Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 23 giugno 2017

Con la scomparsa di Rodotà la Costituzione perde uno dei suoi più illuminati paladini, e non solo.

Luciano Granieri





Lo straordinario movimento che il 4 dicembre del 2016 ha  fermamente difeso la Costituzione dall’ennesimo tentativo di disarticolazione in senso liberista, ha perso uno dei suoi magnifici e illuminati condottieri. Stefano Rodotà è morto oggi all’età di 84 anni.  Se ne è andato un autorevole giurista,  un politico  vero ,  non un  burocrate di una  qualsiasi indecorosa  holding elettorale. Era uno strenuo  paladino dei diritti civili, ma anche, e soprattutto. dei diritti sociali. Rodotà  ben sapeva che la praticabilità  dei diritti civili non era pienamente realizzabile   senza la “rimozione  degli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,  impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Ho citato, non a caso,  l’art.3 della Costituzione, quello che il Professore preferiva. Nell’umile percorso politico e movimentista che ha contraddistinto una parte della mia vita, ho sempre  cercato  sui giornali un articolo, un’intervista, uno scritto del professor Rodotà, conscio che ogni suo intervento  poteva essere utile,  se non fondamentale,   per l’acquisizione di una solida cultura politica, sebbene Rodotà  si collocasse comunque all’interno di una concezione borghese delle istituzioni, così come, peraltro si posizione la stessa Carta Costituzionale. Ricordo il professore, più combattivo che mai,alla prima assemblea dei movimenti contro l’Italicum, per i referendum sociali  e contro la riforma Renzi Boschi. Era reduce da una brutta fattura al femore.  Lo ricordo fare impallidire, nella loro ignoranza e squallore i novelli riformatori, gli squallidi improvvisati  costituzionalisti, consci, solo per un attimo, davanti alla sapienza del professore, di tutta lo loro inadeguatezza. Una percezione che disgraziatamente svaniva una volta che l’arroganza e la prosopopea tornava sovrana ad occupare il centro delle menti appaltate dal potere economico e finanziario. Domani comprando i giornali sarà inutile cercare. Un novo articolo del professor Rodotà non ci sarà. E la sensazione che il mio percorso verso l’acquisizione di una cultura e una coscienza politica più piena e consapevole, abbia perduto una bussola fondamentale, lascia  dentro una profonda tristezza e un incolmabile vuoto.

L'intervento di Steano Rodotà, dopo quello di Maurizio Landini all'assemblea dei comitati per il No.

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