Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 29 maggio 2012

Carri armati socialmente utili

Luciano Granieri

 Il terremoto uccide ancora. Uccide operai, operai extracomunitari. Vogliamo annoverare questa strage nella lunga lista delle morti bianche? Eh già! Perché gli edifici sbriciolatisi durante il sisma di stamattina e quello di quindici giorni fa,  sono manufatti storici, edifici monumentali, vittime dell’incuria di un sistema che investe miliardi di euro per bucare le montagne allo scopo trasportare scatolette di tonno dal Piemonte alla Francia con la velocità della luce e lascia deperire pezzi di  territorio, monumenti e siti ad alto valore storico e culturale.  Ma sono anche edifici moderni, ultra moderni, ovvero i capannoni industriali,  a crollare . Ammassi di ferro e sabbia  che stavano su con lo sputo, con le travi trasversali appoggiate  ma non saldate  alle colonne portanti. In quei capannoni  della morte, si continuava a lavorare  nonostante il sisma  del 20 maggio avesse prodotto danni strutturali importanti come quello della “Meta macchine di precisione” di San Felice sul Panaro. Li Mohamad Azaar,  Kumar Pawan  e un ingegnere italiano, che stava controllando le lesioni, sono rimasti uccisi  mentre le lavorazioni erano in corso nonostante i controlli di agibilità  non fossero stati ancora ultimati. Stessa sorte è toccata ad un operaio della "Alies" di Mirandola dove le lesioni dello stabilimento erano già state ingenti nel terremoto di pochi giorni prima e nonostante questo la produzione andava avanti . Altri operai sono dispersi in altri siti venuti giù come pugili suonati. Se mai fosse rimasto ancora qualche dubbio, il terremoto in Emilia ha evidenziato come sempre di più i lavoratori siano carne da macello sacrificata sull’altare del profitto. Se ti vuoi tenere il posto devi lavorare anche sotto la fabbrica pericolante, anche durante il terremoto. Penso che la misura sia colma. E’ necessario ribellarsi a questo sistema che pone il profitto ad ogni costo davanti alla vita e alla dignità della persona. Infatti, se i tragici fatti sismici della settimana scorsa e di questa mattina  hanno provocato la distruzione di vite umane, il sistema capitalistico propone giorno per giorno la scientifica e inesorabile distruzione dalla dignità dei lavoratori e di chi il lavoro non ce l’ha. A proposito di distruzione. Sarebbe auspicabile che il 2 giungo prossimo la insulsa parata che invade la strada dei fori a Roma venga annullata. Così  che i 2 milioni di euro, necessari a far sfilare   mezzi e uomini che, fuori da ogni ipocrisia, sono addestrati e attrezzati per portare morte e distruzione come il più tremendo dei terremoti, siano destinati ai familiari degli operai morti, delle altre vittime e di chi ha visto la propria casa sbriciolarsi sotto la violenza del sisma. Una violenza  che in altri paesi, più attenti alla salvaguardia del territorio, avrebbe prodotto danni notevolmente inferiori. FORSE SAREBBE LA PRIMA VOLTA CHE UN CARRO ARMATO AVREBBE UNA SUA UTILITA’ SOCIALE.

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