Incontriamo
Adriano Lotito, candidato premier di Alternativa Comunista, vent'anni, studente
universitario a Bologna, protagonista delle lotte studentesche, la punta più
avanzata (per ora) delle lotte nel nostro Paese. Adriano, la tua è una
candidatura rivoluzionaria, controcorrente e dal forte valore simbolico, che
rompe gli schemi ingessati di questa campagna elettorale. E' una candidatura che
vuole rappresentare le nuove generazioni che sono scese in lotta in questi anni,
dando vita a importanti e radicali momenti di lotta. Cosa dici ai giovani
studenti che guardano al programma del nostro partito?
Come hai già detto, gli studenti e le
studentesse che sono scese in piazza in questi mesi e in questi anni hanno
rappresentato l’avanguardia più combattiva del conflitto sociale nel nostro
Paese. In Italia purtroppo viviamo ancora una situazione piuttosto arretrata dal
punto di vista della lotta di classe, sicuramente non paragonabile a quanto sta
accadendo in Grecia o in Spagna. Ma le masse studentesche, che abbiamo visto
lottare contro il governo Monti e le imposizioni della Troika lo scorso autunno,
indicano indubbiamente che siamo in presenza di una prima radicalizzazione del
conflitto. Decine di migliaia di studenti hanno occupato centinaia di scuole in
tutto il Paese, hanno organizzato assemblee, coordinamenti, comitati di lotta,
hanno elaborato idee e programmi su scuola e università, e più in generale,
sull’organizzazione della società, alternativi alle politiche di austerità che
ci ha imposto l’Europa dei banchieri, e che saranno continuate dal prossimo
governo, probabilmente di centrosinistra.
L’appello che rivolgo a questi
studenti è di non lasciarsi illudere dalle vie pacifiche e parlamentari, dal
dialogo con le istituzioni e con i partiti tradizionali, ma di proseguire nel
loro percorso di lotta. Gli studenti in lotta devono essere consapevoli che un
altro mondo possibile esiste, ma non potrà mai nascere nei palazzi del potere,
ma solo a partire dalle piazze, dalle scuole, dalle fabbriche in mobilitazione.
E anche che queste lotte, per non rimanere isolate e perdenti sul nascere,
devono coordinarsi e unirsi su un programma di classe, di rottura con il
capitalismo e le sue istituzioni. Per realizzare tutto questo, bisogna che gli
studenti e le studentesse abbandonino le pulsioni anarcoidi e il pregiudizio
antipartitico che è stato una caratteristica delle passate mobilitazioni, e
facciano una distinzione tra i partiti istituzionali e compatibili con questo
sistema, e i partiti realmente rivoluzionari e antisistema. Alternativa
Comunista è un partito di quest’ultimo tipo, un partito completamente
disinteressato rispetto a poltrone in parlamento e opportunismi di varia specie,
un partito che si pone il problema di unire le lotte e di abbattere il sistema.
Noi non chiediamo il voto per andare a governare, ma facciamo appello a unire le
lotte sotto una direzione rivoluzionaria. Una differenza di classe!
Qual è il
programma del Pdac che rappresenti a queste elezioni? Pensi sia centrale l'unità
di lotta tra lavoratori e studenti?
Le lotte che vediamo svilupparsi
tutti i giorni per poter vincere devono unirsi e coordinarsi. Studenti-operai
uniti nella lotta, per noi non è un vecchio slogan sessantottino, ma
un’indicazione pratica fondamentale, la via maestra per rovesciare un sistema
che scarica i costi della sua crisi principalmente sulle spalle di giovani e
lavoratori, nativi e immigrati. Unirsi ai lavoratori per noi significa anche
denunciare gli opportunismi delle direzioni sindacali, che cercano di dividere e
frammentare il conflitto per gestirlo negli interessi del padronato. L’unità va
creata sul terreno delle lotte, nelle piazze, nelle assemblee autoconvocate, non
invitando i burocrati sindacali a parlare davanti agli studenti.
Detto questo, è chiaro che l’unità
deve crearsi non sulla base di un programma qualsiasi, ma con una precisa
caratterizzazione di classe. Per questo i nostri punti programmatici
fondamentali sono: la nazionalizzazione senza indennizzo e la gestione operaia
per le fabbriche che chiudono e licenziano; la nazionalizzazione delle banche;
il rifiuto del pagamento del debito e l’uscita dalla Ue; l’abrogazione di tutte
le controriforme di scuola e lavoro portate avanti in questi anni da
centrodestra e centrosinistra; la scala mobile dei salari e dell’orario di
lavoro; un reddito sociale per i disoccupati e un reddito studentesco per gli
studenti e le studentesse che non possono permettersi di accedere all’istruzione
(con mense, libri, trasporti e alloggi gratuiti); ma anche un grande piano di
edilizia popolare e scolastica, perché non si può continuare a morire andando al
lavoro o a scuola!
E’ evidente che tutte queste misure
di emergenza nell’interesse di giovani e lavoratori potranno essere finanziate
solo con la requisizione forzata dei grandi capitali in mano a banchieri e
supermanager (si pensi che la metà della ricchezza complessiva italiana è in
mano al 10% della popolazione!). Un programma rivoluzionario, insomma! Che
prevede anche la cessazione delle missioni di guerra, l’uscita dalla Nato, la
requisizione delle proprietà della Chiesa, la chiusura dei lager per gli
immigrati (Cie) e la libera cittadinanza per tutti, l’estensione di servizi
sociali pubblici, la desionizzazione del Paese mediante la rottura di ogni
rapporto commerciale, diplomatico e culturale con lo Stato di Israele che è uno
Stato fantoccio dell'imperialismo che occupa la terra di Palestina. Questi solo
per citare i punti principali.
Qual è la
differenza tra la tua candidatura e quella di Ingroia, sostenuta da Rifondazione
comunista?
Il progetto ingroiano e la sua
rivoluzione cosiddetta “civile” rappresentano il punto più basso e indegno
raggiunto dalla sinistra socialdemocratica italiana. Come fa Rifondazione a
giustificare il suo sostegno a una lista composta da sbirri, magistrati,
avvocati di pentiti di mafia? E soprattutto con un programma colmo di
contraddizioni e paradossi: si rifiuta il Fiscal compact senza rompere con l’Ue
e la Troika; si parla di giustizia sociale e articolo 18 per poi delirare sul
bisogno di "agevolare la libera iniziativa imprenditoriale"; si parla
genericamente di “pace e disarmo” senza avanzare nessuna rottura con le
istituzioni guerrafondaie di cui l’Italia è membro organico (Nato, Onu e la
stessa Ue). Rifondazione si è sciolta in una lista e in un programma che
collocano al primo posto la difesa della legalità: la stessa legalità in nome
della quale si bastonano operai e studenti, la stessa legalità portata avanti
dagli sbirri della Diaz e di Bolzaneto a Genova nel 2001 (e nei confronti dei
quali Ingroia ha espresso la sua solidarietà). Il giustizialismo è un’ideologia
che ha sempre caratterizzato la destra più reazionaria (non a caso il capolista
al senato della lista Ingroia in Sicilia è Luigi Li Gotti, che può vantare una
trentennale militanza nel Msi prima e in An dopo). Questa è una vergogna! Per
fortuna questa volta Rifondazione ha voluto rinunciare alla falcemartello, così
almeno non verrà ulteriormente macchiato il simbolo della lotta decennale del
movimento operaio e comunista.
La tua
candidatura di giovane studente è anche lontana anni luce da quella del Pcl, che
candida a premier ancora una volta l'ormai sessantenne Ferrando. A parte
l'evidente differena anagrafica, come spieghi a chi lo chiede le differenze tra
il Pdac e il Pcl?
Il Pcl di Ferrando è un partito
mediatico e profondamente viziato dall’elettoralismo. Un partito che ruota
interamente attorno alla figura del leader guru, all’ennesima presentazione come
candidato premier, in cerca unicamente di visibilità mediatica. Un partito che
negli ultimi tempi ha visto esplodere le sue contraddizioni interne
(federalismo, liderismo, elettoralismo) e che ha portato alla fuoriuscita di
parecchi militanti e quadri dirigenti, alcuni dei quali confluiti in Alternativa
Comunista. Mentre Ferrando inseguiva le telecamere, ossessionato com’è dal
quinto potere, noi abbiamo intessuto relazioni con molte avanguardie di lotta,
operaie e studentesche, abbiamo costituito comitati, abbiamo partecipato alla
lotta degli immigrati contro l’ultima sanatoria truffa, abbiamo creato i Giovani
di Alternativa Comunista, per approfondire il lavoro politico con gli studenti e
le studentesse in lotta contro Monti. Per non parlare della lotta nei sindacati:
mentre i dirigenti del Pcl chinano la testa davanti ai burocrati per conquistare
le poltrone negli organismi dirigenti della Cgil, noi veniamo espulsi per la
nostra lotta a favore dell’unità della classe lavoratrice. E ho detto tutto:
ormai la differenza tra noi e il Pcl è chiaramente comprensibile anche
all’esterno.
Nelle
circoscrizioni dove la lista di Alternativa Comunista non è presente che
indicazioni di voto dà il Pdac?
L'astensione: perché, come abbiamo
detto fin qui, non ci sono altre liste che rappresentino realmente gli interessi
dei lavoratori e delle masse popolari.
Cosa ti auguri
da queste elezioni? Pensi che dalle urne possa venire una risposta ai problemi
di milioni di giovani, operai, disoccupati?
Riprendendo il discorso iniziale, noi
non ci presentiamo con delle promesse elettorali, ma propagandando un programma
di lotta, un programma che prevede la rottura dell’attuale assetto
istituzionale, un programma che ha come modello le rivoluzioni in Egitto, in
Siria e in tutto il mondo arabo. Questo sistema non può essere riformato, ma
solamente abbattuto dalle lotte dei lavoratori e degli studenti. Ci presentiamo
appunto per dar voce a queste lotte, per avanzare l’unica reale alternativa. Non
ci potrà essere nessun cambiamento all’interno dei palazzi del potere; chiunque
andrà al governo proseguirà nelle politiche di austerità, nello smantellamento
dei diritti dei lavoratori e degli studenti, nelle politiche guerrafondaie,
antioperaie e razziste che hanno caratterizzato i governi di tutti i colori, di
centrodestra, centrosinistra e tecnici. L’unico cambiamento negli interessi dei
lavoratori e delle nuove generazioni potrà partire solamente dalle piazze, dalle
scuole e dalle fabbriche in lotta. Mentre tutte le altre forze politiche
candidano imprenditori, banchieri, magistrati e sbirri, noi candidiamo nella
nostra lista operai, studenti, immigrati, cassintegrati, disoccupati in lotta
sulla base di un programma che vuole rovesciare il capitalismo, l’unico
autentico responsabile di questa crisi economica e sociale. E’ questo l’appello
che facciamo: riprendiamoci le scuole, riprendiamoci le fabbriche, liberiamo il
lavoro e il sapere, riprendiamoci il futuro e finiamola con un sistema che offre
solamente guerre, miseria e sfruttamento! L’unico governo che vogliamo, è un
governo dei lavoratori!
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