Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 16 febbraio 2020

Maggioritario vs. proporzionale o uomini vs. quaquaraquà ?

Luciano Granieri




Dall’inzio degli anni ’90 ad  oggi è stata  individuate nella  legge elettorale di tipo proporzionale la principale   cause della mancanza di stabilità politica. Una legge che avrebbe concesso potere di condizionare l’esercizio legislativo  a quei partiti che nelle urne avevano raccolto pochi voti conferendo ad essi un potere sproporzionato rispetto al consenso ottenuto. Così veniva spiegata l’esigua durata dei governi espressione di parlamenti  eletti con la legge proporzionale. 

Un premio di seggi aggiuntivi da attribuire alle forze che avessero ottenuto maggiori consensi, avrebbe definito un Parlamento generatore di  una maggioranza cospicua, stabile,   in grado di partorire un esecutivo decisionista con un alto indice di governabilità .  Così dal 1994, fino al 2018, i governi che si sono succeduti alla guida del Paese sono stati espressione di parlamenti  eletti con sistemi elettorali dove la parte maggioritaria era preponderante (Mattarellum e Porcellum, poi dichiarato incostituzionale dalla Consulta, oggi sostituito dal Rosatellum). 

Ma  siamo sicuri che la legge maggioritaria abbia risolto i problemi di stabilità ? Dal 1948 al 1994 i governi succedutisi alla guida del paese, espressione di parlamenti eletti con il sistema proporzionale,  sono stati 47 con una durata media di 1,9 anni.  Fra il 1994 e il 2018 i parlamenti eletti con leggi in preponderanza maggioritarie hanno incaricato 13 governi con una media di 1,8 anni di durata. E’ di tutta evidenza che la rimanenza  in carica  media di un governo sia di due anni indipendentemente dal sistema elettorale che ha eletto il parlamento. 

Dunque non è colpa del  sistema elettorale  se gli esecutivi  non durano tanto. Per cui a parità di durata, meglio la legge proporzionale che, almeno,  conferisce maggiori possibilità ai cittadini di partecipare all’organizzazione politica del Paese e di esprimere un voto uguale e libero come da dettato costituzionale.  

Se poi   consideriamo che i parlamenti eletti con il  proporzionale hanno prodotto leggi quali : lo statuto dei lavoratori, il sistema sanitario nazionale, il diritto di famiglia,  e per  contro il risultato dei governi espressione di parlamenti maggioritari è stato  la totale destrutturazione dei diritto dei lavoratori, culminata nel jobs act, la privatizzazione di scuola, sanità e servizi indispensabili per la sopravvivenza, le leggi ad personam, l’abnorme aumento delle diseguaglianze, l’aumento della povertà,  si capisce ancora di più che il problema non sta nei sistemi.  

Anzi con il mantra della governabilità,  alimentato dal combinato disposto di leggi elettorali maggioritarie e tentativi di smantellamento delle funzioni del parlamento a favore dei governi, il disastro sociale imposto dalle vocazioni maggioritarie ha trovato più facile diffusione eliminando una quota significativa di cittadini dalla partecipazione politica.  

Sono  d’accordo con il professor Zagrebelsky quando dice che un popolo non deve essere governabile, ma governare. Non deve subire le norme ma concorrere a farle attraverso la partecipazione politica e la possibilità di eleggere rappresentanti in Parlamento. Anzi proprio il mito della governabilità e della sua attuazione attraverso la scelta di candidati basata ,non sulle loro effettive capacità politiche, ma sulla loro vendibilità in base alle regole del marketing o, ancora di più,  sulla fedeltà al capo, ha prodotto e produce il disastro in cui ci stiamo dibattendo. 

Se il sistema non funziona è colpa dell’ignoranza e la protervia di chi dovrebbe rappresentarci. Pensate ai Salvini alle Meloni, ai Renzi , a tutti i burattini del liberista  Casaleggio e a coloro (più o meno riformisti) che per propria contingente  convenienza  si acconciano ora con gli uni, ora con gli altri.  Come può il Paese essere condizionato da tale gentucola? 

Il  guaio è che con la riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari, architettata da tali personaggi,  la selezione per consentire di  arrivare ad un privilegio ancora  più raro  e più agognato sarà totalmente  basata sulle capacità di vendere fumo e sulla  prona fedeltà  al capo. Se passerà la riforma la qualità degli eletti  sarà ancora più scarsa e allora  hai voglia ad accusare il proporzionale o la complessità delle dinamiche parlamentari, o ancora peggio l’inadeguatezza della Costituzione,  per i fallimenti di una classe dirigente inetta ed inconsistente.

Governabilità




I personaggi


Nessun commento:

Posta un commento