Mariano Mij, Potere al Popolo Imperia
Simonetta Astigiano, Potere al Popolo Genova
foto da Contrpiano.org |
Sono tre le Regioni che, sulla base dell’articolo
116 della Costituzione, hanno chiesto più autonomia e la competenza esclusiva
su alcune materie, tra cui la sanità, si tratta di Lombardia, Veneto ed
Emilia-Romagna, le regioni “ricche” d’Italia. Le richieste vanno dalla
possibilità di superare il tetto di spesa per il personale sanitario
all’autonomia organizzativa e legislativa sui percorsi di specializzazione
medica, dalla gestione dei ticket sanitari a quella delle politiche sui
farmaci, dall’organizzazione dell’offerta ospedaliera e territoriale
all’edilizia sanitaria, fino alle modalità di erogazione dei livelli essenziali
di assistenza (LEA). E’ evidente che l’accoglimento di tali proposte metterebbe
la parola fine all’idea stessa di un Sistema Sanitario Nazionale (SSN) basato
su quei principi di uniformità, e universalità delle cure, conquistati con anni
di lotte e riconosciuti con la riforma del 23 dicembre 1978 (legge 883).
Inoltre, il regionalismo differenziato e le maggiori autonomie
richieste nell’ambito
della tutela della salute, rischiano di
legittimare normativamente il divario tra Nord e Sud, violando il
principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini. Lo scenario futuro
potrebbe essere quello di tre regioni che, partendo
da standard sanitari di qualità, contando su
una importante parte di servizi
privati-convenzionati, e potendo investire di
più in sanità, richiamerebbero pazienti da ogni parte del paese, in particolare
dal sud, alimentando un mercato della salute che svuoterebbe sempre più i
servizi delle altre regioni pesando sulle fasce più deboli della popolazione.
Così, dopo numerosi passi indietro attuati da
governi di centrosinistra come di centrodestra (ricordiamo la legge 502/92 del
governo Amato), ora il #governodelcambiamento
promette di smantellare ciò che resta di quella riforma che, istituendo il SSN,
permise di migliorare sensibilmente lo stato di salute della popolazione
portando l’Italia tra i primi paesi al mondo per qualità di cure ed aspettativa
di vita.
E’ singolare poi che nessuna delle Regioni del
nord, che pure soffrono di gravissimi problemi di inquinamento, si preoccupi di
chiedere, ad esempio, di poter operare in maniera più efficace per mettere in
campo una seria prevenzione primaria e dei monitoraggi efficaci sullo stato di
salute delle popolazioni, attività queste che dovrebbero sì essere territoriali
e modulate in base alle esigenze locali.
Siamo quindi fermamente contrari all’accoglimento
di richieste così pericolose che, oltre a minare ulteriormente l’uniformità di
erogazione delle cure, che dovrebbe essere garantita dal Ministero della Salute
(che peraltro finirebbe per diventare inutile), negano quei principi di
solidarietà e di reciproco aiuto che dovrebbero essere alla base di uno stato
che sia unito ed abbia veramente a cuore il benessere dei propri abitanti.
Stupisce non poco che partiti nazionalisti come Lega e Fratelli d’Italia siano
così inclini ad attuare politiche che minano il concetto stesso di nazione a
favore di una frammentazione che rinchiuderà sempre più le persone in un
regionalismo egoista ed insensato.
Noi abbiamo un’idea diversa, noi pensiamo che la salute sia un bene primario dell’uomo non assoggettabile
alle esigenze del PIL, soprattutto se regionale; pensiamo che la difesa della
salute debba essere al centro di tutte le decisioni politiche di uno stato
unito e solidale, capace di garantire i diritti fondamentali a tutti i propri
abitanti, indipendentemente dalla loro collocazione geografica.
Se, come pensiamo, di una riforma sanitaria abbiamo
bisogno, questa deve essere tesa a recuperare lo spirito della riforma del ’78,
a separare nettamente la sanità privata da quella pubblica, a garantire
l’uniformità dell’assistenza su tutto il territorio nazionale. Per questo serve
uno stato che sulla sanità mantenga il potere e la capacità di controllo e
verifica, lasciando alle Regioni il solo compito di
valutare i bisogni di salute dei propri abitanti per organizzare al meglio i
servizi sul proprio territorio
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