Solo poche settimane fa l’assessore Mastrangeli ed il sindaco Ottaviani annunciavano in maniera pomposa ai cittadini di Frosinone di aver risparmiato 63.000 euro affidando l’imbustamento della corrispondenza Tarsu a personale interno piuttosto che affidarlo a ditte esterne. Una chiara ammissione che le esternalizzazioni sono una spesa in più per i comuni. Ora noi ci chiediamo, e con noi vorremmo che se lo chiedesse la cittadinanza intera: se loro stessi si vantano di risparmiare tenendo i servizi all’interno dell’ente, per quale motivo tutta l’azione politico-amministratiiva è invece volta alla dismissione di servizi, all’esternalizzazione, alla privatizzazione e alla vendita del patrimonio pubblico? L’ultima puntata della saga Multiservizi a cui stiamo assistendo in questi giorni rappresenta a nostro avviso un’altra prova della stortura di questo sistema e della sua incompatibilità con la giustizia sociale e con il diritto ad un posto di lavoro. Questa società, ottemperando alle spietate regole con cui il capitalismo sta liquidando la forma di ente pubblico a favore di un modulo organizzativo societario, è nata come una Spa, i cui soci, sono enti pubblici Comune di Alatri, Comune di Frosinone, e la Provincia di Frosinone . La differenza sostanziale, rispetto all’espletamento del servizio da parte dell’ente attraverso suoi dipendenti assunti direttamente è che la creazione di una Spa , prevede l’istituzione di un consiglio di amministrazione . Un organo composto da manager e amministratori estremamente funzionale a soddisfare le clientele politiche . E’ per tenere in piedi questo apparato che la Mutliservizi Spa, pur gestendo commesse importanti ha accumulato 3milioni e 300mila euro di debiti in generale , oltre ai 700mila dovuti all’Inps per il mancato pagamento dei contributi alle maestranze . E’ per il mantenimento dei vari amministratori di nomina che la società è arrivata alla liquidazione, con la drammatica conseguenza di gettare nella disperazione i dipendenti . Lavoratori che oggi di fatto sono in forza ad una società agonizzante (in liquidazione) e non hanno alcuna prospettiva lavorativa futura . Lavoratori, fra l’altro, che hanno rischiato di non percepire quei pochi spiccioli di stipendi arretrati perché gli ultimi euro che la Multiservizi incasserà anziché essere utilizzati per pagare i lavoratori sarebbero dovuti finire nelle casse di Equitalia chiamata a gestire i debiti reclamati dall’Inps. Per fortuna l’ente di riscossione ha concesso la dilazione in 72 rate del debito liberando risorse per i il pagamento di qualche stipendio. Il perverso risultato è che le poche maestranze che materialmente erogano i servizi ai cittadini hanno rischiato e rischiano di rimanere senza paga e sono senza contributi , mentre il management non subirà le stesse conseguenze . Ma la soluzione il sindaco Ottaviani l'avrebbe già praticata affidando l’ imbustamento della corrispondenza Tarsu a personale interno. Coerenza vorrebbe quindi che lo stesso metodo sia adottato dal sindaco con i lavoratori della Multiservizi, assumendoli tutti quanti direttamente. Anche la corte dei conti ha confermato che le spese per la stabilizzazione diretta del personale sono inferiori alle somme da stanziare per affidare gli stessi servizi a ditte private. Ma pare certo che su questo fronte l’orientamento del sindaco Ottaviani sia del tutto opposto . Infatti è obbiettivo della nuova giunta fare in modo che i servizi di cura e manutenzione della città non siano svolti direttamente dall’ente pubblico, né da una società pubblica conformata come una società privata (Spa). Saranno invece direttamente le ditte private a curarsi dei bisogni della città con l’unica incombenza, se la cosa non è troppo disturbo, di assumere qualche lavoratore della Mutliservizi, con buona pace dei dipendenti che rimarranno fuori , presumiamo tutti, e dei cittadini che si troveranno dei servizi sempre più scadenti e sempre più costosi. Il nostro sindaco, che ha impostato la campagna elettorale sul cambiamento e la discontinuità con la giunta precedente, metta in pratica i suoi propositi considerando i cittadini proprietari della cosa pubblica e non poveri commensali da ignorare fino alle prossime elezioni. E lo faccia, se è il caso, anche contravvenendo, come hanno fato altri sindaci, ai dettami del patto di stabilità e della spending review , regole impietose per i cittadini imposte dal governo centrale agli enti locali.
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