quello sovranista contro quello subordinato al capitale europeo, arrivando ad affermare che alcune tematiche sovraniste sono utili anche alla battaglia di classe dei rivoluzionari. 

Noi riteniamo invece che l’uscita dall’euro, quand’anche facesse parte del programma di Lega e M5s, non porterebbe alcun vantaggio alla classe operaia italiana se non fosse accompagnata dalla nazionalizzazione delle principali industrie, dei settori strategici dell’economia e delle banche, al monopolio del commercio estero e alla pianificazione centralizzata dell’economia, nonché alla prospettiva della costruzione di un’Europa diversa, gli Stati uniti socialisti d’Europa. 

Senza queste misure, che solo un governo operaio può attuare, anche l’uscita dall’euro sarebbe solo a favore della borghesia italiana sovranista. Come comunisti siamo per la distruzione dell’Unione europea imperialista e per l’uscita dall’euro, ma non possiamo farlo con Salvini, Di Maio e Savona, né con i loro alleati europei quali Le Pen, Farage e simili.

Nessun cambiamento all’interno del sistema borghese

Per quanto riguarda il Movimento 5 stelle, un partito espressione della piccola e media borghesia, che negli anni ha preso la direzione di una larga parte del dissenso sociale e lo ha incanalato sul binario morto della politica parlamentare borghese, lungi dall’aver «aperto come una scatoletta di tonno» il parlamento italiano, ha contribuito ad evitare in questi anni che un’ampia opposizione sociale potesse saldarsi nelle piazze con le lotte dei lavoratori per far pagare la crisi ai padroni. 
Avendo accettato completamente le regole del sistema politico borghese avevano rinunciato in premessa a qualsiasi reale cambiamento, che può venire solo se sono i lavoratori a trainare dietro di sé gli altri settori maggiormente colpiti dalla crisi. 

E' con i lavoratori che noi vogliamo costruire, nelle fabbriche e nelle piazze, quell’opposizione di classe che sola può porre le basi per un reale "governo del cambiamento": cioè un governo operaio che possa applicare il programma economico di rottura delle compatibilità capitalistiche necessario per assicurare un futuro ai lavoratori italiani e di tutta Europa.

OPPOSIZIONE A TUTTI I GOVERNI BORGHESI: GOVERNINO I LAVORATORI!
CONTRO OGNI NAZIONALISMO XENOFOBO: MAI CON SALVINI E LE PEN!
PER UN PROGRAMMA OPERAIO PER FAR PAGARE AI PADRONI LA CRISI!
CONTRO EURO E UNIONE EUROPEA: PER GLI STATI UNITI SOCIALISTI D’EUROPA!

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