AULA BUNKER, processo NO TAV. 1° febbraio 2013
Centinaia di persone per esprimere solidarietà con i compagni e le compagne sotto
processo, questa mattina hanno partecipato al presidio di fronte all'aula
bunker del carcere di Torino, dove si sarebbe svolta l'udienza per
unificare i due procedimenti per un totale di 52 persone, per le giornate di
resistenza del 27 giugno e 3 luglio 2011.
Una lunga coda all'ingresso, l'apparato che avrebbe dovuto radiografare le
nostre borse evidentemente era KO. I casi della vita? Così ci controllano uno
ad uno, chiedendo i documenti all'entrata. Finalmente è il mio turno... cerco
il documento ma l'agente in borghese sorride e avvisa il collega "non
serve, la signora la conosciamo". In un aula bunker essere
"conosciuta" non è una roba che mi fa sentire proprio bene.
Si entra. L'atmosfera è veramente cupa, il grigio è la tinta dominante, sullo
sfondo tra un crocifisso e l'altro le due scritte che annunciano che "la
legge è uguale per tutti". Peccato siano messe alle spalle dei giudici,
così le leggiamo solo noi, che abbiamo capito da tempo che le cose non stanno
proprio cosi'.
Da dentro ci avvisano che alcuni compagni non vengono fatti entrare, qualcuno
ha "deciso" che eravamo troppi, peccato che almeno gli indagati
avrebbero tutto il diritto di essere presenti in aula. Si informano gli
avvocati, si tenta di impedire l'inizio dell'appello, ma niente da fare. Poco
importa, quella legge uguale per tutti è, ancora una volta, dis-uguale per i NO
TAV. Inizia l'appello, ma viene ignorato, una compagna si avvicina ad un
microfono e chiede di poter leggere un comunicato a nome di tutti, la sua
richiesta viene respinta ma lei non demorde. Inizia la lettura del comunicato,
circondata dai compagni che la proteggono dall'arrivo dei Carabinieri, al quale
il presidente ha chiesto di identificare la ragazza. Con voce decisa, in tanti
iniziano la lettura: "La scelta di spostare il processo in questa aula
bunker è in sintonia con l'ondata repressiva sostenuta e legittimata dalla
campagna mediatica finalizzata a demonizzare il movimento NO TAV, tentando di
indebolirlo e isolarlo dalle lotte che attraversano il paese. Trasferendo la
sede del processo voi state tentando di rinchiudere la lotta NO TAV nella morsa
della "pericolosità sociale" e delle emergenze. Noi invece,
rivendichiamo le pratiche della lotta ribadendo le ragioni che ci spingono a
resistere contrastando chi vuole imporre il tav militarizzando la Valle, con le
conseguenti devastazioni umane, sociali e ambientali. Le nostre ragioni restano
vive, e la vostra scelta di trascinarci in questa aula bunker non ci impedirà
di portarle avanti. Per questo oggi scegliamo di abbandonare tutte/i
quest'aula, lasciandovi soli nel vostro bunker. ora e sempre notav!. A SARA' DURA!" è il grido
conclusivo, con il quale gli indagati ed il pubblico lasciano l'aula bunker, è
una piccola vittoria, ma all'esterno c'è il prezzo da pagare.
Una parte riesce ad uscire, altri no. Ci vengono chiesti i documenti e ci
rifiutiamo di darli, visto che siamo tutti stati identificati all'ingresso non
sembra sensata la richiesta all'uscita. Il cancello si chiude, alcuni sono
fuori, altri sono dentro. Sale la tensione, parte qualche carica, ma nessuno ha
intenzione di mostrare un documento per uscire. Dopo un tempo che sembra non
finire mai arrivano gli avvocati del legal team, e siamo "tutti
liberi".... Per condividere la sensazione di libertà si decide di fare una
passeggiata intorno alle mura del carcere, per portare ai carcerati parole di
solidarietà, messaggi di speranza.
Insieme, abbiamo di nuovo la sensazione che loro non vinceranno mai.
Purtroppo, però, non sanno perdere....
Nessun commento:
Posta un commento