Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 16 dicembre 2017

Si costituisce nella provincia di Frosinone la sezione locale dell'associazione "Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese

Luciano Granieri


Nelle scorse settimane si è  costituita la sezione provinciale di Frosinone  dell’Associazione “Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese”. La presidenza è stata affidata al professor Mario Saverio Morsillo. 

Il percorso di costituzione  della sezione locale  dell’associazione, guidata a livello nazionale  da Maria Raffaella Violano,  è partita in occasione  di Liberafesta,  evento che ha riportato a Frosinone, dopo qualche anno, la festa provinciale di Rifondazione Comunista. A portare il loro contributo in quell’assise  furono invitati il presidente della Comunità Palestinese di Roma il dottor  Yousef Salman ed il portavoce  Salameh Ashour. 

Grazie all’impegno della Segreteria  Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista guidata da  Paolo Ceccano,  e di alcuni attivisti fra cui il professor Morsillo, il progetto di arrivare ad una sezione stabile degli "Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese", è diventato realtà. Tutto ciò ancora prima che le scellerate uscite del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, riportasse la questione palestinese alla ribalta delle cronache. 

Perché, è utile sottolinearlo, la sofferenza del Popolo Palestinese, è un vulnus aperto   che squarcia la pretesa della Comunità internazionale di imporre regole pseudo democratiche a governo del mondo globalizzato. 

L’occupazione israeliana della Palestina, non è altro che un rigurgito imperialista coloniale  imposto  nel 1917, cent’anni fa,  dall’allora potenza imperialista inglese, all’indomani della prima guerra mondiale. Con la lettera  che il  ministro degli esteri britannico , Arthur James Balfour, scrisse al barone Lionel  Walter Rotschild, erede  di una dinastia di banchieri, rappresentante della comunità ebraica in Inghilterra e referente per il movimento sionista,  inizia l’occupazione sionista della Palestina storica. L’obbiettivo dei sudditi di sua maestà era   quello di creare, in una regione strategica dall’alto potenziale di sviluppo economico,  ricca di petrolio,  un loro avamposto controllato dagli amici ebrei utili a garantire gli interessi britannici tra cui la protezione del canale di Suez.  Oggi i sionisti non sono più guardiani degli interessi inglesi ma di quelli americani. 

Da allora i Palestinesi, mai riconosciuti come popolo dagli occupanti , hanno subito una vera e propria apartheid,  una pulizia etnica interminabile . Uno stillicidio che continua ancora oggi, attraverso atti sempre più feroci verso una  comunità  che ha visto il proprio territorio donato da una potenza straniera ad un popolo che pretende di abitare quei luoghi per volontà divina. 

E’ un fatto che la Questione Palestinese sia stata spesso strumentalizzata per diversi scopi, ad esempio per alimentare paure legate al terrorismo, scambiando atti di resistenza come azioni terroristiche.  Ed è un fatto che la lotta di quel popolo non può non implicare la condivisioni di  altri oppressi, vittime anch’essi della pseudo democrazia che governa il mondo globalizzato. 

"Siamo tutti Palestinesi", è una frase evocata spesso nei giorni in cui qui a Frosinone stavamo organizzando  la sezione locale degli Amici della Luna Mezza Luna Rossa Palestinese. Siamo tutti segregati:  chi nella propria terra, senza diritti, vittime di violenze continue, abusi e torture, chi  nella precarietà di una vita segnata dalla deprivazione del lavoro, dell’istruzione, della tutela della salute.  Dunque la lotta di liberazione del Popolo Palestinese diventa lotta di liberazione di tutti i popoli vessati dalla dittatura ultraliberista che, fra i tanti soprusi  perpetrati  impose cent’anni fa,  proprio per la tutela dei propri interessi, l’occupazioni della Terra Palestinese  da parte dei sionisti. 

Uno dei primi eventi  promossi dalla sezione provinciale degli Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese è stata la proiezione, del film documentario di Jean Chamoun “Women Beyond Borders” (Donne Oltre i Confini). Presso la sala della Biblioteca Comunale di Ceccano il  15 dicembre scorso militanti ed iscritto hanno potuto vedere  un documento che   racconta la vita e le sofferenze di alcune donne unite  nella lotta per la loro patria, la Palestina. 

Kifah Afifi,  profuga palestinese in Libano,  sopravvissuta al massacro, del 1982 a Chatila quando aveva solo 12 anni, racconta  la sua terribile reclusione nella prigione di Khiam. Fu arrestata quando  Israele occupò  il sud del Libano negli anni ’90. Nella storia di Kifah l’orrore delle torture e delle brutalità attanaglia lo spettatore, lo prende alla gola. 

Non appena catturata Kifah fu rinchiusa in una piccola latrina e i soldati della milizia ausiliare israeliana, gli orinavano in testa. Poi il trasferimento in celle malsane, con infiltrazioni d’acqua che inzuppavano i giacigli e smembravano  i polmoni . Ma le sofferenze e le violenze cementarono  l’amicizia con altre donne detenute nel carcere.  

In quell’ambiente orribile  Kifah con le sue compagne, improvvisavano piccole  recitazioni teatrali, mostrarono ai loro aguzzini che nessuna tortura, per quanto disumanizzante,  avrebbe potuto impedire loro di vivere, di esprimere la forza della  propria dignità . E’ un potente esempio di resistenza. La resistenza della vita contro la  morte, della  rivendicazione di una cittadinanza negata contro ogni tentativo di annientare la  loro dignità di palestinesi. Soprattutto è una resistenza di donne. 

Nel film documentario di Chamoun emerge con forza, oltre alla crudeltà israeliana, la forza delle  donne, donne palestinesi.  Un esempio illuminante di come la prevaricazione e il sopruso possano essere contrastati. E’ questa forza, pacifica che dovrebbe muovere qualsiasi forma di resistenza contro ogni prevaricazione, è per questo che oggi più che mai, anche a Frosinone siamo tutti palestinesi. E tutti lottiamo per la librazione della Palestina e per la  liberazione dalla dittatura liberista.




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