Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 11 aprile 2017

Il silenzio è d'oro, ma il rock è di platino

Rosa-X




Rosa-X is back. Era un po’ di tempo che le gesta del connubio rivoluzionario mancavano dalle scene. Stavolta l’incursione  non era prettamente politica ma musicale. Obiettivo: La città del blues Isola Liri, e come poteva essere diversamente, lì è nata Rosa-X.
Qui, in un assolato sabato di primavera era in programma una clinic con successiva meet and greet dell’eccezionale chitarrista Paul Gilbert. Niente di più allettante per Rosa-X e due valenti giovani chitarristi, ansiosi di apprendere i segreti di uno straripante chitarrista rock e non solo.

Rosa e X, pur apprezzando i talenti ma,  non suonando la chitarra, hanno giudicato superfluo assistere alla clinic anche perché il prezzo del biglietto non era precisamente proletario. Quindi lasciati i giovani chitarristi in balia di amplificatori, sustainer e della straordinaria Ibanez viola di Gilbert, la “12 bar mobile”  faceva rotta su Arpino,  paese  di Cicerone, distante solo  pochi chilometri dalla città del blues.
Precisamente  la meta era un colle situato a oriente della cittadina arpinate . Qui,  sulle rovine della Civita Vetus, diventata poi Civita Ciceroniana,  sorge l’antico  borgo di Civitavecchia. Lasciata la macchina in prossimità dell’arco d’ingresso alle mura poligonali, abbiamo iniziato la passeggiata.

Subito ci ha accolto l’arco a sesto acuto. Un arco risalente al VII secolo a.c. la cui particolarità è quella di stare in piedi tenendosi  semplicemente con l’interagire fisco  delle pietre senza l’aiuto di malta . Rosa ne è rimasta esterrefatta, a  X è venuto di pensare che all’epoca dei romani forse non c’erano ancora i palazzinari, oppure se c’erano non avevano ancora imparato a speculare.
Il sabato tiepido e lo straordinario panorama che si apprezzava  dal prato di margherite davanti alla Torre ciceroniana, cominciavano ad avere un certo effetto su di noi. Abbiamo abbandonato la nostra intransigenza rivoluzionaria  per farci cullare da quello splendido scenario. La Ciociaria non è solo la Valle del Sacco, o l’omicidio della discoteca, è soprattutto quella sconfinata bellezza di cui stavamo godendo molto intensamente. Ma non avevamo visto ancora niente.

Il borgo era, se possibile, ancora più affascinante. Percorrendo   le viuzze di pietra, contornate da edifici, anch’essi di pietra, avevamo la sensazione di passeggiare in un luogo al di fuori del tempo. Un silenzio rilassato avvolgeva tutto. Nel camminare percepivamo nettamente i nostri  respiri, parlavamo  a voce bassa per non corrompere quell’aura incredibile. A guardia dei vicoli,  non minacciose  ronde, ma cani e gatti sonnecchianti. Giunti davanti alla chiesa di Sant’Anna, dopo aver cercato di fissare quella favola nella fotocamera del cellulare, ci siamo resi conto che  era arrivata l’ora di tornare ad Isola Liri dai nostri valenti chitarristi.  Abbiamo parlato molto in macchina. Di rivoluzione? Non proprio. Ma l’argomento dei nostri discorsi non riguarda i  lettori, va bene che il personale è politico, ma a tutto c’e un limite.

Davanti al teatro il silenzio di Arpino si trasformava in un’ aggressione acustica metal. Fummo investiti dal riff di un brano dei ZZ Top. Abbiamo espropriato “proletariamente” il concerto,  siamo entrati senza pagare. Paul Gilbert era in piena trans da prestazione, non solo musicale, ma soprattutto comunicativa.
Stava spiegando agli astanti che tutto deriva dal blues, anche il rock, da qui l’importanza degli accordi di settima.  Ci ha svelato la ragione per cui spesso i chitarristi rock sono fotografati con il braccio sollevato in aria   sullo strumento. Il buon rocker aggredisce la chitarra  con forza partendo con il braccio alto per poi abbattere perentoriamente  il plettro sulle corde. Ci ha anche spiegato come il ritmo debba pervadere il chitarrista, entrargli dentro, in tutto il corpo, anche se l’utilizzo del metronomo è sempre bene accetto.
La musica era da strappare le budella. Riff su riff si sono susseguiti lanciando assoli al fulmicotone. E’ partita una jam con altri chitarristi del luogo.  Impressionante l’improvvisazione di Gilbert  sviluppata su Little Wing di Jimi Hendrix, portata avanti su tre corde solamente. E poi ancora , Back in Black  degli AC -DC,  Purple Haze, sempre di Hendrix .  L’ipnotica calma  della Civita Vetus aveva lasciato il posto al robusto e ribelle suono del rock. Silenzio e decibel  si erano manifestati, in quel tiepido sabato di primavera, nella loro espressione migliore. I nostri due giovani chitarristi, erano entusiasti. Dopo foto e autografi  di rito con Paul , l’avventura di Rosa-X volgeva al termine e la “12 bar mobile”, puntava verso casa.

Ma come non è uscito niente di rivoluzionario potrà chiedersi qualcuno? A pensarci bene si. Il parcheggio dove avevamo lasciato la macchina era  delimitato da una sbarra  che ad una certa ora è  stata chiuse lasciandoci intrappolati dentro lo spiazzo .  E per uscire? Nessun problema, abbiamo forzato la sbarra. Mica potevamo rimanere ad Isola fino alla mattina dopo. Ecco identifichiamo la barriera con il   capitalismo ed abbattiamolo come noi abbiamo fatto per uscire . Mi sembra abbastanza rivoluzionario, o no?

 good vibrations

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