Presentazione
Art. 4 Cost.: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto
al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
E’ giunto il momento di dare una lettura diversa di questo
fondamentale principio costituzionale.
L’interpretazione tradizionale afferma che lo Stato deve limitarsi a
favorire condizioni economiche generali che possano poi
spontaneamente creare posti di lavoro.
La tesi di questa proposta è invece diversa, perché si basa sull’assunto
per cui, se il mercato spontaneamente non crea sufficienti posti di lavoro,
deve essere lo Stato ad intervenire in modo diretto. Vi è una enorme disoccupazione, ormai strutturale.
Negli anni 'Novanta, Jeremy Rifkin affrontava il tema nel suo "La
fine del lavoro". Da allora il lavoro ha continuato a diminuire a moto
crescente. L'introduzione delle nuove tecnologie ha radicalmente spazzato via
una serie di lavori, ancora esistenti pochi anni fa.
Il processo è quello di desertificazione crescente, che interessa
soprattutto i profili lavorativi meno qualificati. Secondo l'economista
francese Thomas Piketty ("Il capitalismo del XXI secolo"), la
ricchezza mondiale ed italiana si accumula sempre di più nelle fasce alte del
reddito, schiacciando il ceto intermedio (in particolare quello a bassa
qualificazione) e lasciando la fascia più povera della popolazione senza
redditi e inesorabilmente senza lavoro.
Sul punto, come noto vi è da tempo la proposta di reddito di
cittadinanza. Luciano Gallino: "La presente proposta vuole rappresentare una
sintesi e un passo in avanti. Oltre al diritto al reddito va, infatti, riconosciuto
un diritto al lavoro.
Sotto il profilo del diritto, il lavoro è un modo fondamentale di
esplicazione della personalità. Il lavoro è il contributo dell'individuo alla
costruzione della società in cui vive. È una fondamentale modalità relazionale.
Nel lavoro l'individuo cresce, si forma, si organizza. Hegel afferma che «L'uomo è l'essere che nel costruire il mondo
costruisce se stesso».
Il lavoro è però anche un dovere, nella misura in cui è contributo al
bene comune.
La proposta
Si tratta di una proposta radicale, con forte valenza simbolica:
lavoro per tutte e per tutti.
Non come promessa generica. Come diritto soggettivo. Chiunque deve potersi
presentare e dire: «Io domani voglio lavorare». E lo Stato, per legge, deve
dare un lavoro.
Come detto, l'articolo 4 della Costituzione afferma: «La Repubblica
riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che
rendano effettivo questo diritto».
Si è discusso a lungo se questa affermazione costituisse un diritto
soggettivo del cittadino. Questa proposta afferma che debba esserlo.
Occorre poi superare la contrapposizione tra lavoro e reddito.
Il reddito è temporaneo nel tempo necessario per la
riqualificazione e la ricerca del nuovo lavoro. E’ quindi una soluzione di
passaggio, ma non appare una risposta al cambiamento epocale che abbiamo
vissuto.
Certamente, se il Pubblico non può dare un lavoro, nel frattempo
deve garantire un reddito.
Ma il centro della proposta è il diritto al lavoro.
Occorre quindi superare la
posizione tradizionale, che non vede nel diritto al lavoro attribuito
dalla Costituzione un diritto “perfetto”, ossia, uno di
quelli azionabili in sede giudiziaria. Secondo questa lettura, il diritto al lavoro, come gli altri
diritti sociali è “azionabile in sede politica attraverso il processo
democratico.
Lo Stato rimuove, si dà da fare, fa quel che può, si impegna ('poi
getta la spugna con gran dignità'... cantava De Andrè).
Oppure quello che è il passo avanti decisivo.
Il lavoro è (diventa) un diritto soggettivo pieno -
perfetto- azionabile in ogni sede. Debitore è lo Stato, creditore chi non
lavora.
Fondamento giuridico, peraltro, rinvenibile nella stessa Costituzione,
non solo nel primo comma dell'art.4, ma soprattutto nel secondo, laddove è
scritto
"Ogni cittadino ha il dovere di svolgere,
secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una
funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della
società"
Se come cittadino ho anche il
dovere di svolgere una 'attività o funzione' , vuol dire che lo Stato mi deve
mettere in condizione di adempiere.
Altro punto essenziale:
il lavoro cessa di essere solo un mezzo per
produrre altri beni sociali, ma è esso stesso bene sociale
che deve essere prodotto dalla collettività.
Occorre infatti comprendere che il sistema capitalista, senza
intervento pubblico, non produce spontaneamente sufficiente lavoro per tutte/i.
Lo Stato, quindi non si deve limitare ad usare lavoro, ma deve
intraprendere iniziative volte , semplicemente, a crearlo. E’ questo il cambio
di prospettiva. Garantire ai cittadini
il benessere attraverso la possibilità di esplicare le loro potenzialità
attraverso attività di contribuzione al bene pubblico.
Come conseguenza di questo processo lo Stato otterrà anche
altri beni pubblici come effetto del lavoro
È il cuore della proposta. Il lavoro di cittadinanza è un lavoro di
(almeno) 5/6 ore al giorno, pagato con
una somma tale da permettere la sopravvivenza (si veda oltre per gli importi,
comunque non inferiori a quelli da CCNL).
Appena fa richiesta, il lavoratore viene indirizzato a un lavoro,
sulla base di aspirazioni, competenze e necessità. Le competenze possono essere
acquisite anche nel percorso formativo di cui sopra.
Questo significa che occorrerà tenere conto delle inclinazioni di
ciascuno. L'ingegnere potrà tenere ripetizioni e assistenza allo studio agli
studenti di Ingegneria, il pianista farà lezioni di musica, l'avvocato
collaborerà all'ufficio sanzioni del comune.
Il nodo essenziale deve però
essere uno: le prestazioni di lavoro non devono sostituire lavori o servizi
esistenti, ma creare una nuova utilità sociale, che prima non esisteva. Questa
utilità andrà a beneficio di cittadini e imprese. A questo punto, il lavoratore
chiamato potrà rimanere nella condizione quanto vuole, anche per tutta la vita
se trova un equilibrio. Lui restituisce alla società più di quello che riceve.
Sia in fase iniziale, sia in fase successiva, il singolo lavoratore o
un gruppo di soggetti può presentare progetti, in cui si individuano
bisogni sociali irrisolti, in cui impiegare le proprie energie lavorative.
In sostanza, i singoli o i gruppi di lavoratori, potrebbero redigere
delle proposte (o delle controproposte) di lavoro.
Ad esempio: un gruppo di lavoratori sviluppa un progetto di recupero e
visite guidate al parco della Marcigliana, fino a quel momento abbandonato a se
stesso. O un progetto di apertura giornaliera delle case romane di S. Paolo
alla Regola, fino a quel momento rimaste chiuse. O un progetto per rappresentazioni
teatrali nelle scuole, o per recitare poesie sulla spiaggia di Ostia nelle
notti d'estate.
Nel progetto vanno indicati anche costi, tariffe ed utili per il
pubblico (biglietto che si può richiedere).
L'attività di organizzazione dei lavori, di approvazione e controllo
dei progetti è rimessa ad altri lavoratori di pubblica utilità. Questi stessi
lavoratori potrebbero aiutare gli altri a sviluppare progetti di lavoro.
Il campo di lavoro
Si è detto come si debba trattare della valorizzazione di beni e
servizi attualmente improduttivi o sotto-utilizzati.
L'obiettivo è quello di generare utilità in attesa di realizzazione e
concretizzazione. I beni pubblici "improduttivi" sono, evidentemente,
la prima risorsa da sfruttare.
Alcuni esempi:
Ci sono moltissimi beni culturali in attesa
di valorizzazione e che necessitano di manutenzione. Beni ambientali: parchi,
riserve naturali, spesso rimangono chiuse perché possono essere fruite solo con
visite guidate.
Piano per la formazione ed istruzione, di
supporto alle famiglie. Le famiglie sono chiamate sempre più al supporto dei
figli che studiano. Assistenza ad
anziani e invalidi; servizi per l'infanzia. Si pensi a un pulmino che prelevi bambine
e bambini da casa, conducendoli a scuola e/o viceversa: riduce il traffico e
l'inquinamento, aiuta le famiglie. O il classico servizio di "autobus a
piedi". Ancora, un servizio di baby
sitting collettivo, serale (sempre nelle scuole).
Istruzione a domicilio. Grande piano
di alfabetizzazione informatica.
Formazione nel settore informatico. Realizzazione di Pec, per tutti i cittadini
(promessa, ma mai attuata dallo Stato).
Valorizzazione dell'usato.
Grande servizio nazionale di ritiro e recupero di beni non più utili: piano per i trasporti alternativi,
per le biciclette (vigilanza e riparazione) e per la diffusione di ulteriori
mezzi di trasporto sostenibili. Es.: istituzione presso ogni fermata
metro e ferroviaria di servizio di custodia (di bici private) ed affitto
biciclette.
Settore turistico: utile impiegare lavoratori nel settore dell'accoglienza turistica.
Informazioni, indicazioni, vigilanza sulle eventuali truffe ai turisti.
Settore agricolo e del biologico:
alcuni lavoratori potrebbero essere impiegati nel settore.
Settore delle
energie rinnovabili: il settore tradizionale dell'energia solare è ben
coperto dall'offerta privata.
Piano per la residenzialità alternativa.
Assistenza aiuto all’inserimento, formazione
per gli immigrati.
È l’intera gestione del sistema
che può essere affidata agli stessi lavoratori d.c.
I campi di intervento sono comunque moltissimi. Sarà poi lo stesso
sistema a selezionare ed immaginare altri campi di intervento.
Il lavoro non può più rimanere un fatto
esclusivamente privato, di cui lo Stato si disinteressa, ma bensì un diritto
oltre che un dovere del cittadino.
(Umberto Terracini, La
Costituzione e i diritti del lavoro, in Costituzione
della Repubblica, Roma, 1948, da Dalla
monarchia alla repubblica. 1943-1946, la nascita della Costituzione italiana
a cura di Enzo Santarelli, L'Unità-Editori Riuniti.)
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