Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 7 settembre 2017

I valori del comunismo come antidoto ad insane alleanze.

Luciano Granieri



Ogni volta che si avvicina una tornata elettorale  quel po’ di buona politica che riesce ad attivarsi nei territori, impazzisce.  Mi riferisco ad attività,  programmi  promossi da movimenti, per lo più di origine comunista,  all'interno dei contesti locali,  che , puntualmente, quando si avanzano   elezioni, (regionali, comunali) vengono sacrificati  sull'altare delle alleanze con il presunto campione  di consensi , magari  appartenente ad una schieramento che  si è combattuto fino al giorno prima. 

Assistiamo ad un drammatico cambio di prospettiva, dalla volontà di sensibilizzare la cittadinanza, di radicare il proprio agire sul territorio, all’ubriacatura di entrare a tutti i costi nel Palazzo, quale esso sia, anche se ciò  comporta la condanna all’assoluta irrilevanza.  E’ avvenuto nella nostra città, Frosinone, dove un vasto fronte di opposizione sociale, attivo da diversi anni , si è infranto di fronte alla logica del posto  in Consiglio da ottenersi  attraverso l’appoggio al candidato sindaco del Pd. 

E’  successo con eclatante evidenza  nella elezione a primo cittadino di Palermo  di Leoluca Orlando , dove gli obiettivi programmatici per la città  sono stati condivisi  da un vasto fronte. Una melma indistinta composta da:  Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana,  Possibile, Pd,  fino ad arrivare ad Alleanza Popolare. La stessa dinamica  sta per concretizzarsi  in occasione delle consultazioni  regionali siciliane. 

Il tentativo che stava nascendo attorno al candidato Ottavio Navarra, una    piattaforma vicina  ad una concezione solidaristica e comunitaria  di organizzazione sociale, con dentro Rifondazione, Sinistra Italiana, Possibile,  PCI,  Risorgimento Socialista della Sicilia ed altre realtà locali,  è franata sotto i colpo del “vote buster” Claudio Fava.  Il candidato, imposto dei transfughi del Pd di Articolo 1,  accettato da Rifondazione, Si,  Possibile, a cui si è aggiunta, per l’appunto, la pattuglia dei Bersaniani. 

In linea teorica, il nome di Fava potrebbe non  inficiare  la piattaforma programmatica della coalizione, ma in pratica il discorso è ben diverso. Certe dichiarazioni dell’ex sodale di Leoluca Orlando, ex Pd, (quando era Ds) , ex Sel,   in merito alla disponibilità di andare a primarie con il candidato  renziano  Micari, qualora il caravanserraglio  democrat  rinunciasse ai servigi di Alfano, sconfessano tutto. 

Infatti si presume che le forze coagulatesi attorno a Navarra, avessero escluso qualsiasi abboccamento con il Pd,  Alfano o non Alfano. In seguito a  questa scelta il fronte ha perso pezzi:  il PCI,  Risorgimento Socialista della Sicilia, e altri movimenti si sono defilati. I militanti  rifondaroli hanno iniziato la loro solita lamentazione, praticamente inutile, visto che anche  il loro ex candidato, Navarra ha fatto un passo indietro e si è messo a disposizione di Fava. 

Mi  domando   perché le formazioni che  sfoggiano la falce e martello nel simbolo, uniche a poter rivendicare dei valori politici  solidi, ben piantati nella storia, si consegnano al gioco al massacro ordito da agglomerati    ideologicamente svaporati , basati  sulla  logica del comitato elettorale, o da formazioni totalmente scevre da ogni fondamento storico-politico.  In un quadro sociale così drammatico l’unica cosa certa sono i valori fondanti. Da quelli deve scaturire la proposta politica,  per  il Paese,  e per i territori . 

Ragionando un po’ a spanne potremmo identificare due declinazioni del comunismo italiano. Quello anticapitalista e quello riformista. I valori del primo si basano su un' organizzazione sociale che supera la Costituzione. La Carta, per quanto possa essere considerate  la più bella del mondo, definisce uno Stato borghese. Una forma statuale dove è ammessa e tutelata la proprietà privata e di conseguenza l’accumulo di capitale. La forma istituzionale anticapitalista travalica il  concetto di rappresentanza parlamentare, e punta ad una decisa partecipazione delle classi subalterne (operai, ma non solo) alle determinazione dei rapporti sociali, attraverso organismi popolari di controllo , o  forme di democrazia partecipata sul modello altermondista. 

I valori del secondo, quello, riformista, cui credo di  poter inserire Rifondazione Comunista, accettano  lo Stato borghese, così come definito nella Costituzione.  Ma puntano  a difendere, salvaguardare, e promuovere con forza le  istanze di uguaglianza sociale, convivenza civile iscritte  nella Carta. Ciò  allo scopo  di  limitare il sistema  di accumulazione capitalistica e difendere le prerogative delle classi subalterne. Il comunista riformista è per il rispetto assoluto del principio di rappresentanza, e della  valorizzazione del lavoro, così come  sancito dal dettato costituzionale. 

Se questi sono i valori del comunismo anticapitalista e di quello riformista, è del tutto evidente come  non sia  possibile dialogare con forze  che, sicuramente aborriscono    la dittatura del proletariato, e hanno come ulteriore obbiettivo quello di scardinare i principi di eguaglianza e rappresentanza  sanciti nella  Costituzione, sostituendoli con derive autoritarie imposte anche  dal capitalismo finanziario.  Non c’è la  minima possibilità di condividere con   il Pd -   il cui tentativo  di distruggere la Costituzione è stato imponente  -  neanche    un programma per la gestione di un   condominio. Non è ipotizzabile alcuna alleanza neanche con chi non escluda categoricamente la possibilità di certi accordi, così come ha fatto Fava. 

Allora  rivolgo un appello a tutte le forze che esibiscono la falce e martello nel loro simbolo:  Quel simbolo è portatore di valori forti, socialisti, comunisti,  anticapitalisti, riformisti perfino. Da  quei valori si dovrebbe partire per definire qualsiasi azione politica, comprese le dinamiche elettorali. Se si riparte dai  quei valori, allora si potranno evitare mal di pancia, lamentazioni e sopportazione di compagni di viaggio impresentabili. E forse si potrà anche a  ricominciare a sperare  nel "sol dell’avvenire". Ci vorrà  tempo, ma  se mai si comincia…..

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