Come è iniziato il 2019? E’ iniziato suonando “So What”.
Mia moglie ed io avevamo deciso di festeggiare l’inizio del nuovo anno
insieme agli amici, anzi, ai “compagni”della
Casa del Popolo di Anagni. Guarda caso li c’era una batteria, guarda caso avevo
portato le bacchette , guarda caso fra i convitati c’erano innamorati del jazz : musicisti professionisti e dilettanti come il sottoscritto, guarda caso ognuno con il proprio strumento
al seguito: Una chitarra, un basso elettrico, un sax tenore e la batteria che, per
quella notte, ha subito le mie sevizie.
Che
suoniamo? Il riff di basso di So What
è scappato quasi automatico al nostro
amico bassista per cui tutti, raccogliendo il suo invito, ci siamo avventurati sulle eccitanti strade improvvisative davisiane.
Alcune volte il caso
ti propone strane coincidenze. Infatti So What è il brano di apertura di “Kind of Blue”. Il disco di
Miles Davis considerato da molti la migliore incisione di tutto il
panorama jazzistico, e proprio nel 2019 l’album compie sessant’anni dalla sua
pubblicazione avvenuta il 17 agosto 1959. Kind
of Blue è un’opera basilare per la musica afroamericana , e non, ha influenzato musicisti famosi in tutto il
mondo, ha esaltato i cultori, ha addirittura
avvicinato e appassionato al jazz, persone che non conoscevano questo tipo di espressione. E a sessant’anni
da Kind of Blue, come non si poteva
iniziare il 2019 suonando So What?
Stranamente
un album considerato una pietra
miliare per la musica jazz è scaturito in modo semplice , molto poco costruito.
Il 2 marzo 1959 Miles Davis con i fidi , Julian Cannonball Adderley al sax alto,
Paul Chambers al contrabbasso, Jimmy Cobb alla batteria, un redivivo e pimpante John Coltrane al sax
tenore, i pianisti, Wynton Kelly e Bill Evans, tornato con Davis dopo aver
condotto per breve tempo un proprio trio, entrano in studio per la registrazione .
Nelle note di copertina delle a prima edizione proprio Bill Evans descrive il
clima: “Miles ha concepito la struttura
di questa musica solo poche ore prima che venisse registrata , arrivando in
studio con dei semplici schemi per
indicare al gruppo quel che andava eseguito. Quello che dunque il fruitore
ascolterà in questi brani è qualcosa di assai vicino alla spontaneità . Nessuno
dei brani era mai stato eseguito dal gruppo prima della registrazione”,
inoltre, a detta di Evans:“tutti i brani
vennero incisi in presa diretta senza ripetizioni”.
In realtà proprio vero non era. Da dieci mesi
il progetto Kind of Blue frullava nella testa di Miles Davis. Fu l’espressione
di un senso estetico che andava recuperando le radici del jazz arcaico , ma
soprattutto andava maturando la convinzione di comporre strutture snelle, con pochi accordi, poche scale, concezione la cui sperimentazione era già
iniziata nel 1958 in alcune altre incisioni come “Milestones” .
So What si basa solo su due scale, una formula che consente ai solisti di essere più liberi
di improvvisare. Questo allora era il pensiero di
Miles in proposito: “Io penso che ci sia una tendenza emergente nella musica jazz, per cui ci si va
distaccando dalla convenzionale successione di accordi e si ritorna a porre l’accento
sulle variazioni melodiche. Si avranno meno accordi, ma infinite possibilità di
intervento su di essi” Una manna per
chi come John Coltrane stava sperimentando
l’improvvisazione modale.
Il disco di apre con So What come detto, è una
struttura “call and response” (chiamata
e risposta) tipica dei work songs , a conferma delle rinnovate attenzione verso
il jazz arcaico,il contrabbasso chiama e i fiati rispondono, segue Freddie Freeloader,
l’unico brano in cui al piano c’è Wynton
Kelly, un blues accattivante a
tempo medio, poi si ascolta Blue in
Green , un pezzo dalla struttura
atipica in dieci battute il cui protagonista indiscusso è Bill Evans, quindi All
Blues, altro blues che originariamente doveva essere in 4/4 ma il giorno
stesso della registrazione Miles ne cambiò la conformazione ritmica . Così confidò al critico musicale
Ralph Gleason: “L’avevo scritto in 4/4 ma
quando fummo in studio mi colpì l’idea che doveva esser in 3/4. Non mi era mai
venuta in mente quella soluzione ma si rivelò perfetta”. Chiude Flamenco
Sketches , una ballata minimalista dove gli sforzi di Miles, tesi a
dissolvere la struttura armonica, si realizzano appieno. Prima di iniziare l’esecuzione
vengono stabiliti, cinque modi, cinque
scale sulle quali i musicisti improvvisano senza aver stabilito alcun tema.
Curiose sono le modalità con cui vengono
decisi i titoli dei brani. Miles Davis non si è mai appassionato alla ricerca del
titolo giusto, questo doveva servire esclusivamente per distinguere un pezzo
dall’altro. Quando ci si interrogò su come dovesse essere chiamato il brano d’apertura,
Miles disse che non gli interessava nulla del titolo, “chi se ne importa” affermò scocciato, dunque
il brano si chiamò “So What” una frase idiomatica che vuol dire per l’appunto: “chi
se ne importa”. Lo stesso Freddie
Freeloader non era altro che il soprannome di un ex barista di
Filadelfia, un vagabondo che bazzicava i locali jazz rendendosi servizievole verso i musicisti .
Tutti i brani
sono a firma di Miles Davis……Tutti? Blue
in Green in realtà, anche se nelle
note di copertina è attribuito a Miles, è di Bill Evans. Ma forse non è neanche
così. Specifichiamo meglio, ce lo spiga lo stesso Bill Evans: “In effetti si tratta di un mio brano, anche se Miles è accreditato come
co-autore, per ragioni che solo lui conosce. Un giorno a casa sua Miles tracciò
su un foglio di carta i segni per indicare Sol minore e La aumentata e mi domandò
“che ne faresti?” proprio non sapevo che farne ma quando tornai a casa scrissi “Blue
in green”.
Come abbiamo visto Kind of Blue è un album particolare non solo
per la struttura musicale, ma anche per gli aneddoti per le condizioni
straordinarie ed irripetibili in cui si sono venuti a trovare i musicisti, i
quali non ebbero subito la percezione di aver inciso un capolavoro. Jimmy Cobb, non appena concluse le registrazioni, così si espresse: “ Quando fu finito e riascoltammo ciò che avevamo fatto, esaminammo le
varie cose……In studio ci era sembrata una buona musica….e su disco era venuta
bene veramente…..Diavolo! mi dissi, proprio un bel suono”.
Non si era reso minimamente conto di aver
preso parte all’incisione del disco di jazz forse più importante della storia della musica
afroamericana. Noi invece che nella
notte di capodanno 2019 abbiamo suonato So
What lo sapevamo benissimo perché per tutti noi, musicisti, dilettanti
musicisti, appassionati, dopo Kind of
Blue nulla sarebbe stato come prima.
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