Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 30 settembre 2019

Dalla marcia per i diritti del rifugiato arriva un solo messaggio: Siamo tutti sulla stessa barca.

Luciano Granieri Cittadinanzattiva Tribunale per i diritti del Malato





Si tendono  ad attribuire  le crescenti derive razziste alla grande quantità di odio inoculato nella società civile dalla comunicazione propagandistica fascio leghista . E’ indubbio che questa abbia avuto un enorme incidenza sul deterioramento dei rapporti sociali nei 14 mesi di governo giallo-nero-verde, ma è altrettanto vero che la narrazione del “prima gli italiani” ha trovato terreno fertile in una popolazione resa incattivita e rancorosa da una grave aumento  della povertà e delle diseguaglianze

Fenomeno ancora più rilevante nell’accesso alle cure sanitarie. Da decenni ormai assistiamo al progressivo smantellamento della sanità pubblica a favore della sanità privata. Un fenomeno che aumenta sensibilmente la spesa viva a carico dei cittadini bisognosi di prestazioni terapeutiche e diagnostiche.  Nell’ultimo rapporto Censis Rbm risulta che la popolazione ha  speso, nel 2017, 37,3 miliardi di euro per curarsi nelle strutture private. 

Purtroppo la scelta di ricorrere alle prestazioni del privato è  spesso obbligata dalla lunghezza delle liste d’attesa,   dalla  carenza organizzativa degli ospedali e da innumerevoli altre situazioni che rendono le prestazioni sanitarie pubbliche sempre più difficili da ottenere, si calcola che nel 2019 un paziente su tre non avrà garantiti i livelli essenziali d’assistenza . Resta forte il dubbio che il depotenziamento della sanità pubblica sia una strategia precisa per indurre i pazienti a rivolgersi al privato.   

Devono comunque per forza  ricorrere alle cure private anche le persone più povere,  una parte delle quali (7 milioni circa) rinuncia a curarsi. Risulta evidente che più il reddito è basso, più la spesa sanitaria diventa gravosa, quasi insostenibile. Nel 2017 le famiglie con redditi fino a 15.000 euro annui hanno dovuto rinunciare ad altri beni di prima necessità, oppure hanno dovuto indebitarsi, altri  hanno dovuto cedere anche la propria abitazione per pagarsi le cure . E’  facile da capire, quindi, come la difficoltà ad  accedere ad un diritto  sacrosanto come quello sancito dall’art.32 della Costituzione determini  forti  impulsi  d’odio e rancore

Rancore  che, disgraziatamente, si rivolge verso chi subisce le stesse angherie, cioè gli immigrati, ma   che la campagna d’odio imperante addita come nemici usurpatori di  pezzi di Stato Sociale. In realtà  questi  hanno le stesse difficoltà degli italiani   a pagarsi le cure. E’ inutile dirlo ma molti immigrati versano in una drammatica precarietà economica, soprattutto gli irregolari o i regolari insidiatisi da poco nel nostro territorio. Inoltre l’estrema povertà e l’emarginazione sociale fa crescere la domanda di assistenza sanitaria  per problemi di salute legati a stili di vita e alimentazione insalubri o a retaggi  di un percorso migratorio logorante da un punto di vista fisico e psicologico.  

Dunque il problema non è un’offerta sanitaria pubblica limitata da scarsi finanziamenti -   giustificati da pretestuose ragioni di bilancio - per cui  l’immigrato viene a contendere  quel poco che rimane di  un diritto importante come la  tutela  della salute ai pazienti italiani, ma il fatto che la sanità   stia diventando sempre più  un affare di profitti  privati  da realizzarsi sulla pelle delle persone. E allora non è l’immigrato il nemico, bensì quei potentati finanziari che intendono arricchirsi a dismisura  sulla disperazione della gente  che sta male la quale , nera, piuttosto che gialla,  rossa, o bianca, è  costrette a sacrificare tutto pur di accedere alle cure.  

A questo proposito  anche l’Oms  nel nuovo rapporto di monitoraggio  sulla copertura sanitaria universale,  rileva come rispetto a 15 anni fa l’impoverimento generale, dovuto all’aumento delle spese sanitarie presso i privati, sia notevolmente aumentato in tutto il mondo. Circa 925 milioni di esseri umani spendono oltre il 10%  del loro reddito familiare per spese sanitarie, mentre altri 200 milioni vedono decurtato il proprio reddito del 25% per  curarsi dalle malattie. La stessa  Oms esorta i Paesi ad investire molto di più in sanità pubblica, altrimenti, nel 2030, 5 miliardi di persone, indipendentemente dal colore della propria pelle, non potranno più curarsi

In questo caso, più che in altri,   non esiste diversità, di colore della pelle o di genere.  Mai come nel settore sanitario  siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo tutti insieme remare verso l’ottenimento di un diritto universale come quello della tutela della salute. 

Da questa stessa barca rivolgo un appello alle forze politiche che guidano l’attuale governo. Per restituire un minimo di umanità alla nostra comunità, per dare un segno tangibile sulla determinazione di estirpare la barbarie, è necessario e ineludibile abrogare totalmente e subito i decreti sicurezza. Non ci si può limitare a recepire i rilievi del Capo dello Stato.  Sarebbe  anche un segnale di sensibilità costituzionale forte  ottenere il risultato abrogativo prima della Corte Costituzionale che comunque li eliminerà in risposta all’eccezione d’incostituzionalità già sollevata dai tribunali di Milano e Ancona.





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