Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 5 dicembre 2018

IL LAVORO DI CITTADINANZA



Presentazione
Art. 4 Cost.: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

E’ giunto il momento di dare una lettura diversa di questo fondamentale principio costituzionale.

L’interpretazione tradizionale afferma che lo Stato deve limitarsi a favorire  condizioni  economiche generali che possano poi spontaneamente creare posti di lavoro.

La tesi di questa proposta è invece diversa, perché si basa sull’assunto per cui, se il mercato spontaneamente non crea sufficienti posti di lavoro, deve essere lo Stato ad intervenire in modo diretto.  Vi è una enorme disoccupazione, ormai  strutturale.

Negli anni 'Novanta, Jeremy Rifkin affrontava il tema nel suo "La fine del lavoro". Da allora il lavoro ha continuato a diminuire a moto crescente. L'introduzione delle nuove tecnologie ha radicalmente spazzato via una serie di lavori, ancora esistenti pochi anni fa.

Il processo è quello di desertificazione crescente, che interessa soprattutto i profili lavorativi meno qualificati. Secondo l'economista francese Thomas Piketty ("Il capitalismo del XXI secolo"), la ricchezza mondiale ed italiana si accumula sempre di più nelle fasce alte del reddito, schiacciando il ceto intermedio (in particolare quello a bassa qualificazione) e lasciando la fascia più povera della popolazione senza redditi e inesorabilmente senza lavoro.

Sul punto, come noto vi è da tempo la proposta di reddito di cittadinanza. Luciano Gallino: "La presente proposta vuole rappresentare una sintesi e un passo in avanti. Oltre al diritto al reddito va, infatti, riconosciuto un diritto al lavoro.

Sotto il profilo del diritto, il lavoro è un modo fondamentale di esplicazione della personalità. Il lavoro è il contributo dell'individuo alla costruzione della società in cui vive. È una fondamentale modalità relazionale. Nel lavoro l'individuo cresce, si forma, si organizza. Hegel afferma che «L'uomo è l'essere che nel costruire il mondo costruisce se stesso».

Il lavoro è però anche un dovere, nella misura in cui è contributo al bene comune.

La proposta
Si tratta di una proposta radicale, con forte valenza simbolica: lavoro per tutte e per tutti.

Non come promessa generica. Come diritto soggettivo. Chiunque deve potersi presentare e dire: «Io domani voglio lavorare». E lo Stato, per legge, deve dare un lavoro.

Come detto, l'articolo 4 della Costituzione afferma: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto».

Si è discusso a lungo se questa affermazione costituisse un diritto soggettivo del cittadino. Questa proposta afferma che debba esserlo.

Occorre poi superare la contrapposizione tra lavoro e  reddito.

Il reddito è temporaneo  nel tempo necessario per la riqualificazione e la ricerca del nuovo lavoro. E’ quindi una soluzione di passaggio, ma non appare una risposta al cambiamento epocale che abbiamo vissuto.

Certamente, se il Pubblico non può dare un lavoro, nel frattempo deve garantire un reddito.

Ma il centro della proposta è il diritto al lavoro.

Occorre quindi superare  la posizione tradizionale, che non vede nel diritto al lavoro attribuito dalla  Costituzione  un diritto “perfetto”, ossia, uno di quelli azionabili in sede giudiziaria. Secondo questa lettura,  il diritto al lavoro, come gli altri diritti sociali è “azionabile in sede politica attraverso il processo democratico.

Lo Stato rimuove, si dà da fare, fa quel che può, si impegna ('poi getta la spugna con gran dignità'... cantava De Andrè).

Oppure quello che è il passo avanti decisivo.

Il lavoro è (diventa) un diritto soggettivo pieno - perfetto- azionabile in ogni sede. Debitore è lo Stato, creditore chi non lavora. 

Fondamento giuridico, peraltro, rinvenibile nella stessa Costituzione, non solo nel primo comma dell'art.4, ma soprattutto nel secondo, laddove è scritto 
"Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società"

Se come cittadino  ho anche il dovere di svolgere una 'attività o funzione' , vuol dire che lo Stato mi deve mettere in condizione di adempiere. 
  
Altro punto essenziale:  il lavoro cessa di essere solo un mezzo per produrre altri beni sociali, ma è esso stesso bene sociale che deve essere prodotto dalla collettività.  

Occorre infatti comprendere che il sistema capitalista, senza intervento pubblico, non produce spontaneamente sufficiente lavoro per tutte/i.

Lo Stato, quindi non si deve limitare ad usare lavoro, ma deve intraprendere iniziative volte , semplicemente, a crearlo. E’ questo il cambio di prospettiva.  Garantire ai cittadini il benessere attraverso la possibilità di esplicare le loro potenzialità attraverso attività di contribuzione al bene pubblico.

Come conseguenza di questo processo lo Stato otterrà anche altri beni pubblici come effetto del lavoro 

È il cuore della proposta. Il lavoro di cittadinanza è un lavoro di (almeno)  5/6 ore al giorno, pagato con una somma tale da permettere la sopravvivenza (si veda oltre per gli importi, comunque non inferiori a quelli da CCNL).

Appena fa richiesta, il lavoratore viene indirizzato a un lavoro, sulla base di aspirazioni, competenze e necessità. Le competenze possono essere acquisite anche nel percorso formativo di cui sopra.

Questo significa che occorrerà tenere conto delle inclinazioni di ciascuno. L'ingegnere potrà tenere ripetizioni e assistenza allo studio agli studenti di Ingegneria, il pianista farà lezioni di musica, l'avvocato collaborerà all'ufficio sanzioni del comune. 

Il nodo essenziale deve però essere uno: le prestazioni di lavoro non devono sostituire lavori o servizi esistenti, ma creare una nuova utilità sociale, che prima non esisteva. Questa utilità andrà a beneficio di cittadini e imprese. A questo punto, il lavoratore chiamato potrà rimanere nella condizione quanto vuole, anche per tutta la vita se trova un equilibrio. Lui restituisce alla società più di quello che riceve.

Sia in fase iniziale, sia in fase successiva, il singolo lavoratore o un gruppo di soggetti può presentare progetti, in cui si individuano bisogni sociali irrisolti, in cui impiegare le proprie energie lavorative.

In sostanza, i singoli o i gruppi di lavoratori, potrebbero redigere delle proposte (o delle controproposte) di lavoro.

Ad esempio: un gruppo di lavoratori sviluppa un progetto di recupero e visite guidate al parco della Marcigliana, fino a quel momento abbandonato a se stesso. O un progetto di apertura giornaliera delle case romane di S. Paolo alla Regola, fino a quel momento rimaste chiuse. O un progetto per rappresentazioni teatrali nelle scuole, o per recitare poesie sulla spiaggia di Ostia nelle notti d'estate.

Nel progetto vanno indicati anche costi, tariffe ed utili per il pubblico (biglietto che si può richiedere).

L'attività di organizzazione dei lavori, di approvazione e controllo dei progetti è rimessa ad altri lavoratori di pubblica utilità. Questi stessi lavoratori potrebbero aiutare gli altri a sviluppare progetti di lavoro.

Il campo di lavoro
Si è detto come si debba trattare della valorizzazione di beni e servizi attualmente improduttivi o sotto-utilizzati.

L'obiettivo è quello di generare utilità in attesa di realizzazione e concretizzazione. I beni pubblici "improduttivi" sono, evidentemente, la prima risorsa da sfruttare.
Alcuni esempi: 

Ci sono moltissimi beni culturali in attesa di valorizzazione e che necessitano di manutenzione. Beni ambientali: parchi, riserve naturali, spesso rimangono chiuse perché possono essere fruite solo con visite guidate. 

Piano per la formazione ed istruzione, di supporto alle famiglie. Le famiglie sono chiamate sempre più al supporto dei figli che studiano.  Assistenza ad anziani e invalidi; servizi per l'infanzia. Si pensi a un pulmino che prelevi bambine e bambini da casa, conducendoli a scuola e/o viceversa: riduce il traffico e l'inquinamento, aiuta le famiglie. O il classico servizio di "autobus a piedi". Ancora, un servizio di baby sitting collettivo, serale (sempre nelle scuole).  

Istruzione a domicilio. Grande piano di alfabetizzazione informatica. Formazione nel settore informatico. Realizzazione di Pec, per tutti i cittadini (promessa, ma mai attuata dallo Stato). 

Valorizzazione dell'usato. Grande servizio nazionale di ritiro e recupero di beni non più utili:  piano per i trasporti alternativi, per le biciclette (vigilanza e riparazione) e per la diffusione di ulteriori mezzi di trasporto sostenibili. Es.: istituzione presso ogni fermata metro e ferroviaria di servizio di custodia (di bici private) ed affitto biciclette. 

Settore turistico: utile impiegare lavoratori nel settore dell'accoglienza turistica. Informazioni, indicazioni, vigilanza sulle eventuali truffe ai turisti.  

Settore agricolo e del biologico: alcuni lavoratori potrebbero essere impiegati nel settore. 

Settore delle energie rinnovabili: il settore tradizionale dell'energia solare è ben coperto dall'offerta privata. 

Piano per la residenzialità alternativa. Assistenza aiuto all’inserimento, formazione  per gli immigrati.

 È l’intera gestione del sistema che può essere affidata agli stessi lavoratori d.c.
I campi di intervento sono comunque moltissimi. Sarà poi lo stesso sistema a selezionare ed immaginare altri campi di intervento.

Il lavoro non può più rimanere un fatto esclusivamente privato, di cui lo Stato si disinteressa, ma bensì un diritto oltre che un dovere del cittadino.

(Umberto Terracini, La Costituzione e i diritti del lavoro, in Costituzione della Repubblica, Roma, 1948, da Dalla monarchia alla repubblica. 1943-1946, la nascita della Costituzione italiana a cura di Enzo Santarelli, L'Unità-Editori Riuniti.)

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